«Il primo valore che il contratto di servizio Stato-Rai (2018-2022) ci chiama a onorare è la coesione sociale. Ritengo che quest’obbligo, che è il fondamento di un moderno servizio pubblico, sia la ragione di fondo del settore di cui mi occupo». Così Roberto Natale, a capo dallo scorso giugno di Responsabilità Sociale Rai, che ha la competenza aziendale della comunicazione e della programmazione sociale in riferimento al contratto di servizio fra la Rai e il Ministero dello Sviluppo Economico. Giornalista Rai al Tgr Lazio, poi segretario Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai) per 10 anni e presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi) per 5, Natale è stato nella scorsa legislatura portavoce dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini.
«Responsabilità sociale è quel settore della Rai che, nel dare voce all'associazionismo, dà voce al lavoro di cucitura sociale che le onlus, i volontari e le associazioni fanno ogni giorno nel corpo del Paese». È un settore che gode della fiducia dell'associazionismo e del gradimento dei cittadini. Nel 2018 Responsabilità sociale ha dato visibilità a 97 associazioni e nell’anno precedente le non profit hanno raccolto sui canali televisivi e radiofonici della Rai più di 19 milioni di euro in donazioni, tramite sms. «In prospettiva vorremmo far sì che il mondo del Terzo settore stringesse sempre di più le sue relazioni con la Rai. È essenziale per il servizio pubblico allargare la rete di rapporti con l’associazionismo, in particolare con le sue rappresentanze collettive».
Come funziona e quali sono gli obiettivi della comunicazione sociale in Rai?
La missione principale di Responsabilità Sociale Rai è quella di fornire al mondo dell’associazionismo italiano la possibilità di avere accesso ai canali del servizio pubblico e di poter parlare più direttamente ai cittadini. Si tratta di tre canali. Il primo è la raccolta fondi, a cui ogni settimana un’associazione ha la possibilità di accedere. Nel corso dell’anno abbiamo 44-45 settimane in cui le associazioni possono rivolgersi ai cittadini con il numero solidale, e chiedere un finanziamento per un loro progetto specifico. È un canale che funziona piuttosto bene, a detta dello stesso associazionismo: c’è un crescente numero di domande che arrivano dal mondo del non profit al servizio pubblico per accedere a questi spazi. Tramite la Rai nel 2017 sono arrivati alle associazioni più di 19 milioni di euro in donazioni, raccolti sui canali televisivi e radiofonici e online tramite sms. Il secondo e il terzo strumento che forniamo alle associazioni sono gli spot e le campagne di sensibilizzazione. Né lo spot, che dura 30 secondi, e che si può mettere in onda per una settimana, né la campagna di sensibilizzazione, che prevede che in una settimana gli esponenti di un’associazione vengano ospitati in alcuni programmi del servizio pubblico per parlare delle loro iniziative, possono fare richieste di fondi. Sono però possibilità importanti per le associazioni di fare conoscere quello che fanno, senza chiedere esplicitamente denaro, ma rimandando al loro sito per ottenere indicazioni al fine di contribuire economicamente.
Quali sono le altre attività di Responsabilità Sociale Rai?
Un altro campo di azione importante è quello che riguarda il mondo della disabilità. A gennaio 2019 è stato istituito il Comitato di Confronto, previsto dall’art. 23 del Contratto di Servizio stipulato tra il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e la Rai. Quest’istituto ha ripristinato dopo anni una sede di dialogo dedicata ai temi della disabilità. È un tavolo paritetico, in cui 6 componenti sono indicati dal Ministero, 6 dalla Rai, per confrontarsi sulle iniziative del servizio pubblico in merito all’offerta per le persone con disabilità. Tra le varie strutture Rai che sono coinvolte nel Comitato di Confronto c’è anche Responsabilità Sociale – assieme alle Relazioni Istituzionali, alla Pubblica Utilità, alle Teche, al Personale, alla Pianificazione: cioè tutte le articolazioni del servizio pubblico che lavorano per favorire inclusione e accessibilità. In prospettiva vorremmo che, al di là della specifica prescrizione del Contratto di Servizio sulla disabilità, si allargassero i temi di confronto stabile tra la Rai e l’associazionismo.
Quali sono i criteri e le modalità con cui vengono scelte le campagne non profit?
Nel corso degli anni il settore si è dato dei criteri, il primo dei quali è la rilevanza sociale del progetto. Poi c’è il criterio della rotazione tra le associazioni, perché le settimane che abbiamo a disposizione sono 44/45 e le domande che ci arrivano, in particolare per la raccolta fondi, sono almeno due volte e mezzo superiori agli spazi disponibili. È il segno che lo strumento è apprezzato dalle associazioni. Un altro criterio fondamentale è la varietà dei temi affrontati, per dare voce alle diverse anime dell'associazionismo italiano: si va dalla raccolta fondi per bambini malati, a tematiche ambientali, al sostegno alla ricerca scientifica sulle malattie rare, alla questione dei rifugiati, al problema della violenza contro le donne… Quindi si dà spazio all’insieme delle battaglie per i diritti che si fanno nel nostro Paese. Siamo poi attenti anche al fatto che ci sia massima trasparenza e rigore. Le associazioni che chiedono di avere accesso alla raccolta fondi devono avere bilanci in ordine. Uno degli indicatori ai quali badiamo è che nel bilancio delle organizzazioni i fondi destinati ai progetti di aiuto siano nella percentuale più alta rispetto alle spese per l’autosostentamento dell’associazione. Per gli stessi motivi siamo attenti che arrivi in tempi ragionevoli il rendiconto delle cifre raccolte, in modo da essere certi che il denaro sia andato a buon fine. Questo diventa per noi anche criterio per ammettere associazioni a raccolte negli anni successivi.
