Cultura

Il Papa: Uccidere in nome di Dio è una bestemmia

“Un grazie ai volontari" , il discorso del Papa al corpo diplomatico accreditato in Vaticano, in occasione degli auguri. Ne pubblichiamo in anteprima ampi stralci

di Redazione

Eccellenze, Signore e Signori! (?) 2. La luce di Natale dà senso a tutti gli sforzi umani, posti in atto per rendere la terra più fraterna e solidale, affinché sia bello il viverci, e l?indifferenza, l?ingiustizia e l?odio non abbiano mai l?ultima parola. E qui potrebbe essere citata una lunga lista di interventi condotti a buon fine dai governi, dai negoziatori, o dai volontari, che, in questi ultimi tempi, hanno saputo porre la loro abilità e la loro dedizione al servizio della causa dell?uomo. Tra i motivi di soddisfazione, va senz?altro menzionata l?unificazione progressiva dell?Europa, di cui è simbolo la recente adozione, da parte di dodici Paesi, di un?unica moneta. Si tratta di una tappa decisiva nella lunga storia di questo continente. Ma è altresì importante che l?allargamento dell?Unione Europea continui a costituire una priorità. So inoltre che ci si sta interrogando circa l?opportunità di una Costituzione dell?Unione. A tal proposito, è fondamentale che siano sempre meglio esplicitati gli obiettivi di questa costruzione europea e i valori sui quali essa deve basarsi. Per questo, non senza una certa tristezza, ho preso atto del fatto che, fra i partner che dovranno contribuire alla riflessione sulla “Convenzione” istituita nel corso del summit di Laeken lo scorso mese, le comunità dei credenti non sono state citate esplicitamente. La marginalizzazione delle religioni, che hanno contribuito ed ancora contribuiscono alla cultura e all?umanesimo dei quali l?Europa è legittimamente fiera, mi sembra essere al tempo stesso un?ingiustizia e un errore di prospettiva. Riconoscere un fatto storico innegabile non significa affatto disconoscere l?esigenza moderna di una giusta laicità degli Stati, e dunque dell?Europa! (?) 3. Ma la luce venuta dalla grotta di Betlemme illumina ugualmente, e in maniera implacabile, le ambiguità e gli insuccessi delle nostre imprese. In questo inizio d?anno, constatiamo purtroppo che l?umanità si trova in una situazione di violenza, di miseria e di peccato. Nella notte di Natale, ci siamo recati spiritualmente a Betlemme e abbiamo dovuto ahimè costatare che la Terra Santa, dove il Redentore ha visto la luce, è sempre, per colpa degli uomini, una terra di fuoco e di sangue. Nessuno può rimanere insensibile all?ingiustizia di cui il popolo palestinese è vittima da più di cinquant?anni. Nessuno può contestare il diritto del popolo israeliano a vivere nella sicurezza. Ma nessuno può nemmeno dimenticare le vittime innocenti che, da una parte e dall?altra, cadono ogni giorno sotto i colpi e gli spari. Le armi e gli attentati cruenti non saranno mai strumenti adeguati per far giungere messaggi politici agli interlocutori. Neanche però la logica della legge del taglione è adatta per preparare le vie della pace. Come ho già dichiarato tante volte, soltanto il rispetto dell?altro e delle sue legittime aspirazioni, l?applicazione del diritto internazionale, l?evacuazione dei territori occupati e uno statuto internazionalmente garantito per le parti più sacre di Gerusalemme, sono in grado di avviare un processo di pacificazione in questa parte del mondo, spezzando la catena infernale dell?odio e della vendetta. Auspico che la comunità internazionale, attraverso mezzi pacifici e appropriati, sia messa in condizione di giocare il proprio ruolo insostituibile, essendo accettata da tutte le parti in conflitto. Gli Israeliani e i Palestinesi, gli uni contro gli altri, non vinceranno la guerra. Gli uni insieme con gli altri, possono vincere la pace. La legittima lotta contro il terrorismo, di cui gli odiosi attentati dell?11 settembre scorso sono l?espressione più efferata, ha ridato la parola alle armi. Di fronte alla barbara aggressione e ai massacri si pone non soltanto la questione della legittima difesa, ma anche quella dei mezzi più adatti a sradicare il terrorismo, come pure quella della ricerca delle cause che stanno all?origine di simili azioni, e quella delle misure da prendere per dare l?avvio a un processo di “guarigione”, per superare la paura ed evitare che male si aggiunga a male, violenza a violenza. Così, bisogna incoraggiare il nuovo governo installato a Kabul nei suoi sforzi tesi ad una effettiva pacificazione di tutto l?Afghanistan. Debbo infine fare accenno alle tensioni che oppongono, ancora una volta, l?India e il Pakistan, per invitare insistentemente