Politica

Germania: chi la fa l’aspetti. Italiani, raus!

Da anni le associazioni dei nostri connazionali denunciano espulsioni facili dal Baden Württemberg. E' la conseguenza della devolution di poteri alle Regioni

di Barbara Fabiani

Ma il Baden-Württemberg fa parte dell?Unione europea? A leggere la cartina sembrerebbe di sì, trattandosi di un lander della Repubblica federale tedesca. Eppure per i cittadini comunitari sembra non valere, in questa regione meridionale della Germania, quello spirito di libera circolazione che è uno dei fondamenti dell?Europa unita.
Da anni le associazioni di italiani all?estero denunciano ?espulsioni facili? anche di cittadini dell?Unione, in particolare proprio di italiani che con 680mila immigrati, sono la seconda comunità straniera dopo quella turca. A essere espulsi con sempre maggior facilità sono due categorie di persone: i tossicodipendenti e coloro che fanno richiesta degli assegni dell?assistenza sociale.
Nel 1999 sono stati costretti a lasciare la Germania 480 italiani, la maggioranza residente nei lander del Baden-Wurttemberg e della Baviera; nel 2000 solo la regione di Stoccarda ha espulso 124 nostri connazionali. I dati sono stati raccolti dall?associazione Oltreconfine che ha fatto della questione una battaglia personale, ma nel problema sono intervenuti anche il Cais, le Acli e le Missioni cattoliche. «Le misure adottate dal governo del Baden-Württemberg sono fondamentalmente due», spiega Sonia Minchilli del consolato italiano di Stoccarda. «Le espulsioni di chi ha subito condanne penali e gli allontanamenti (che consistono nel mancato rinnovo del permesso di soggiorno) riguardano generalmente persone a carico della previdenza sociale locale. Alcuni governi regionali tedeschi prendono spunto dalla direttiva europea che ammette l?espulsione per motivi di ordine pubblico e pongono una ?soglia di sicurezza? piuttosto bassa. È sufficiente una condanna a oltre 2 anni per reati di droga e 3 anni per reati comuni». Al momento, un gruppo di lavoro composto dalle autorità locali e dalle rappresentanze diplomatiche italiane in Germania ha ottenuto solo la promessa di sensibilizzare gli uffici per gli stranieri sul problema. Intanto, nelle carceri di Heilbron e di Ravensburg ci sono decine di figli di italiani, nati e cresciuti in Germania, condannati per reati connessi alla droga in procinto di essere espulsi in Italia.
Il consolato italiano non può fare altro che dare loro l?assistenza legale e un vademecun con informazioni su dove rivolgersi in Italia con la collaborazione dei Ce.i.s del Veneto, le comunità terapeutiche di don Mario Picchi, associazione che aprirà presto a Stoccarda anche un centro di informazione per le famiglie degli espulsi. «È una situazione difficilissima», dice Salvatore Raimo, responsabile del progetto che coinvolge i 5 Ce.i.s del Veneto. «Si tratta di persone che non conoscono la lingua e non hanno parenti in Italia. Il programma terapeutico si scontra anche con le difficoltà linguistiche, così abbiamo chiesto la collaborazione di una comunità di Bolzano», continua Raimo aggiungendo che «non è chiaro quale amministrazione si debba far carico della cura. La Germania non paga e le amministrazioni locali di casa nostra sono restie a occuparsi di questi italiani senza residenza». Così, il più delle volte i tossicodipendenti preferiscono rientrare clandestinamente in Germania esponendosi a rischi ancora più gravi.
Sulle espulsioni facili il governo tedesco si difende dicendo che i lander hanno un?ampia autonomia, in particolare sulla decisioni di pubblica sicurezza. Nessuna direttiva europea però ammette l?espulsione per ragioni economiche di cittadini di Paesi membri, anzi la direttiva 68/369/Cee lo proibisce, eppure in queste zone dell?Unione è sufficiente aver perso il lavoro o non guadagnare abbastanza da garantire di non pesare sulle casse dell?amministrazione locale, che si riceve un?ordinanza di allontanamento. E non importa se si è lavorato in Germania per 40 anni pagando regolarmente le tasse. Intere famiglie si sono viste presentare la lettera dell?espulsione perché il capofamiglia ha fatto l?errore di chiedere assegni sociali o perché una vedova ha chiesto la pensione sociale.
Basti sapere che il Sozialamt di Stoccarda, l?ufficio dei servizi sociali, manda all?ufficio che gestisce il rinnovo dei permessi di soggiorno la lista di tutti gli stranieri che si sono rivolti ai suoi sportelli. Anche i cittadini comunitari, come gli ?extra?, per godere dei diritti legati alla residenza devono comunque avere il permesso di soggiorno, che si ottiene solo presentando contratto di lavoro e di locazione. Per questo comportamento nei confronti dei cittadini comunitari, la Germania è stata anche denunciata alla Corte di giustizia europea.
Tutto si potrebbe risolvere scegliendo la naturalizzazione, fanno presente a Berlino, ma «la cultura tedesca concepisce l?integrazione come assimilazione», commenta Teresa Baronchelli, presidente delle Acli di Stoccarda, che spesso interviene per cercare di tamponare le richieste di espulsione più assurde, specie quelle a sfondo economico-sociale. «Ma gli immigrati italiani non accettano di rinunciare alla loro cittadinanza, condizione per prendere quella tedesca, e per la legge restano stranieri anche i loro figli, nati e cresciuti in Germania, che a 18 anni non optano per questo Stato».

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