Cultura

Biologico, gli ogm seminano zizzania

È polemica per la soia modificata Il marchio bio non è esente dagli ogm? Lo dice l’Aiab, il maggior ente certificatore. Che rafforza i controlli.

di Giampaolo Cerri

José Bové li sradica, Vincenzo Vizioli li mette al bando. Uno degli organismi più rappresentativi dell?agricoltura naturale, l?Associazione italiana per l?agricoltura biologica, ha deciso la linea dura contro gli ogm. Vizioli, che la presiede, non si mette a estirpare le piante transgeniche come ha fatto a suo tempo, il leader della Conféderation Paysanne (e che per questo rischia di finire in carcere nei prossimi giorni), semplicemente perché in Italia queste coltivazioni sono (ufficialmente) vietate. Il presidente Aiab, con tutto il comitato federale della sua associazione, ha varato a fine novembre la messa al bando della soia, una delle specie a più alto tasso di contaminazione, a causa del massiccio import dal Nord America. In pratica, la misura riguarda tutti i processi produttivi dell?agricoltura biologica e la realizzazione dei preparati per l?alimentazione zootecnica e umana che vorranno essere certificati come biologici da Icea, l?ente di controllo dell?associazione. Con un?unica eccezione, le sementi certificate da agricoltura biologica e le varietà di soia ?ogm free?. In ogni caso, l?Icea si riserva di far nuovi controlli sulla soia certificata da terzi. Una posizione che però non piace agli altri organismi di certificazione, che minacciano di ricorrere al ministero dell?Agricoltura che fornisce le autorizzazioni per il controllo nel biologico. La Fiao – Federazione italiana agricoltura organica associa altri sette enti sui nove autorizzati dal ministero (Suolo&Salute, Ccpb, Codex, Bios, Bioagricoop, Ecocert e Imc). Nel n. 24 del Bollettino Bio per le aziende, informatissimo notiziario online di Greenplanet.net, la Fiao contrattacca. Se ne incarica Paolo Carnemolla, membro della segreteria, che parla di messaggi che vogliono distinguere «un biologico buono da un altro cattivo». Secondo il dirigente Fiao, «che si tratti di moratorie per la soia o di sistemi informatici che anticipano scelte radicali nella gestione della certificazione, è necessario richiamare tutti a un senso di responsabilità collettivo e a una dimensione di sistema che è stata la forza del biologico degli inizi». Più avanti, un comunicato della Federazione preannuncia un ricorso al ministero e al Sincert, l?organismo di accreditamento per le norme Uni in Italia, che riconosce l?Icea ma anche altri due enti aderenti alla Fiao. «L?iniziativa dell?Aiab, oltre a risultare nella sostanza inutile e contradditoria, è poco più di quanto tutti gli organismi autorizzati sono tenuti a fare per legge», dice il duro comunicato, «e tenta di delegittimare l?intero sistema normativo e procedurale delle produzioni biologiche europeo e nazionale». Secondo la Fiao, «simili iniziative, ampiamente propagandate anche sulla stampa, a oggi hanno prodotto solo danno al settore ingenerando nei consumatori l?idea di un pericolo che, paradossalmente, in questo modo si identifica prevalentemente proprio con i prodotti biologici». Ma se la Fiao taccia di allarmismo l?Aiab, le cronache del 10 dicembre riportano tutti sulla terra: quel giorno, infatti, la Camera di commercio di Torino rendeva noti i risultati di alcune analisi su prodotti biologici e nella quasi totalità dei campioni a base di soia, c?erano tracce di ogm. «La moratoria è una scelta non casuale», risponde il presidente dell?Aiab, Vizioli, «ci siamo arrivati dopo un anno di ricerche, di convegni, e dopo un percorso tecnico e politico. O si regolamenta il sistema o si muore». Il capo di oltre 14mila imprese bio cita i sondaggi fra i consumatori naturali: «Sappiamo che 75 su 100 si sono avvicinati ai nostri prodotti perché temevano gli alimenti transgenici: possiamo abusare della loro fiducia?». E i ricorsi dei vostri colleghi? «Facciano pure», dice il presidente dell?Aiab, «noi d?altra parte chiediamo a chi si certifica con noi di sottoporsi a questi ulteriori controlli, non andiamo certo a imporli a terzi». Vizioli sbotta solo di fronte all?accusa di cercare pubblicità a buon mercato: «Non capiscono che ne va del futuro di tutti, non solo del nostro». Basterà la moratoria ad allontanare lo spettro del biotech e a salvare la reputazione dell?agricoltura naturale? «Siamo coscienti che non è la risoluzione del problema e infatti, contemporaneamente, facciamo appello al ministero dell?Agricoltura, perché sostenga un piano per la produzione di piante per l?alimentazione animale, alternative alla soia quali i piselli e il favino. Finché non ci affrancheremo dall?import della soia americana, non ne usciremo».


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