Formazione

Quando la scuola non serve: dispersione implicita all’8,7%

A scuola ci sono andati per 13 anni, ma non hanno raggiunto le competenze minime né in italiano, né in matematica, né in inglese. Sono l'8,7% degli studenti di V superiore, circa 35mila ragazzi: un dato in miglioramento, visto che erano il 9,7% nel 2022. I nuovi dati delle prove Invalsi 2023 sono ben al di sotto dei risultati pre-pandemici. Migliora l'inglese. Crescono le differenze tra le classi della stessa scuola. Tra quanti sono in V nel 2023 mancano all'appello, accanto ai bocciati e a quelli passati alla formazione professionale, 57mila alunni: dispersione al 10,4%, in miglioramento

di Sara De Carli

Cala la dispersione scolastica implicita, ossia la percentuale di studenti che nella prova Invalsi di quinta superiore, dopo 13 anni di scuola, non raggiungono il traguardo di competenze definite come “accettabili”. A scuola ci sono andati, ma gli esiti sono del tutto inadeguati rispetto alle attese. A maggio 2023 erano l’8,7% degli studenti, un punto percentuale in meno rispetto al 2022. Sui 400.571 che hanno affrontato la maturità (lo svolgimento della prova Invalsi quest’anno era per la prima volta requisito di ammissione alla prova di Stato e quindi è stata raggiunta la totalità degli studenti) significa comunque in numeri assoluti che 34.850 ragazzi sono usciti dal nostro sistema formativo senza avere il livello minimo di competenze richieste, quelle che gli permetterebbero di affrontare adeguatamente le sfide della vita. I tassi più elevati sono in Campania e Sardegna, sopra il 15%, seguiti da Sicilia, Calabria e Basilicata.

La dispersione scolastica implicita

«Si tratta di ragazzi che contemporaneamente non raggiungono il livello-traguardo in tutte le quattro prove, è una definizione molto restrittiva. E un miglioramento secco di punto percentuale, se passiamo dalla statistica alle persone, sono comunque moltissimi ragazzi che rispetto agli anni passati non sono in condizione di fragilità», ha sottolineato Roberto Ricci, presidente di Invalsi, nel comunicare i risultati delle prove 2023 (qui l'intero report). «Ci sono territori che continuano ad avere percentuali preoccupanti, ma tutti sono in calo».

Dinanzi alla dispersione implicita gli studenti non sono tutti uguali: si trovano in questa condizione più i maschi che le femmine, quelli che hanno almeno una ripetenza presentano una fragilità che è almeno doppia rispetto a chi ha un percorso di studio regolare, negli istituti professionali è almeno quattro volte più elevata che nei licei. Pesa il background socio-economico della famiglia ma non il background migratorio: la dispersione implicita è parimenti diffusa tra alunni con cittadinanza italiana, alunni immigrati di prima generazione e ragazzi di seconda generazione. Anzi, è leggermente percentualmente più diffusa tra gli studenti con cittadinanza italiana che negli altri due sottogruppi.

«Un dato solo apparentemente sorprendente, perché guardando agli alunni con background migratorio sappiamo che in quinta secondaria di secondo grado arrivano gli studenti resilienti», ha commentato Ricci. Anche per la tipologia di istituto frequentato l’invito è a non fermarsi ai luoghi comuni: «Nel territorio nazionale esistono eccezioni estremamente interessanti in cui abbiamo quote rilevanti di allievi con risultati più alti nelle prove Invalsi anche negli istituti professionali, penso al Veneto, alla provincia autonoma di Trento, alla provincia autonoma di Bolzano. Segno che anche qui è possibile arrivare a risultati di eccellenza».

Per quantificare meglio la dispersione scolastica, Invalsi ha provato a vedere “che fine hanno fatto” i 553mila studenti che nel 2018 hanno sostenuto la prova di terza media (terza secondaria di primo grado) e che nel 2023 avrebbero dovuto – idealmente – essere tutti alla maturità. È una novità di quest'anno ed è molto interessante (il riferimento è al paragrafo 6.2 del report, "Dove sono i ragazzi e le ragazze del 2018?").

Nelle quinte classi delle scuole secondarie di secondo grado, invece, di quei 553.626 ce ne sono soltanto 400mila (per l’esattezza 400.571), il 72,3%. Significa che ne abbiamo persi 153mila, pari al 27,7% dei ragazzi? No, per fortuna. Circa 60mila studenti negli anni delle superiori sono stati bocciati almeno una volta (59.778, pari al 10,8%) e li ritroviamo quindi nelle classi inferiori. Altri 27mila (27.144, stima Invalsi), pari al 4,9%, si sono iscritti a percorsi di Istruzione e formazione professionale-IeFP che diversamente dalla formazione professionale non rientra nell’anagrafe degli studenti: una stima, perché incredibilmente nel 2023 non in tutte le regioni è semplice sapere quanti sono gli iscritti alla IeFP. Circa 8mila ragazzi infine hanno lasciato l’Italia (8.352), pari all’1,5%.

