Non profit

Corpi civili di pace, non stupitevi del boom di domande

Il bando per la terza annualità della sperimentazione dei Ccp - dopo gli anni di interruzione dovuta all’emergenza per la pandemia - ha raccolto 875 domande a fronte di 153 posti a disposizione. Un successo per questo istituto che non è una novità. Come racconta Gloria Volpe, oggi coordinatrice della formazione per Cipsi e che ha partecipato al primo anno sperimentale con un progetto in Ecuador

di Antonietta Nembri

È boom delle candidature per i Corpi civili di pace: 875 domande per 153 posti, secondo i dati resi noti dal Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale pochi giorni dopo la chiusura del bando per la terza annualità della sperimentazione iniziata nel 2017 e che era stata bloccata dal periodo Covid. Per la presidente Cnesc, Laura Milani si tratta di «un bel segnale che arriva dai giovani, un riconoscimento dell’interesse nei confronti di questo istituto sperimentale di costruzione di una pace positiva e di diffusione della cultura della nonviolenza e della solidarietà». L’auspicio della presidente Milani è che il ministro Abodi «si faccia portavoce presso il governo e i ministro competenti di questa disponibilità dei giovani a mettersi al servizio del Paese e che Governo e Parlamento vogliano, nella prossima programmazione finanziaria, prevedere le risorse necessarie per investire nella costruzione della pace attraverso i Ccp».

Il successo del bando non stupisce Gloria Volpe, oggi coordinatrice della formazione per il Servizio civile e i Ccp per il Cipsi. Nel 2017, infatti, Volpe allora ventisettenne, ha partecipato alla prima annualità della sperimentazione con un progetto in Ecuador «quando feci il colloquio», ricorda «per due posti c’erano oltre 30 persone».

«Nel Paese latinoamericano mi occupavo in particolare di rifugiati, soprattutto colombiani poi sono arrivati anche i venezuelani», racconta Volpe che aveva alle spalle un anno di servizio civile all’estero con i Caschi bianchi della Focsiv «ed ero stata proprio in Colombia».



Giovanni e Gloria durante l'anno di Ccp in Ecuador, all'orizzonte la Colombia – Nella foto in apertura Gloria Volpi durante un'attività nella scuola materna di Ibarra

Una delle caratteristiche dei Corpi civili di pace, rispetto al servizio civile universale è appunto quella di poter essere successivo al Scu. «È un’esperienza più professionalizzante, può essere definito un master», osserva ancora Volpe che sottolinea come invece nel servizio civile si possa essere selezionati anche senza avere esperienza nel settore in cui si opererà, «si valuta molto l’indole a voler aiutare», chiosa, mentre per i Ccp è importante avere un background ad hoc «il mio compagno di servizio, per esempio, aveva fatto volontariato nell’accoglienza dei profughi, quindi aveva esperienza nel settore in cui avremmo operato. Inoltre, intervenendo nel campo dei conflitti sociali occorre avere consapevolezza ed essere formati, per esempio, nella comunicazione non violenta… sul campo si ha una maggiore autonomia e si acquisiscono tante soft skill che permettono di relazionarsi con una maggior consapevolezza del mondo che ci circonda».
Nel suo anno nei Ccp ha operato in una situazione di conflitto socio-culturale promuovendo laboratori nelle scuole e assistendo i profughi «il nostro intervento ha previsto una ricerca sul campo anche perché stavamo operando in un Paese, l’Ecuador, che accoglieva moltissimi profughi colombiani anche se non aveva dei precisi programmi di accoglienza e da parte della popolazione vi era diffidenza e poca consapevolezza del conflitto colombiano».

L’esperienza vissuta all’estero da lei e da altri giovani che hanno partecipato ai Corpi civili di pace ha generato la consapevolevezza dell’importanza di un’azione a favore della pace con una presenza non armata, «molti di noi continuano a definirsi Ccp al punto che abbiamo dato vita a un coordinamento, che riunisce quanti hanno partecipato alla prima e alla seconda annualità, e che in questi anni ha portato avanti un’azione di advocacy affinché si facesse la terza annualità, con incontri in università e scuole coinvolgendo direttamente le persone», insiste Volpe.

Romana, Gloria Volpe è partita per l’Ecuador con i Cp nel 2018 dopo una laurea in scienze politiche e una laurea specialistica in cooperazione internazionale, oggi è la coordinatrice del servizio civile e dei corpi civili di pace per Cipsi. «Se dopo tre anni si è tornati ad avere un bando è per noi una scommessa vinta».

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.