«Quello di cui abbiamo bisogno è un cambiamento totale di sistema. Pensiamo che la nostra idea di ridurre l’uso dei pesticidi di sintesi nell’agricoltura dell’Ue nei prossimi 10-15 anni sarà un motore per innovare in agricoltura, e in pratiche più ecologiche. L’agricoltura che promuoviamo non è solo rispettosa della biodiversità, ma anche dell’ambiente. (..) Abbiamo pensato che un movimento dal basso, grassroot, fosse il modo migliore di fare questo cambiamento. La transizione dell’agricoltura verso la biodiversità di domani è qualcosa che ha bisogno del coinvolgimento di tutti. Non è solo una questione politica che si può correggere con una semplice modifica di legge: c’è bisogno del supporto da parte di tutta la società, e anche da parte degli agricoltori». Così Helmut Burtscher-Schaden, copromotore dell'Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) "Save bees and farmers" (Salvare le api e gli agricoltori”). I promotori di questa Ice chiedono alla Commissione europea, al fine di proteggere le api, “simbolo potente di biodiversità”, e la vita delle persone, di fare una proposta di legge che elimini gradualmente l’uso di pesticidi sintetici nell’agricoltura Ue entro il 2035, e inoltre chiedono alla Commissione di proporre nuovi atti legislativi per ripristinare la biodiversità e sostenere gli agricoltori nella transizione verso l’agroecologia.
«La nostra biodiversità è rischio come non era mai successo prima. Per questo il Green Deal della Commissione europea ha come target la riduzione dell’uso dei pesticidi del 50% entro il 2030. L’industria dei pesticidi, i loro alleati nel Parlamento europeo e i governi nazionali stanno attaccando quest'obiettivo storico. Non è mai stato così importante come adesso che i cittadini europei facessero sentire la loro voce contro i pesticidi», si legge in una nota della campagna.
Lanciata nel 2019, “Save bees and farmers” è un movimento della società civile, un network di più di 140 Ong ambientali, di organizzazioni di agricoltori e apicoltori, di fondazioni benefiche e istituzioni scientifiche distribuite in tutta l’Unione europea, che lavorano assieme per conciliare agricoltura, salute e biodiversità. E’ possibile firmare per l’iniziativa fino al 30 settembre 2021, a questo link.
Introdotta nel 2012 dal trattato di Lisbona, l'Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) è un importante strumento di democrazia partecipativa all’interno dell’Ue, che consente ai cittadini europei che riescono a raccogliere un milione di firme da almeno sette Stati Ue il diritto di chiedere alla Commissione europea di proporre nuovi atti legislativi su un tema che ricada nell'ambito di competenza comunitario.
Abbiamo parlato con Helmut Burtscher-Schaden in occasione della decima edizione dell’ECI Day, organizzata dal Comitato economico e sociale europeo fin dal lancio dell’Iniziativa dei Cittadini europei nel 2012. ECI Day quest’anno si è svolta online e ha dato modo agli organizzatori delle 12 ICE che sono al momento attive di presentare le loro iniziative.
Helmut Burtscher-Schaden, scienziato, ambientalista e attivista, è una figura di primo piano del movimento europeo per sostituire il glifosato, erbicida cancerogeno, con alternative rispettose dell’ambiente. E’ uno dei promotori dell’ICE "Ban Glyphosate", (Vietare il glifosato), che è stata presentata alla Commissione nel 2017, ed è stata tradotta in legge: dalla primavera del 2021 è in vigore un regolamento, adottato dal Parlamento europeo e del Consiglio su proposta della Commissione, sulla trasparenza e la sostenibilità dell’analisi del rischio da parte dell’Ue nella filiera alimentare. “Si tratta di una delle ECI più di successo in assoluto, da quando questo strumento è stato introdotto, nel 2012”, spiega Helmut Burtscher-Schaden. Laureato in biochimica a Vienna, Burtscher-Schaden dal 2001 lavora per Global 2000 – Friends of the Earth Austria, sugli effetti delle sostanze chimiche sulla salute e sull’ambiente. Friends of the Earth International è la più grande rete ambientale “grassroot” al mondo.
Perchè le api sono così importanti?
Le api e gli impollinatori (api, api bianche e farfalle) sono necessari per la sopravvivenza di circa l’80% delle piante. Non solo le piante che sono utilizzate per produrre cibo, ma le piante in generale. Il 35% circa del cibo che mangiamo dipende direttamente da questi insetti, in maniera predominante dalle api e poi da altri insetti impollinatori. I cereali non sono impollinati dalle api, e sono in grande quantità, ma se non ci fossero le api non avremmo niente da mangiare ad eccezione di carne di bovino, dal momento che le mucche mangiano il grano e nient’altro al di fuori di questo. Se le api venissero a mancare la stessa biodiversità crollerebbe. Gli impollinatori hanno un ruolo cruciale all’interno del nostro ecosistema.
Qual è l’approccio su cui vi siete focalizzati?
Con questa ICE ci siamo concentrati su un approccio “grassroot”, cioè dal basso, e penso che questo faccia una maggiore differenza. Abbiamo pensato che la transizione dell’agricoltura verso la biodiversità di domani, verso una forma di produzione del nostro cibo rispettosa del clima, è qualcosa che ha bisogno del coinvolgimento di tutta la società. Non è solo qualcosa di politico che si può correggere con una semplice modifica giuridica: c’è bisogno del supporto da parte di tutta la società, e anche da parte degli agricoltori.