Qual è il valore delle raccolte fondi veicolate attraverso l’ente che dirige?
La raccolta fondi che fanno le associazioni attraverso la Rai vale – sono loro stesse a fornirci questi dati – all’incirca il 70% della loro raccolta totale. È un “primato” del quale siamo molto soddisfatti, perché attesta una centralità di fatto del servizio pubblico nelle scelte dei cittadini, un rapporto ancora forte tra la Rai e il Paese su un valore come la solidarietà, di grande significato civile.
Che iniziative avete in cantiere e quali progetti avete realizzato?
Varie sono le iniziative delle quali le potrei parlare, e che coinvolgono sempre altri settori Rai insieme alla Responsabilità Sociale, ma le illustro l’ultima in ordine di tempo: a Torino, dove c’è un Centro di produzione e un Centro Ricerche Rai, si è tenuto lo scorso aprile all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” il primo concerto del “Progetto Beethoven: accorda la Sinfonia al tuo sentire”, che ha consentito di fare sentire musica a persone sorde portatrici di impianto cocleare o apparecchio acustico. Sempre nel Centro Rai di Torino c’è da tempo il Museo della Radio e della Televisione, che è perfettamente accessibile alle persone sorde e cieche. Cogestito da colleghi della Responsabilità Sociale Rai è un museo in cui ogni teca può essere spiegata nella lingua dei segni anche alle persone sorde, tramite un avatar, realizzato dagli ingegneri del Centro Ricerche. È completamente accessibile, al punto che il Ministero dei Beni Culturali ha mostrato interesse per questa iniziativa Rai, e nelle prossime settimane faremo degli incontri per vedere se questo modello di inclusione e accessibilità sia esportabile anche ad altre strutture museali italiane. Il Centro Ricerche di Torino è realmente un’eccellenza Rai, all’avanguardia in Europa anche sui temi dell'accessibilità, ma del loro lavoro fuori si sa troppo poco. Sono gli stessi ingegneri che hanno messo a punto il progetto, ormai operativo, di tv rallentata, che consente, con i televisori di ultima generazione ormai diffusi, di vedere i telegiornali a velocità rallentata (al 90, o anche all’80 %). È un’iniziativa ideata per persone con difficoltà di udito e anziani, ma non solo. In prospettiva questa funzionalità potrà essere applicata anche ai film in lingua originale, per gli studenti e in generale per tutti coloro che vogliano studiare o approfondire la conoscenza di una lingua straniera.
Qual è la risposta dell’associazionismo e dei cittadini all’offerta sociale della Rai?
Un dato costante da molti anni è la fiducia con cui l’associazionismo guarda alla Rai, fiducia che è confermata anche dal gradimento rilevante dei cittadini. Secondo le indagini sulla cosiddetta corporate reputation – indagini che la Rai fa semestralmente – tra gli indici che concorrono a definire il servizio pubblico quello della qualità dell’attività sociale Rai si attesta su un dato piuttosto alto: 7,4, quindi molto sopra la sufficienza.
Ci sono aree di intervento che volete sviluppare?
Per quanto riguarda la raccolta fondi vorremmo prossimamente fare più comunicazione sui progetti realizzati, cioè non solo fare appello alla donazione in denaro, ma anche intensificare l'informazione su come i soldi sono stati effettivamente spesi. Le associazioni ci fanno per via interna un resoconto precisissimo, però vorremmo che anche il pubblico fosse informato in tv e in radio sul modo in cui la sua generosità diventa realizzazione concreta, in modo così da essere anche più incentivato a donare di nuovo.
Che tipo di visibilità offrite?
Le campagne sono ospitate sui canali radio e televisivi, e online. Negli ultimi anni la Responsabilità Sociale ha acquisito una significativa presenza anche sul web: sul nostro sito, e sui social. Sulla pagina Facebook e sull’account Twitter di Responsabilità Sociale Rai ci sono le campagne che vanno in televisione e in radio. Grazie a chi ci lavora da anni con grande competenza e passione, il nostro account twitter ha un numero di follower notevole (48.570. Dati: gennaio 2019): abbiamo un’ottima collocazione tra i profili twitter che si occupano di sociale in Italia.
In che periodi dell’anno fate le raccolte fondi?
La domanda, come indicato nel regolamento pubblicato sul sito di Responsabilità Sociale Rai, va presentata in un arco temporale ben preciso. Per fare una raccolta fondi nel primo semestre dell’anno si deve fare domanda tra settembre e ottobre dell'anno precedente, per presentarla nel secondo semestre bisogna fare domanda tra marzo e aprile dell’anno stesso. Oltre alle campagne promosse per 45 settimane circa, ci sono raccolte fondi eccezionali, cioè legate a eventi particolari, per le quali c’è una procedura accelerata. Il prossimo 14 giugno, per esempio, la Rai dedicherà una serata speciale a Genova per raccogliere fondi per gli abitanti della Val Polcevera, la zona coinvolta dal crollo del ponte Morandi. Ci è stato chiesto se era possibile fare la raccolta fondi, e abbiamo accordato il permesso data la situazione eccezionale e il suo valore sociale.
In che modo le campagne non profit si inseriscono all’interno delle trasmissioni?
I colleghi delle strutture redazionali si adoperano per far sì che gli appelli delle associazioni non suonino come esterni rispetto al filo narrativo della trasmissione, e costruiscono sui temi del sociale una parte del racconto del programma. Mettiamo in contatto le associazioni che promuovono la raccolta fondi con le strutture editoriali, così che possano portare in trasmissione vicende particolarmente significative, esperienze di vita, in modo che la campagna per la raccolta fondi faccia parte integrante della storia.
Foto di apertura: ©Mari/Sintesi
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