I ragazzi scomparsi dal radar quindi sono 57.419, pari al 10,4%: sono gli Elet, early leaver from education and training. È la prima tessera, quella dei 18enni, di un puzzle che comprende la fascia d’età 18-24 anni e che – ci dicono i dati Eurostat appena pubblicati – vede l’Italia a quota 11,5% (dato 2022), corrispondente a circa 467mila giovani. La media europea si ferma al 9,6% e l’obiettivo è quello di scendere sotto il 9% entro il 2030. Nel 2021 eravamo al 13,1% (dato 2021), quindi la situazione è in via di miglioramento. «La stima di cosiddetti dispersi al 10,4% se troverà conferma nei prossimi anni, ci dice che la strada intrapresa è quella giusta: almeno tra i più giovani dei 18-24enni, quelli che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione senza aver conseguito titoli di studio superiori alla secondaria di secondo grado o qualifiche professionali con corsi con durata di almeno due anni sembra avvicinarsi al traguardo prescritto dal Pnrr per la fine del 2025, pari al 10,2%», commenta il presidente Ricci.

La percentuale di studenti ritardatari e, soprattutto, quella di studenti che hanno abbandonato la scuola (ELET, in formazione professionale FP o emigrati) è decisamente più elevata fra coloro che, nelle prove del 2018, avevano ottenuto un livello di competenze inferiore al terzo. Tra chi ha sostenuto le prove in V superiore, la percentuale di coloro che conseguono almeno il livello 3, quello che corrisponde all’acquisizione delle competenze ritenute basilari a chiusura del secondo ciclo d’istruzione, è appena del 4,3% fra gli studenti che si collocavano al livello 1 nel 2018 e del 17,9% per gli studenti di livello 2 in III media (cfr Tavola 6.2.3 – Livelli di competenza degli studenti in Italiano nella Prova 2023 in base ai livelli della Prova 2018, vedi sotto). «Emergono pertanto chiari indizi di una difficoltà, da parte della scuola, a rimediare agli svantaggi accumulati dagli studenti nel loro percorso formativo precedente», scrive Invalsi. Sui social un dirigente la fa più chiara: «Come dire – amaramente – che i ragazzi alle superiori come entrano, così escono».

La stima di cosiddetti dispersi al 10,4% se troverà conferma nei prossimi anni, ci dice che la strada intrapresa è quella giusta: almeno tra i più giovani dei 18-24enni, quelli che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione senza aver conseguito titoli di studio superiori alla secondaria di secondo grado o qualifiche professionali con corsi con durata di almeno due anni sembra avvicinarsi al traguardo prescritto

Roberto Ricci, presidente Invalsi

I risultati delle prove Invalsi 2023

Le prove Invalsi hanno coinvolto 2,7 milioni di studenti: 1 milione alla primaria, 570mila della secodnaria di I grado e oltre 1 milione alla secondaria di II grado. Il costo dell'operazione? 7 milioni di euro. Il quadro che emerge dalle prove risente ancora in maniera evidente delle conseguenze postpandemiche sugli apprendimenti degli studenti italiani. Il report evidenzia esplicitamente, per ogni ordine di scuola, il peso di variabili come il genere, il background sociale, l'essere o meno in regola con il percorso di studio, il background migratorio, il territorio in cui si vive. Interessante anche che un capitolo ad hoc sia dedicato all'equità. «A livello nazionale l’indicatore di equità non mostra valori nella soglia di accettabilità. Solo nella prova di Italiano per tutti e tre i gradi scolastici considerati ha un grado di severità medio (19% in II primaria, 20% in V primaria e 16% in III secondaria di primo grado). Per la prova di Matematica e per entrambe le prove di Inglese l’indicatore tende ad avere valori rilevanti o alti, in particolare in Matematica per II e V primaria e in Listening in III secondaria di primo grado. Inoltre, il valore dell’indicatore tende a restare complessivamente stabile tra II e V ma a diminuire nella III secondaria di primo grado: ciò significa che all’interno del primo ciclo si osserva un tendenziale miglioramento dell’equità nella classe d’uscita rispetto alla situazione di entrata».