Qual è l’idea della vostra ICE?
La nostra prima idea era di salvare le api. “Save bees” sta per “salvare la biodiversità”. Gli insetti impollinatori hanno un ruolo centrale e le api sono un simbolo potente di biodiversità. Questo è stato il nostro primo approccio. Il secondo è stato: “Non si possono salvare le api senza salvare gli agricoltori”. In Europa non solo diminuisce notevolmente il numero delle api, ma anche quello delle aziende agricole di piccole dimensioni. Nell’Unione europea chiudono moltissime piccole aziende agricole. In Austria per esempio chiudono 7 fattorie al giorno. Questo è causato in gran parte da politiche agricole dell’Unione europea dell’ultimo decennio che hanno per lo più investito denaro per la produzione di carne. La politica agricola comune spinge per realizzare fattorie più grandi. Tutto ciò è negativo per la sopravvivenza delle fattorie, per questo intendiamo cambiare le cose: vogliamo salvare le piccole aziende agricole per salvare l’ambiente.
In che modo intendete cambiare le cose?
Quello di cui abbiamo bisogno è un cambiamento totale di sistema. Pensiamo che la nostra idea di ridurre i pesticidi nei prossimi 10-15 anni sarà un motore per l'innovazione in agricoltura, e anche per l’innovazione verso pratiche più ecologiche. Lo scorso maggio a Vienna, Global 2000- Friends of the Earth Austria, organizzazione austriaca per la protezione dell’ambiente, per cui lavoro, ha organizzato una grande conferenza sull’agricoltura del futuro, dal titolo “Agriculture of the future” con scienziati che sono arrivati da tutto il mondo a parlare di agroecologia. L’agricoltura che noi promuoviamo non è solo rispettosa della biodiversità, ma anche dell’ambiente, e può diventare parte della soluzione. Quando si prende in considerazione il riscaldamento globale il nostro sistema attuale è parte del problema, quindi eliminare i pesticidi significa che bisogna trovare delle altre misure e altri modi di proteggere il raccolto daI parassiti. Il nostro approccio è a basso input di sostanze chimiche, e a volte anche di energia. In una certa misura c’è anche molto potenziale per la ricerca e lo sviluppo. Non è fantascienza! Se si guarda alla produzione biologica funziona piuttosto bene. Molti report ci dicono che l'agricoltura biologica è in grado di fornire la produzione di cibo per tutto il mondo, ma dobbiamo cambiare delle cose. Dovremmo usare le aree per la produzione di impianti energetici per produrre più piante per il consumo umano, invece che per il consumo degli animali, destinati a produrre carne, che è molto più problematica dal punto di vista ecologico rispetto alle piante. Naturalmente dobbiamo cambiare le abitudini nelle nostre società: dovremmo consumare meno carne e meno prodotti derivati dal latte. Il pianeta non è abbastanza grande per quello che stiamo facendo ora. Per questo abbiamo pensato che un movimento “grassroot”, fosse il modo migliore di farlo. Da questo punto di vista il Covid-19 ha creato grossi problemi.
Quali?
Il problema è che le organizzazioni grassroot lavorano poco in modo digitale e più nelle strade. C’è bisogno dell’interesse e dell’apertura delle persone, ma purtroppo il Covid ha ristretto il nostro modo di pensare il mondo in un modo estremo, come non era mai capitato prima, e ha reso difficile raggiungere le persone, dato che c’è molta paura al momento. Quindi questo è il problema che ci troviamo ad affrontare e questo è il motivo per cui abbiamo raggiunto solo 600.000 firme, raccolte sia online sia offline. E’ un risultato abbastanza buono, ma nel 2017 ho organizzato I’ICE, “Ban glyphosate” (“Vietare il glifosato), che ha raccolto un milione e 300 mila firme in soli 4 mesi e mezzo. E’ stata l’ICE che ha raccolto le firme più velocemente in assoluto.
Come funziona la raccolta delle firme?
È difficile raccogliere le firme perchè in molti Paesi, come per esempio in Francia e in Austria, per firmare un ICE bisogna inserire il numero del proprio passaporto. Questo rende la cosa complicata per persone che, anche se abituate a firmare petizioni e impegnate politicamente, normalmente firmano cliccando semplicemente un bottone di una petizione online. E non si aspettano che ci siano altre alternative, come questo importante strumento di democrazia partecipativa. In Paesi come per esempio la Svezia le persone non vogliono fornire i dati del loro passaporto, quindi è difficile raccogliere le firme. In Austria il motivo per cui le persone trovano che sia difficile firmare un ICE è che normalmente quando vuoi firmare non hai il passaporto con te, e per questo motivo perdi molti voti. Inoltre è molto difficile spiegare che la firma per l’ICE è molto importante e che con essa puoi cambiare la legislazione dell’Ue, come è effettivamente successo con la nostra ECI Ban Glyphosate : quest’anno infatti è stato approvato un regolamento europeo sulla trasparenza che deriva dalla nostra ICE. Con Ban Glyphosate abbiamo organizzato una delle ECI più di successo in assoluto, da quando questo strumento è stato lanciato, nel 2012.
Foto d'apertura: Heather Mckean/Unsplash
Foto 1 nell'articolo: gentile concessione di Helmut Burtscher-Schaden
Foto 2 nell'articolo: Boba Jaglicic/Unsplash
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