Nel XXV Rapporto sulle migrazioni 2019 di Fondazione Ismu, un capitolo è dedicato all’evoluzione multiculturale delle scuole italiane. L’interessante analisi è a firma di Mariagrazia Santagati, responsabile settore Educazione Fondazione ISMU. Il primissimo dato è emblematico della portata dell’evoluzione della scuola italiana: nell’anno scolastico 2017/2018 842mila studenti con background migratorio hanno frequentato le scuole italiane, pari al 9,7% del totale degli iscritti.
La dicitura “Alunni con cittadinanza non italiana” è stata da poco trasformata in “alunni con background migratorio”. C’è una ragione specifica?
La prima dicitura, quella ministeriale, pone l’accento sul non possesso della cittadinanza. Ma la composizione dei ragazzi con background migratorio che frequentano la scuola in Italia è profondamente cambiata negli anni, non a caso i nati in Italia oggi rappresentano la maggioranza.
Da che anno si sono iniziate a fare analisi precise sulla presenza di alunni con background migratorio nelle scuole?
Dalla fine degli anni Ottanta. All’inizio si registravano appena settemila iscritti. Poi dal 1995 al 2007 le presenze si sono decuplicate da 50mila a 500mila e nell’ultimo decennio sono cresciute di 260mila unità.
Qual è il grado di scuole che accoglie il maggior numero di iscritti?
Quella primaria, anche perché è scuola dell’obbligo e ha una durata di cinque anni. Stando ai dati la scuola primaria e quella dell’infanzia si attestano attorno a 11 alunni stranieri ogni 100 alunni iscritti, seguite da 10 alle medie e 7,3 alle superiori.
Dove sono nati i ragazzi o qual è il loro paese d’origine prevalente?
Romania, Albania, Marocco e Cina sono le comunità più numerose nella scuola. I romeni sono quasi il 19% del totale. Seguiti dagli albanesi 13,6%marocchini 12,3% e cinesi 6,3%. Tutte aree di emigrazione storica verso l’Italia.
Gli studenti di origine straniera nati in Italia sono superiori rispetto a che è nato nel Paese d’origine. È sempre stato cosi?
I nati in Italia rappresentano uno dei cambiamenti demografici più significativi nella popolazione scolastica straniera. Nell’anno scolastico 2017/18 arrivano a 531mila presenze e da cinque anni costituiscono la maggioranza degli alunni stranieri con il 63,1%. In 10 anni abbiamo assistito a un vero rovesciamento, basti pensare che nell’anno scolastico 2007/08 i nati all’estero erano la maggioranza e rappresentavano il 66%.
Quali sono le regioni più multiculturali?
Sulla distribuzione scolastica non ci sono stati particolare cambiamenti nel corso degli anni. La scuola non è infatti indipendente dal processo migratorio. E quindi anche la presenza non è uniforme sul territorio. Le regioni con presenza maggiore sono la Lombardia con oltre 231mila presenze e a seguire l’Emila Romagna, il Veneto, Lazio, Piemonte e Toscana. Da segnalare anche che all’interno del gruppo delle scuole con oltre il 30% di alunni con background migratorio crescono anche le scuole a maggioranza straniera che passano da 691 nel 2016/17 al 729 /pari all’1,3% del totale) nel 2017/18.
Gli studenti con background migratorio hanno difficoltà maggiori a scuola?
Ci sono ancora delle disuguaglianze nell’accesso, nella permanenza e nell’uscita dal sistema di formazione. Il ritardo scolastico e il tasso di bocciatura, soprattutto nelle scuole secondarie e secondarie di secondo grado è più alto. Ma, ciò nonostante, sarebbe scorretto non segnalare comunque il progressivo miglioramento della situazione. La percentuale degli studenti con background migratorio in ritardo si è ridotta di circa il 10% in dieci anni e si ferma al 12%. Rimane però elevata alle scuole superiori dove circa il 58% degli alunni ha perso uno o più anni, alle scuole medie il dato si attesta attorno al 32%. Un fatto da segnalare è che gli studenti con cittadinanza non italiana si collocano all’interno del sistema scolastico italiano e non rappresentano una differenza ma ne seguono il trend. Il nostro paese è caratterizzato da tassi di dispersione scolastica molto elevati, livelli di istruzione bassi, e siamo il primo paese tra quelli europei per numero di neet, ovvero ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Gli studenti stranieri o di origine straniera si inseriscono in queste dinamiche e le amplificano.
Una scuola multietnica è una risorsa?
Certo che sì. Tra l’altro l’Italia non è nuova ai fenomeni migratori. Proprio per questo sono convinta che i nodi e le questioni problematiche del sistema scolastico italiano non siano specifici degli studenti stranieri e le loro famiglie, ma valgono appunto per la scuola in generale.
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