Formazione

Italiani scoprono arma per potenziare chemio

La scoperta, pubblicata oggi sulla rivista Molecular Cell, è stata realizzata dal team diretto da Massimo Levrero del laboratorio della fondazione Cesalpino di Roma

di Paolo Manzo

Ricercatori italiani scoprono il meccanismo per potenziare al massimo l’azione killer dei chemioterapici. Aprendo, così, la strada alla messa a punto di nuovi farmaci, capaci di rendere questi medicinali vere armi letali, ma solo contro le cellule malate. La scoperta, pubblicata oggi sulla rivista Molecular Cell, è stata realizzata dal team diretto da Massimo Levrero del Laboratorio di Espressione genica della Fondazione Andrea Cesalpino di Roma. “La chemioterapia, modificando il Dna delle cellule, attiva la proteina p53, un noto oncosoppressore”, spiega all’Adnkronos Salute Antonio Costanzo, uno dei ricercatori che ha lavorato per due anni allo studio, “ma abbiamo scoperto che modifica anche il suo omologo p73, per bloccare la proliferazione cellulare. Inoltre abbiamo capito anche perché, nei casi in cui la p53 è mutata e quindi indifferente ai chemioterapici (50% di tutti i tumori umani), questi farmaci funzionano lo stesso: agiscono, infatti, solo sulla p73, che si trasforma in un killer delle cellule impazzite, inducendole a suicidarsi”. ”Questa scoperta”, dice Costanzo, “ci indica come utilizzare, insieme ai farmaci che danneggiano il Dna, anche gli inibitori delle deacetilasi, ingredienti capaci di attivare la p73, creando un cocktail mortale per le cellule tumorali”. In assenza di un danno al Dna indotto dai chemioterapici, infatti, il meccanismo non funziona. ”Invece così”, spiega il ricercatore, “scatta l’acetilazione di p73, che si sposta su promotori dei geni apoptotici e fa morire le cellule tumorali”. Grazie a questo mix si risolverebbe anche un altro punto debole dei chemioterapici: questi farmaci, infatti, uccidono anche le cellule sane. ”Basta potenziare il meccanismo di acetilazione di p73 con nuovi medicinali ad hoc”, assicura Costanzo, “per favorire la morte delle cellule che proliferano di più, cioè solo quelle tumorali impazzite”. Si apre, dunque, una nuova via per lo sviluppo di terapie innovative. ”Conoscendo il meccanismo per potenziare i chemioterapici”, prosegue il ricercatore, “si possono creare farmaci altamente sensibili che così ucciderebbero solo le cellule tumorali”. “Sono già allo studio”, conclude, “nuovi prodotti che potenziano di molto l’acetilazione, mirati al trattamento di alcune leucemie, tumori della pelle e linfomi. Ma ancora non si è pensato di associarli ai chemioterapici, per renderli più potenti”.


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