Famiglia
Piccole espulsioni. Immigrati: la questione minori.
Una circolare del 2001 incarica un comitato ministeriale di decidere se espellere o meno i piccoli stranieri. finora i rimpatri prevalgono. Ma le associazioni protestano
Sull?immigrazione non c?è bufera solo in Parlamento, ma anche nei rapporti già consolidati tra istituzioni e associazioni. È il caso dei minori stranieri non accompagnati, sul cui rimpatrio assistito si sta giocando uno scontro sul piano culturale e gestionale tra il Comitato minori stranieri presso il ministero del Welfare e il mondo delle associazioni, quest?ultimo diviso tra chi condivide l?impostazione del Comitato e chi ne è decisamente distante.
Dall?istituzione di questo organismo, con la legge Turco-Napolitano, i rapporti con le associazioni sono stati piuttosto freddi, ma le ostilità sono diventate esplicite con i primi provvedimenti di rimpatrio e in occasione di una circolare congiunta con il ministero dell?Interno, datata 9 aprile 2001, dove si dava indicazione alle questure di trasformare il permesso di soggiorno per minore età in regolare permesso di soggiorno solo previa indicazione del Comitato. Quest?ultimo doveva avviare un?indagine familiare nel Paese di origine e valutare l?opportunità del rimpatrio del minore o l?affidamento ai servizi sociali italiani.
Cosa ha cambiato questo provvedimento rispetto a prima? Se non interviene nessuna delle due possibilità, di fatto allo scoccare della maggiore età si diventa clandestini e passibili di espulsione. È indifferente se nel frattempo si è riusciti ad avere un inserimento lavorativo, poiché la trasformazione del permesso di soggiorno non è più ?consuetudine? come prima. Da qui la sollevazione di molti operatori, ma anche la reazione del Comitato minori stranieri che si sente ingiustamente osteggiato nella sua funzione istituzionale. «Abbiamo sempre sofferto un atteggiamento negativo da parte delle associazioni che non collaborano per il rimpatrio assistito dei minori, convinte che restare in Italia sia per principio la soluzione migliore», afferma Mauro Valeri del Comitato. «Ma la Convenzione dei diritti del bambino ci obbliga ad agire nell?interesse del minore, e per noi il posto migliore di un minorenne, se ce ne sono le condizioni, è con la sua famiglia e nel suo contesto culturale».
Sono oltre 14mila i minori non accompagnati segnalati al Comitato; di questi 9mila sono di provenienza albanese. I ragazzi spesso non dicono la verità sulla loro vicenda personale: dopotutto hanno pagato anche più di 2mila euro per arrivare in Italia sperando di restarci. Anzi, c?è chi è convinto che le famiglie abbiano un ruolo non secondario nella decisione dei figli di emigrare. «Quasi tutti hanno l?avallo dei familiari. Sono giovani che vengono dalle zone rurali, dove la scuola non è in grado di trattenerli e che sentono il bisogno di contribuire al benessere familiare» sostiene don Fredo Olivero, responsabile della pastorale dei migranti a Torino dove da anni coordina progetti di inserimento di immigrati minorenni. «È una storia che dovremmo conoscere perché ha riguardato per decenni anche l?emigrazione italiana».
Non la pensa così un?altra parte del mondo delle associazioni, che guarda il problema dall?altra sponda del mare. Uno per tutti il Vis, la ong di riferimento delle Opere salesiane, che ha recentemente reso pubblica la sua posizione in un seminario di studio denunciando un ?razzismo del buonismo? tra alcune associazioni, uno sguardo troppo focalizzato sull?accoglienza che legge in maniera distorta la situazione nei Paesi di origine, in particolare in Albania, dove dovrebbero concentrasi gli sforzi per creare un futuro e non togliere forza lavoro alla nazione. Non solo: il Vis ha sollevato il dubbio che le posizioni siano condizionate dagli interessi sui finanziamenti destinati ai centri di accoglienza, un giro di quasi 248 milioni di euro annui, cinque volte i fondi della cooperazione internazionale, con una media di 62 euro al giorno per ogni ospite. Per dovere di cronaca, va aggiunto però che i programmi sociali gestiti da ong all?estero ammontano a quasi 13 milioni di euro, circa 413 euro al mese a ragazzo.
Anche secondo Valeri la dimensione economica del problema influirebbe sul modo in cui è interpretato il rimpatrio assistito: «Non voglio generalizzare, ma ci sono associazioni che non fanno vera integrazione sociale ma sono poco più che ostelli e sulle quali mi aspetterei dagli enti locali un ruolo di maggior controllo». «Non abbiamo nessun interesse a fare i ?parcheggiatori di minori?», ribatte Olivero. «Noi siamo per progetti triennali di formazione e inserimento che diano un futuro a questi giovani. Piuttosto è il Comitato a essere lento nel prendere le decisioni. Ammetta che non può fornire i riscontri di un reinserimento efficace dei ragazzi in patria, che poi ci ritroviamo daccapo in Italia, e non si copra dietro le affermazioni delle ong». Dopo la fase del censimento, i rimpatri sono iniziati con l?anno 2001. Sono state circa 4.500 le indagini familiari avviate, 126 i provvedimenti di rimpatrio assistito emessi e 110 quelli di affidamento, a dimostrazione, sottolineano quelli del Comitato, che qualora sia necessario per il loro bene i ragazzi possono restare. Rimangono indietro però centinaia di richieste, ritardate dai tempi burocratici.
«Nessuno ha capito il ruolo di questo comitato, che vuole fare veramente l?interesse dei minori, in patria e anche in Italia, ma che ha bisogno della collaborazione di tutti. Invece è stato sempre osteggiato», conclude Valeri, sperando in meglio per il futuro. Gli operatori, da parte loro, oggi sono preoccupati soprattutto per i neodiciottenni, prossimi clandestini sulla strada, e denunciano la tendenza a un uso retroattivo della circolare del 9 aprile 2001da parte delle questure anche per i ragazzi già in Italia.
Teenager senza patria
14.834 Minori extracomunitari non accompagnati segnalati al Comitato minori stranieri dal luglio 2000 al dicembre 2001. Di questi, 9.047 sono albanesi.
70%Percentuale dei minori che vivono in strutture di accoglienza. Il restante 30% trova ospitalità presso amici o connazionali. L?88% di loro è maschio
1.316Sono quelli che hanno un?età compresa tra i 7 e i 14 anni. La maggior parte dei minori però ha più di 16 anni.
19%Percentuale di minori non accompagnati che vive in Puglia, la regione che ne accoglie di più. Seguono la Lombardia (15%) e il Lazio (13,5%).
Info
Per seguire in tempo reale l?evolversi in Parlamento della discussione sulla nuova legge Bossi-Fini, segnaliamo il sito www.stranieriinitalia.it. Notizie da agenzie in tempo reale, documenti, un servizio di consulenza online, e varie guide amministrative: tra i tanti servizi, la modulistica per chi intende opporsi al decreto di espulsione e quella per chi vuole regolarizzare una collaboratrice domestica. Inoltre, le informazioni indispensabili sulla tutela della salute degli immigrati e tutte le leggi di settore.
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