Welfare
Donazione di sangue, giovani dove siete?
I donatori tra i 18 e i 45 anni sono calati del 2%. Anche tra gli adolescenti i dati sono poco incoraggianti: solo il 38% sarebbe intenzionato a donare al compimento della maggiore età. Sono i numeri presentati alla Camera dei Deputati da Avis
L’intenzione di donare il sangue è sempre meno diffusa tra i giovani italiani. Paure, falsi miti e scarse informazioni hanno determinato, negli ultimi anni, un allontanamento delle nuove generazioni da questo importante gesto di solidarietà.
È quanto emerge dai dati che AVIS ha presentato ieri alla sala stampa della Camera dei Deputati, nel corso di una conferenza promossa dall’On. Maria Elena Boschi e alla quale hanno partecipato anche i Senatori Pier Ferdinando Casini e Gianni Mancuso, coordinatore dell’intergruppo parlamentare dei donatori di sangue .
A preoccupare maggiormente è la flessione del numero di donatori più giovani, come ha sottolineato il Direttore generale del Centro nazionale sangue, Vincenzo De Angelis .
«La raccolta di sangue e plasma sta tornando ai livelli pre-Covid, ma il mancato ricambio generazionale della popolazione dei donatori è un fattore che desta sempre più preoccupazione. I donatori tra i 18 e i 45 anni sono calati del 2% in un anno e questa è solo una delle criticità che il sistema sangue dovrà affrontare nei prossimi mesi e anni, operando di concerto a tutti livelli, coinvolgendo le istituzioni e valorizzando sempre di più il prezioso lavoro delle associazioni di volontariato e dei professionisti dei servizi trasfusionali italiani».
Anche tra gli adolescenti i dati sono poco incoraggianti: un’indagine commissionata da AVIS al Laboratorio Adolescenza ed effettuata su un campione di 5.600 ragazzi rileva che solo il 38% sarebbe intenzionato a donare al compimento della maggiore età . Un dato in flessione di ben 10 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione, effettuata solo due anni fa.
A farla da padrona ci sono alcune irriducibili paure come quella per l’ago, la vista del sangue oppure il timore di svenire durante o dopo il prelievo. Inoltre, la fine della pandemia probabilmente ha favorito tra i teenager la diffusione di un atteggiamento più introspettivo, maggiormente proiettato su se stessi che sui bisogni della comunità.
I dati raccolti da AVIS nel corso di numerosi incontri con ragazze e ragazzi under 25 dimostrano che le informazioni in loro possesso sono molto frammentarie e questo li spingerebbe spesso ad auto escludersi, nell’errata convinzione di non essere idonei alla donazione.
Gli intervistati hanno dichiarato di ricorrere sempre più spesso ai social network come Instagram o TikTok per informarsi e ciò confermerebbe quanto già emerso in analoghe ricerche condotte da Google negli Stati Uniti: le reti sociali sono ormai divenute a tutti gli effetti i nuovi motori di ricerca della Generazione Z, con cui si definiscono i nati dopo il 1997.
«Partendo da questi presupposti abbiamo compreso la necessità di rivedere le nostre strategie comunicative – commenta il Presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola – e il nostro approccio verso le piattaforme social più diffuse tra i giovani, di cui troppo spesso viene riconosciuta la mera funzione di intrattenimento. Per questo abbiamo incentivato la nostra presenza su questi canali e abbiamo da poco lanciato una nuova campagna, dal titolo “Mettiti in gioco, dona il sangue”, che punta a stimolare tra i giovani il superamento dei propri limiti e l’adozione di un atteggiamento proattivo verso gli altri.
Sul piano organizzativo, per intercettare le esigenze dei donatori il sistema di raccolta deve evolvere verso logiche di flessibilità e prossimità», prosegue il Presidente Briola. «L’inserimento dei centri di raccolta di sangue e plasma all’interno delle Case della Comunità e l’estensione degli orari di apertura dei centri potrebbero, a nostro avviso, essere prime soluzioni in grado di segnare un cambio di passo verso il coinvolgimento dei giovani ».
«Sono certa che ragazzi e ragazze se stimolati siano pronti a donare», ha commentato l’On. Maria Elena Boschi. «Spesso proprio le nuove generazioni sono in prima linea quando si tratta di pensare con generosità agli altri, a cominciare dal volontariato. Il nostro impegno è cercare di coinvolgerli sempre di più con campagne mirate. La risposta di ragazzi e ragazze non mancherà ».
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