Famiglia

Malasanità: causa 30% morti evitabili in Italia

Ad occupare gli ultimi posti sono soprattutto aziende sanitarie del Nord: Aosta, Savigliano, Sondrio, Feltre e Alto Friuli con ben 115 anni di vita "persi"

di A. Capannini

Malasanità responsabile di oltre il 30% delle morti evitabili in Italia, dovute a errori in sala operatoria, ambulanze in ritardo o malattie contratte nelle corsie d’ospedale.

Sui 78.974 decessi evitabili nel ’98, censiti da ”Prometeo-Atlante della sanità italiana 2001”, presentato oggi a Roma, ben 25.557 sono causati da ”carenze nell’igiene e assistenza poco tempestiva”.

Come a dire, non si sarebbero verificati se il Servizio sanitario nazionale funzionasse meglio, ma anche se si facesse più prevenzione e se diagnosi e terapie fossero davvero precoci: il maggior numero di morti evitabili, ben 45.586, infatti, è dovuto a ”insufficienti interventi di prevenzione primaria”, mentre 7.831 sono provocate dalla ”mancata diagnosi precoce o dal ritardo nell’avvio delle terapie”.

L’indagine, promossa dalla cattedra d’igiene dell’Università di Roma Tor Vergata, Istat, Ilesis, Nebo Ricerche Pa e Farmindustria, ‘fotografa’ la salute degli italiani in base al numero, al tipo e alle cause delle morti evitabili registrate nel ’98, ‘campanello d’allarme’ di carenze nei servizi sanitari e negli stili di vita della popolazione.

Le buone notizie non mancano: i decessi contrastabili sono diminuiti del 2% (1.719 in meno) rispetto al ’97 e del 7% dal ’95 (13mila in meno). I tumori si confermano il killer più temibile, responsabili di 33.330 morti evitabili, seguiti dalle malattie cardiovascolari (26.497) e da traumi e avvelenamenti (13.560).

Passi avanti, comunque, sono stati compiuti nella lotta al cancro, con una riduzione di 1.000 decessi contrastabili l’anno, a cui, però, fa da contraltare la battuta d’arresto registrata dalle morti evitabili per patologie cardiache, l’1,5% in meno nel ’98 rispetto al 4,3% in meno del ’96.

È Genova la grande città in cui si muore meno, seguita da Firenze e Ancona. A metà classifica troviamo Roma, Venezia, Torino e Milano, mentre fanalino di coda sono Trento, Napoli e Aosta. Anche se con queste significative eccezioni, il Centro-sud ‘vanta’ dati migliori rispetto al Nord.

Spetta alla Usl Alto Molise, che comprende vari comuni della provincia di Isernia, il primato di azienda sanitaria ‘migliore’, con il minor numero di morti evitabili: dal ’96 al ’98 sono 49,1 gli anni persi ogni 100mila anni di vita potenziali. Seguono la Usl Bari 5 (55,8 anni di vita persi), Lamezia Terme (56,8), Prato (57) e, con un ‘balzo’ rispetto alla classifica precedente, la Usl di Chieti (57,1).

Ad occupare gli ultimi posti sono soprattutto aziende sanitarie del Nord: Aosta, Savigliano, Sondrio, Feltre e Alto Friuli con ben 115 anni di vita persi.

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