Famiglia

Un futuro… cervellotico per Johnny Ray

Handicap: arriva dagli Stati Uniti un dispositivo rivoluzionario che potrà mettere la parola fine alla paralisi. Non solo dei muscoli, ma anche dei pensieri

di Paolo Manzo

Quando s?incontra Johnny è un trauma non da poco vedere l?ex impresario edile, nonché musicista dilettante, intrappolato all?interno del suo corpo, ma tant?è. Lui è là, fermo, immobile. Johnny Ray è un 63enne di Carrollton, in Georgia, che nel 1997 ha avuto un ictus che gli ha causato ciò che gli specialisti chiamano ?sindrome del blocco?: Ray non ha parti del corpo mobili. A livello di ricordi e conoscenze è integro, ma non può fare alcun movimento per trasportare i suoi messaggi al mondo esterno. Una marionetta senza fili. Far muovere una marionetta senza fili sembra impossibile, ma un gruppo innovatore di neuroscienziati associati all?Emory university di Atlanta ha compiuto un passo in avanti per fornire al corpo immobile della ?marionetta? Ray i fili necessari per muoversi. E pare che ci siano riusciti. Ma andiamo con ordine. Tutto ebbe inizio con una serie di esperimenti sugli animali, nel 1990. Philip Kennedy, Roy Bakay e un team di ricercatori avevano creato un?interfaccia alternativa, semplice ma funzionale, usando elettrodi impiantati chirurgicamente nella corteccia cerebrale delle scimmie. Nel 1996, i loro successi sui primati spinsero la Fda – Food & drug administration a consentire un paio di tentativi sugli esseri umani. Il primo soggetto, il cui il nome è stato sempre tenuto segreto, era una donna che soffriva della malattia di Lou Gehrig. Era in fase terminale e morì due mesi dopo il trattamento. Un fallimento. Il secondo era proprio Johnny Ray. Il dottor Kennedy, che ha inventato l?innesto nella corteccia subcraniale usato nelle due operazioni citate, voleva creare un dispositivo che potesse ricevere segnali dall?interno del cervello per poi trasmetterli a nervi e muscoli e consentire nuovamente i movimenti. Perché ciò accadesse, doveva creare nuovi punti di accesso al cervello, oltre a quelli naturali (morti e sepolti nel caso di Ray), per poter far transitare gli impulsi elettrici che comandano il movimento dei muscoli. Almeno di alcuni. Per portare avanti la ricerca il dottor Bakay si è trasferito al centro medico di St. Luke, a Chicago, dedicandosi alla creazione di un?interfaccia artificiale capace di mettere in contatto cervello e corpo quando quella biologica sia irrimediabilmente danneggiata. Il dottor Bakay, che parla sempre sottovoce, non descriverebbe nulla di ciò che fa come showbusiness, ma i risultati ottenuti dalla sua equipe ricordano il film Matrix. Cosa avete fatto con Ray, dottore? «Semplicemente un foro nella parte destra del cranio, sopra l?orecchio, vicino all?estremità posteriore della corteccia del nervo motore. Abbiamo fissato i nostri elettrodi e un piccolo hardware all?osso, in modo che non si spostino, e abbiamo aspettato i primi segnali», spiega Bakay. L?innesto è un ibrido intrigante di elettronica e biologia, che si fonde fisicamente con il tessuto del cervello. «Abbiamo usato un pezzo di vetro, a forma di cono, cui abbiamo incollato un contatto elettrico in oro» continua la spiegazione. «Lo spazio nel cono è stato riempito da una coltura di tessuto speciale, e il tutto è stato inserito all?interno della corteccia cerebrale di Ray». La coltura del tessuto è progettata per ?attrarre? le cellule del cervello, farle crescere e sviluppare. Quando vengono a contatto con l?oro, la loro attività elettrica è rilevabile attraverso l?elettrodo. I fili in oro trasportano i segnali fuori dal cranio di Ray, da dove sono poi amplificati. Ciò produce un segnale più sensibile e utile di quello che si può ottenere con le tradizionali tecnologie esterne, come gli elettrodi utilizzati per gli elettroencefalogrammi. Infine, per capire cosa il cervello del paziente stia facendo, i neurologi effettuano una risonanza magnetica e confrontano i mutamenti della corteccia cerebrale tramite scariche di tensione che tengono sotto controllo con gli elettrodi. A questo punto i dottori diventano più ?intelligenti? e iniziano a ?far muovere la marionetta?. Dapprima Ray è stato stimolato a elaborare pensieri semplici, che corrispondono a termini e movimenti distinti, come caldo/freddo e sopra/sotto. Gradualmente i medici estraggono e codificano strutture elettriche che cambiano, man mano che i pensieri del paziente variano. Se Ray può riprodurre il segnale usando gli stessi modelli di pensiero, lo stesso può essere identificato e usato per controllare, per esempio, un cursore su un computer. La tecnica è ancora poco raffinata, ma ciò che Bakay e i suoi colleghi hanno dimostrato è la funzionalità di una piattaforma artificiale che collega cervello e corpo. Una rivoluzione per tutti quelli che, sino a ieri, erano costretti alla paralisi totale, anche dei pensieri. E che da domani potranno tornare a comunicare con l?esterno. Come Ray, che oggi riesce a usare il cervello come un computer. Per ora usa il mouse per comunicare ma, scommettono Bakay e Kennedy, presto potrà pronunciare le prime parole e muovere le gambe.


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