i responsabili politici di queste grandi nazioni a dare la priorità assoluta al dialogo e al negoziato. Occorre inoltre ascoltare la domanda che ci viene rivolta dal cuore stesso di questo abisso: il posto e l?uso della religione nella vita degli uomini e delle società. Desidero ribadire qui, davanti a tutta la comunità internazionale, che uccidere in nome di Dio è una bestemmia e un pervertimento della religione, e voglio ripetere questa mattina quanto scrivevo nel mio Messaggio del 1° gennaio: “È profanazione della religione proclamarsi terroristi in nome di Dio, uccidere e violentare l’uomo in nome di Dio. La violenza terrorista, infatti, è contraria alla fede in un Dio Creatore dell’uomo, un Dio che si prende cura dell?uomo e lo ama” (n. 7). 4. Di fronte a queste manifestazioni di violenza irrazionale e ingiustificabile, il grande pericolo è che altre situazioni passino inosservate e contribuiscano a far sì che popoli interi siano abbandonati al loro triste destino. Penso all?Africa, alle pandemie e agli scontri armati che ne stanno decimando le popolazioni. Di recente, nel corso d?un dibattito in seno all?Assemblea generale dell?Organizzazione delle nazioni Unite, si faceva notare che ben 17 conflitti erano in atto nel continente africano. In una simile situazione, la nascita d?una “Unione africana” costituisce di per se una buona notizia. Quest?Organizzazione dovrebbe contribuire ad elaborare principi comuni che uniscano tutti gli Stati membri, per rispondere alle sfide più impegnative quali la prevenzione dei conflitti, l?educazione e la lotta contro la povertà. E come non far cenno all?America Latina, a cui ci sentiamo sempre così vicini? In alcuni Paesi di questo grande continente, il persistere di disuguaglianze sociali, il narcotraffico, fenomeni di corruzione e di violenza armata rischiano di minare le basi della democrazia e gettare il discredito sulla classe politica. Proprio di recente, la difficile situazione in Argentina si è espressa con pubblici disordini, che hanno dolorosamente colpito vite umane. Questo ci ricorda ancora una volta, che è la ricerca del bene autentico delle persone e dei popoli che deve ispirare sempre l?azione politica ed economica delle istanze nazionali ed internazionali. Rivolgo un accorato appello agli abitanti dell?America Latina, e specialmente agli Argentini, perché nelle presenti difficoltà conservino viva la speranza, rimanendo consapevoli che, disponendo di così tante risorse umane e naturali, la situazione attuale non è irreversibile e può essere superata con l?apporto di tutti. A tal fine, è necessario accantonare gli interessi personali o di parte, e promuovere, con tutti i mezzi legittimi, l?interesse della nazione, tornando ai valori morali, come pure il dialogo aperto e franco e la rinuncia al superfluo in favore di quanti si trovano stretti da bisogni d?ogni sorta. In questo spirito, è bene ricordarsi che l?attività politica è anzitutto un nobile, austero e generoso servizio alla comunità. 5. Questa contrastata situazione del nostro mondo, incamminato nel terzo millennio, offre un vantaggio, se posso esprimermi così: ci mette di fronte alle nostre responsabilità. Ognuno è costretto a porsi le vere domande: quella della verità su Dio e quella della verità sull?uomo. Dio non è al servizio d?un uomo o di un popolo, e nessun progetto umano può pretendere di appropriarsene. I figli di Abramo sanno che nessuno può accaparrarsi Dio: Dio, noi lo accogliamo. Davanti al presepe, i cristiani sono in grado di percepire meglio che Gesù stesso non si è imposto e ha rifiutato di utilizzare strumenti potenti per promuovere il suo Regno! La verità sull?uomo, che è creatura. L?uomo coglie la verità del suo essere solo quando riceve se stesso da Dio in un atteggiamento di povertà. Non è cosciente della sua dignità se non quando riconosce in se stesso e negli altri l?impronta di Dio che lo ha creato a sua immagine. Proprio per questo ho voluto che il tema del perdono fosse al centro del tradizionale Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2002, essendo persuaso che “il servizio che le religioni possono dare per la pace e contro il terrorismo consiste proprio nella pedagogia del perdono, perché l?uomo che perdona o chiede perdono capisce che c’è una Verità più grande di lui, accogliendo la quale egli può trascendere se stesso” (n. 13). Questa verità su Dio e sull?uomo, i cristiani l?offrono a tutti gli uomini, specialmente ai loro fratelli e sorelle fedeli dell?Islam autentico, religione di pace e d?amore del prossimo. (?)


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