Economia

Guida all’euro/3

Per Il fund raising una sfida, quella dei decimali

di Paolo Manzo

Le attività di fund raising saranno anch’esse investite dall’ondata di cambiamento che accompagnerà l’introduzione della nuova moneta. In primo luogo occorre preparare il personale dedicato a tali attività a “pensare in euro” e a interagire con i diversi interlocutori modificando gli strumenti generalmente utilizzati e traducendoli, con gli opportuni adattamenti, in euro. Gli strumenti Procedendo in una breve e sintetica disamina degli strumenti utilizzabili per la raccolta di fondi, si ritiene utile raggrupparli in ragione dei soggetti cui l’attività è indirizzata. Persone fisiche Le raccolte da privati sono generalmente sviluppate attraverso tecniche di direct marketing, direct mailing, contatto diretto, campagne pubblicitarie su mass media e, ultimamente, su Internet. In questi casi, essendo l’attività di fund raising svolta soprattutto presentando l’organizzazione e la sua attività, la nuova moneta non obbliga a particolari ripensamenti. Molto spesso la richiesta di fondi è implicita e, ove non sia fatta espressa indicazione a valori in lire, non è neppure necessario modificare gli eventuali stampati già elaborati. Diverso è il caso in cui la ricerca e la raccolta di fondi siano realizzate attraverso l’organizzazione di eventi speciali, la richiesta di quote associative minime, l’offerta di servizi a tariffa o lo svolgimento di un’attività commerciale. In questi casi diventa necessario ripensare in euro tutta l’attività, ricalcolare gli importi degli eventuali versamenti proposti tenendo conto dell’opportunità di avere importi “tondi” e senza dimenticare che, almeno per i primi mesi del 2002, l’interlocutore con cui ci si troverà a interagire non sarà ancora assuefatto all’uso della nuova moneta. Enti pubblici e privati Quando l’interlocutore è un ente, gli strumenti utilizzati cambiano. Ci si può servire di contratti, convenzioni, patrocini, contributi a fondo perduto nel caso di enti pubblici; sponsorizzazioni, grandi donazioni, prelievi alla fonte o quote sulle vendite nel caso di privati. L’adattamento alla nuova moneta in questi casi dovrebbe essere più semplice e automatico: l’interlocutore è anch’esso un ente collettivo che ha dovuto adattare la propria organizzazione e il proprio personale alla gestione dell’euro. La moneta unica obbliga semplicemente alla conversione in euro dei valori originariamente espressi in lire. A conclusione di ogni attività o raccolta di fondi è buona regola redigere un rendiconto, comprensivo di ricavi e spese sostenute per lo specifico evento. Si consiglia, almeno per un certo periodo, di svolgere una doppia elaborazione in lire e in euro sia per una questione di migliore comparabilità con le passate esperienze che per una migliore comprensibilità. Molto probabilmente la “memoria storica” della lira dovrà essere conservata a lungo: una volta trascorso il periodo di doppia circolazione (1 gennaio 2002 – 28 febbraio 2002) sarà comunque probabile continuare a fare riscontri basandosi sulla lira fino a quando la vecchia valuta non sarà rimpiazzata anche nel modo di pensare. I rapporti giuridici L’introduzione dell’euro è stata regolamentata dal legislatore comunitario il quale, nel disciplinare l’aspetto riguardante i contratti e i rapporti giuridici in essere, ha imposto l’osservanza di alcuni principi generali: 1. Neutralità: l’introduzione della moneta unica deve essere considerata come una semplice sostituzione della valuta nazionale in tutti i rapporti giuridici esistenti, senza comportare alcuna loro variazione (art. 6, comma 2, Regolamento Cee 974/98); 2. Continuità: l’introduzione dell’euro non modifica alcuno dei termini dei contratti preesistenti, non solleva o dispensa le parti dall’adempimento, né permette di modificare o porre fine unilateralmente agli strumenti giuridici in essere. Allo stesso modo non pregiudica eventuali accordi assunti dalle parti (art. 3 Regolamento Cee 1103/97); 3. Nessun obbligo nessun divieto: nel periodo transitorio (01/01/1999 – 31/12/2001) è demandata alle parti la scelta di utilizzare l’euro o la propria moneta nazionale per dare esecuzione a un contratto. Questo principio cesserà la sua validità l’1 gennaio 2002 per le transazioni e i pagamenti non regolati in contanti. Dal 28 febbraio 2002 cesserà anche con riferimento all’uso dei contanti. Nell’imporre tali principi il legislatore comunitario ha inteso evitare ogni possibile complicazione nell’interpretazione dei rapporti giuridici già definiti: è stata definita una perfetta equivalenza tra l’euro e le dodici monete nazionali dei Paesi dell’Unione monetaria, essendo indifferente l’uso di una valuta piuttosto di un’altra. I contraenti non possono considerare l’introduzione dell’euro un evento straordinario. In questo modo è vietato utilizzare quegli strumenti, previsti dall’ordinamento giuridico, che permettono la risoluzione o la modificazione di un contratto al verificarsi di eventi straordinari. Dall’1 gennaio 2002 la moneta di denominazione dei contratti esistenti sarà automaticamente convertita in euro sulla base del cambio fisso senza che ciò implichi alcuna variazione. Il punto debole? I bollettini postali Un occasione da non perdere per chi, nel Terzo settore, si dedica al fundraising. Attività non facile in un periodo come l’attuale, con i venti di guerra che invogliano i cittadini più al risparmio che alle donazioni. E con un numero di associazioni non profit che cresce ad un livello di certo superiore all’incremento della capacità di donazione della gente. per supplire alle difficoltà e “sfruttare”, se possibile, l’euro, abbiamo intervistato un esperto in materia, il professor Valerio Melandri, docente di tecniche di fundraising all’Università di Bologna. E direttore della Fundraising School, scuola universitaria unica nel suo genere in Italia, essendo superspecializzata nell’insegnamento della raccolta fondi. Vita: Consigli per chi raccoglie fondi in questo momento? Valerio Melandri: Di darsi da fare come di solito perché, anche con il passaggio all’euro, si tratta sempre di individuare una buona causa e di convincere più gente possibile a contribuirvi. Ma, senza dubbio, l’euro è un’occasione da non perdere. Vita: Perché da non perdere? Melandri: Per chiedere alla gente in modo diverso. E molte associazioni si sono già mosse in tal senso ed hanno avuto un’idea brillante distribuendo in ogni banca cassettine per le offerte. Chiedendo a chi si recherà negli istituti di credito, di qui al 28 febbraio del 2002, per cambiare le lire in euro di donare le ultime lire, gli spiccioli in moneta, alle organizzazioni non profit. Le cassette distribuite sono già decine di migliaia in tutt’Italia e le più attive sono state le grandi associazioni. Vita: E le piccole? Melandri: A mio avviso le piccole Onlus che operano nel Terzo settore dovrebbero sfruttare di più l’evento per raccogliere gli spiccioli. I risultati potrebbero essere sorprendenti ed è sufficiente accordarsi con gli istituti bancari locali che sono ben felici di scrollarsi di dosso l’onere di cambiare le 500 lire… Vita: Ma allora sono solo vantaggi per il fundraising… Melandri: La confusione, comunque, ci sarà. Soprattutto per i bollettini postali che sono lo strumento preferito degli anziani e che daranno qualche problema. Capire con esattezza importi e scadenze sarà un problema per molti ed, quindi, si prevede un po’ di impasse . Un calo fisiologico che durerà qualche mese. Poi si abitueranno anche gli anziani, che erano già abituati prima della seconda guerra mondiale a districarsi con i centesimi.


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