Mondo

2003, ad Assisi via Porto Alegre

La prossima Perugia-Assisi sarà dedicata alla società civile europea e al suo ruolo di mediatrice dei conflitti mondiali. Intanto, tutti pronti per gli appuntamenti in Messico e a Roma

di Barbara Fabiani

Bruxelles è la prossima tappa del Cammino per la pace. La quattordicesima edizione della marcia Perugia-Assisi sarà dedicata all?Europa: è questa infatti la proposta emersa nelle tre giornate del seminario nazionale della Tavola della pace. Ma si tratta di una scelta che non ha nulla a che vedere con le mode europeiste di pre cambio valuta.
Lo ha spiegato bene Flavio Lotti, coordinatore della Tavola, a una assemblea di duecento persone un po? commossa dopo la visione delle immagini della prima marcia di Capitini del 1961 intrecciate con quelle dell?ultimo corteo del 14 ottobre. «In un mondo globalizzato quanto unipolare, nel modo in cui gli Stati Uniti accentrano le decisioni politiche ed economiche, è ora che l?Europa diventi un soggetto politico capace di intervenire autonomamente e farsi mediatore nei conflitti internazionali», ha spiegato Flavio Lotti. Ma la politica europea non può coincidere solo con quella delle istituzioni: esiste una società civile che ha un ruolo da svolgere e che ancora non si muove in rete, come invece dovrebbe per riuscire a intervenire, ad esempio, nella stesura della Costituzione europea.
I due anni che mancano alla prossima marcia saranno quindi dedicati a stringere rapporti con associazioni europee in modo che da Perugia ad Assisi si dipani un corteo più multilingue del solito. Anzi, si sta facendo strada l?ipotesi di organizzare una marcia transeuropea, una specie di staffetta di cui il tratto Perugia-Assisi sia solo la tappa conclusiva. Esistono anche altri fattori che potrebbero fare gioco alla scelta di focalizzare le richieste sul ruolo dell?Europa per la pace: il fatto che la marcia coinciderebbe con la presidenza di turno italiana a Bruxelles e che la scadenza elettorale europea sarebbe prossima.
Ma non si è parlato solo di Europa, in questi tre giorni di dibattito. Sia tra l?auditorio che negli interventi dei relatori (tra i quali rappresentati di Arci, Emmaus, Acli, Movimento nonviolento, Agesci, Legambiente, Focsiv, Cgil, Cisl ed enti locali per la pace) è rimasta intatta la convinzione che la lotta contro il terrorismo passi per la lotta all?ingiustizia sociale, e che la resa di Kabul non sconfigga le motivazioni alla base della violenza. Una violenza che più di un intervento ha definito «figlia dello sfruttamento proprio di questa globalizzazione». «È importante che la società ottenga dei risultati nei confronti delle istituzioni, perché dobbiamo dimostrare a chi nel ud del mondo è tentato dall?opzione violenta che esistono altri modi per farsi ascoltare», ha detto Lotti, individuando un?ulteriore responsabilità per il movimento.
E mentre si aspetta il 2003? Il lavoro deve continuare sul territorio con le attività delle associazioni per raggiungere e coinvolgere le persone, senza dimenticare il ruolo degli enti locali. Irrinunciabile anche il pilastro dell?educazione alla pace nelle scuole e il coinvolgimento dei giovani, ma questa volta con l?obiettivo di farla diventare parte permanente della formazione scolastica. Infine, qualche appunto da prendere sul calendario futuro. In particolare l?incontro di Porto Alegre, la conferenza Finance for development del prossimo marzo in Messico, e l?appuntamento con il vertice Fao a Roma, a giugno 2002. Inoltre, per la prossima Pasqua si parla di un viaggio in Palestina promosso dalla Tavola, mentre è certo il viaggio di Beati costruttori di pace a Kisangani, nello stesso periodo.

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