Non profit

Più pagine, più colori ma soprattutto più vita

Editoriale di Riccardo Bonacina e Giuseppe Frangi

di Redazione

Più pagine, più colori, più notizie, più collaboratori. Così ci presentiamo all’appuntamento che vi avevamo dato, cari lettori. Poche settimane fa, dandovi l’appuntamento avevamo scritto: «Dopo 7 anni di crescita e di battaglie, Vita ha raggiunto uno standard di diffusione e di autorevolezza che ci permettono di fare un passo piccolo, ma ambizioso. In una parola, sarà più ricco in tutto, restando orgoglioso della propria sobrietà, niente lussi o sprechi». In questi giorni, vi capiterà d’imbattervi in una nostra campagna pubblicitaria sui giornali e in radio che sottolinea la cifra di questa nostra nuova scommessa, giocando sulla differenza che corre tra chi è attaccato ai fronzoli e chi alla sostanza. Che gioca sulla distanza che passa tra l’esagerazione e la sobrietà. Tra profit e non profit. Tra la ricerca del successo e quella del significato. In questi ultimi, difficili mesi abbiamo sentito sempre più pressante una domanda di informazione libera, costruttiva, appassionata della realtà. Di un’informazione che aiuti a capire, e quindi ad agire, con più consapevolezza delle proprie ragioni. Per questo abbiamo pensato a un giornale sobrio come sempre, forte nelle sue convinzioni, polemico quando necessario. Un giornale che faccia sussultare per la passione e la convinzione con cui è fatto. Ma che lasci l’ultima parola ai suoi lettori. Vita è infatti un giornale plurale, in cui tanti, venendo da strade diverse, possono riconoscersi, incontrarsi, trovare interessi comuni. La pluralità di tutti quelli che vogliono sentirsi responsabili di ciò che li circonda, di coloro che hanno voglia di non lasciare le cose come stanno. Di quelli che praticano il gusto di conoscere le differenze, perché le considerano una ricchezza e non una minaccia. Il gusto di incontrare, di associarsi, nella convinzione che uno più uno fa molto più di due. Per questo abbiamo pensato a un giornale più mosso, più concreto ma anche più festoso. Più adulto, più completo ma anche più accattivante. A pagina 32/33 troverete i tanti messaggi di augurio e di partecipazione in questa nuova sfida che ci sono arrivati dalle organizzazioni della società civile italiana. Messaggi che ci commuovono perché rinnovano il patto che 7 anni fa un gruppo di giornalisti e di associazioni hanno fatto per dar vita a questo settimanale nato libero e dal basso e che tanto è cresciuto. Quando partimmo, nell’ottobre 1994, il non profit era una parola marziana, la responsabilità sociale un’idea di un ristretto circolo d’illuminati, il commercio equo e solidale cosa da alternativi. Terzo settore era al più una definizione sociologica. La nostra era una vocazione minoritaria e alternativa. Oggi, tutto è cambiato: il successo del biologico, la diffusione della finanza etica, la crescita del turismo responsabile, il desiderio di nuovi valori anche nei luoghi di lavoro non sono più scelte antitetiche e di nicchia. Il Terzo settore è diventato una parte sociale consultata dai governi e l’economia civile ha fatturato, nel 2000, 75mila miliardi di lire. Oggi, i percorsi della solidarietà, della responsabilità sociale, della reciprocità civile sono cresciuti, fanno sistema e, qualche volta, tendenza. L’ultimo inserto weekend del Financial Times urlava in un titolo cubitale: «In cerca della prossima grande idea», perché, scrive John Lloyd, «il capitalismo, come lo conosciamo, non funziona più». Ecco, Vita racconterà le storie e i percorsi di quelli che già praticano un’idea diversa di società, di sviluppo, di stile di vita. Perché un mondo diverso non solo è possibile, ma è già incontrabile, sperimentabile. Vita seguirà da vicino il crescere di questi nuovi stili di vita. Aiuterà a scegliere, a orizzontarsi, a giudicare. A partire dalla scelta più importante nella vita di una persona, il lavoro. Perciò in questo numero troverete un inserto mensile, SocialJob, la prima guida alla formazione e al lavoro nel mondo non profit.


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