Formazione

Competenti, entusiasti, umili cioè campioni

Chievo: dalla presidenza al campo: una squadra di fuoriclasse... della misura di Nicola Calzaretta

di Redazione

Il Chievo illumina il nostro un po? stantio presepe calcistico come una cometa abbagliante»: questa è la fotografia di Giorgio Tosatti, opinionista leader in tema di calcio. Un?immagine vera ed efficace, che ha tra i suoi artefici sicuramente Luca Campedelli, il presidente bambino, innamorato del calcio, ex (?) tifoso dell?Inter, che si è trovato catapultato alla guida del Chievo e dell?azienda di famiglia, la Paluani, nel 1993, dopo la morte improvvisa del padre Luigi. «Non era giusto che alla festa mancasse mio padre», ha dichiarato Luca Campedelli in un?intervista. «Il Chievo è stato lui, senza la sua passione e la sua capacità non esisterebbe questa realtà? Da lui ho imparato la lezione più importante: ascoltare tutti, poi decidere da solo. Salgo in bici e decido per conto mio». Campedelli è il ritratto della semplicità che ha saputo trasferire anche in società. C?è una cosa che lo fa irritare: quando si parla di favola. Non ci sta. Niente favola e niente miracoli: anche perché, ammonisce Campedelli, «chi li faceva è finito in croce o era santo. E io non lo sono». Ha ragione il giovane presidente perché alla base del fenomeno Chievo c?è un progetto portato avanti negli anni che si basa sull?organizzazione, sul lavoro, sulla competenza e che ha due interpreti d?eccezione in Giovanni Sartori e Luigi Del Neri. Persone serie e capaci, scelte dal presidente. Sartori è il direttore sportivo che Campedelli non esita a definire il migliore della serie A, nonché il vero artefice di ciò che è il Chievo oggi. «A lui lascio la parte tecnica», sono parole del presidente, «la sua onestà è stata la costante di questi anni». Giovanni Sartori non appare quasi mai. Era una promessa del Milan. Giocò 7 volte, l?anno della stella. Poi non ha avuto molta fortuna e, ancora giovane, ha incontrato il Chievo in serie C. Sartori è la mente tecnica del Chievo, quello che scova gli interpreti giusti al momento giusto, quello che di domenica gira tutta la provincia alla ricerca di giocatori da acquistare, quello che aveva il cuore diviso a metà la notte in cui il suo Chievo ha affrontato il suo Milan a San Siro. Del Neri, buon centrocampista tra gli anni 70 e 80, è il mister che ha portato il Chievo prima in A e poi in vetta davanti a Inter, Roma, Juve e compagnia danzante. «Sono un emergente zavorrato», ha detto al Guerin Sportivo, «cioè arrivato in A in ritardo e con addosso i piacevoli pesi di anni di gavetta. Il mio modo di essere è identico a prima e ai miei ragazzi insegno l?umiltà e il realismo». Realismo che, comunque, significa credere nei propri mezzi, senza remore e timori di sorta. «Credete in tutto ciò che abbiamo fatto e non snaturate mai voi stessi»: ha carisma, il baffuto mister. A completare la squadra altri personaggi importanti a cominciare da quel Marco Pacione che, dopo aver speso le ultime stagioni da attaccante con il Chievo ne è diventato il team manager e addetto stampa trovando la sua giusta dimensione, per poi passare a Enzo Zanin, che ha difeso la porta dei gialloblù per 300 volte dall?Interregionale alla B e che in società si occupa di marketing, per finire a Giancarlo Fiumi, segretario generale, senza dimenticare Gibellini che cura l?ufficio stampa. Una società semplice e vincente che anche oggi pensa comunque al domani perché, come scrive Nick Hornby, «c?è sempre un campionato che riparte ogni settembre».


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