Scuola primaria

Il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria mostra un indebolimento dei risultati in tutte le discipline osservate e in entrambi i gradi considerati (II e V classe). Nel 2023 i risultati sono stati leggermente inferiori a quelli del 2022, ma decisamente più bassi di quelli registrati nel 2019 e nel 2021. Il miglioramento registrato in inglese nel 2022 non trova conferma. Italiano, in particolare, è significativamente più basso rispetto agli altri anni: 195,8 punti contro i 200 del 2019 e i 204,8 del 2021. «I bambini che nel 2023 sono in quinta primaria, sono quelli che durante il lockdown erano in seconda, un anno importante nel percorso scolastico. Nella primaria non dimentichiamo che può aver impattato anche la mancata frequenza, nel periodo pandemico, della scuola dell’infanzia: soprattutto sui figli delle famiglie più fragili o straniere ha pesato», ha ricordato Ricci.

Anche qui concentriamoci sui divari: pur se in misura ridotta, già dalla II primaria cominciano ad evidenziarsi leggeri divari territoriali, più marcati nella V classe rispetto alla II e soprattutto più evidenti per la matematica e l’inglese‐listening. «Matematica è la materia più “delegata alla scuola”, mentre su italiano in generale influisce maggiormente il contesto familiare e dei pari frequentati», rileva Ricci. Ma anche su questa materia dove dovrebbe vedersi maggiormente l’effetto perequativo della scuola, questo ahimè non si vede: «Non riscontriamo differenze tra la II e la V primaria. L’effetto perequativo non c’è», ammette Ricci. I divari tra scuole e tra classi sono calcolati prendendo gli allievi che hanno raggiunto almeno il livello 3 (quello di adeguatezza) nelle prove e quindi si vede la differenza in punti percentuali tra il dato migliore e quello peggiore. La perdurante differenza dei risultati tra scuole e tra classi è più accentuata nelle regioni meridionali (Sud e Sud e Isole), soprattutto per quanto riguarda la matematica e la prova di inglese listening: «Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi», annota Invalsi.

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La scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi

Roberto Ricci

Second​aria di I grado

Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado confermano che si è fermato il calo degli apprendimenti in italiano e matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora una decisa inversione di tendenza. In matematica, in terza media, raggiungono il traguardo almeno di “galleggiamento” il 56% degli alunni: significa che il 44% non lo raggiunge. Una buona notizia arriva dal Sud (Abruzzo, Molise, Puglia e Campania), che in controtendenza da tre anni fa registrare dati in leggero ma costante miglioramento. Un’altra buona notizia arriva dagli esiti di inglese (sia listening, con + 11 punti percentuali rispetto al 2018, sia reading con + 6 punti percentuali rispetto al 2018), anch’essi in miglioramento. Rimangono molto marcati i divari territoriali, con un’accentuazione – rispetto agli anni passati – delle differenze tra classi all’interno di uno stesso istituto e non solo tra scuole. «Vediamo una polarizzazione degli esiti agli estremi delle barre: questo è un tema importante perché in letteratura è noto ormai che l’inclusione si realizza sia cercando di contenere gli allievi in condizioni di fragilità sia – insieme – coltivando le eccellenze, i ragazzi con ottimi risultati. La Provincia autonoma di Trento, il Veneto e alcune aree della Lombardia dimostrano che è possibile avere contemporaneamente le più alte quote di alunni con risultati eccellenti e le più basse quote di alunni con esiti molto bassi, non si tratta di due grandezze – e di due attenzioni – antitetiche», ha evidenziato Ricci.

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L’inclusione si realizza sia cercando di contenere gli allievi in condizioni di fragilità sia – insieme – coltivando le eccellenze, i ragazzi con ottimi risultati. La Provincia autonoma di Trento, il Veneto e alcune aree della Lombardia dimostrano che è possibile avere contemporaneamente le più alte quote di alunni con risultati eccellenti e le più basse quote di alunni con esiti molto bassi, non si tratta di due grandezze – e di due attenzioni – antitetiche

Roberto Ricci

Secondaria di II grado

I risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano una contrazione degli esiti di apprendimento generalizzata nelle classi seconde, mentre per le ultime classi i risultati del 2023 indicano che si è arrestato il calo in italiano e matematica, riscontrato tra il 2019 e il 2021, ma non si registra ancora l’auspicata inversione di rotta. Gli esiti di inglese (sia listening sia reading) sono invece in costante e diffuso miglioramento: un’ipotesi interpretativa è quella che le abitudini assunte dai ragazzi più grandi durante la pandemia, con un’assidua frequentazione della tecnologia, la visione di serie in lingua, i videogiochi in lingua abbiano favorito l’apprendimento dell’inglese.

Gli alunni che al termine dei 13 anni di scuola non raggiungono le competenze minime accettabili in italiano sono il 49%, in matematica il 50%, in inglese reading il 46% e in inglese listening il 59%. Le differenze sono molto ampie: in matematica per esempio tra il dato migliore (Nord Est, 66% di studenti che raggiungono almeno il livello 3 indicato come traguardo) e il dato peggiore (Sud e Isole, 35% di studenti che raggiungono il traguardo) ci sono 29 punti percentuali di differenza.

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