Famiglia
Missionari contro l’esportazione di armi dal Portogallo
In Portogallo i missionari stanno facendo pressione con una campagna perché il governo faccia chiarezza sulle armi che escono dal Paese
Hanno raccolto migliaia di adesioni per chiedere che lo Stato si impegni a stabilire e rispettare criteri chiari e trasparenti per quanto concerne l?esportazione di materiale bellico. In Portogallo la campagna ?Osiamo smascherare i commercianti di morte?, condotta dagli Istituti missionari con il sostegno di Amnesty international sta smuovendo l’opinione pubblica. Nell’arco di tre mesi sono state raccolte 80mila adesioni e una petizione verrà presentata al nuovo Parlamento di Lisbona, che scaturirà dalle elezioni politiche del prossimo 17 marzo. Nell’ambito di questa iniziativa – riferisce l’agenzia missionaria Misna – la rivista dei missionari comboniani Além-Mar ha insistentemente chiesto e, infine, ottenuto la diffusione di statistiche relative alla produzione ed esportazione di armi da parte del Portogallo. Dopo tre mesi di attesa, il ministero della difesa ha reso disponibili sul proprio sito (www.mdn.gov.pt), i dati relativi agli ultimi cinque anni. I dati pubblicati rendono ancora più evidente secondo quanto nebulose e incerte siano le informazioni. La rivista comboniana ha riferito di un colloquio avuto con un responsabile del ministero, il quale, dopo aver dichiarato che le aziende autorizzate dal governo portoghese a commerciare armi non sono più di una mezza dozzina, è arrivato ad ammettere che sono 20 o 30. Secondo le cifre disponibili ora sul sito dello stesso ministero, tali aziende sono in realtà ben 46. Ma, sempre secondo la rivista portoghese, sono attive sul mercato anche aziende che non dispongono di una esplicita autorizzazione da parte del governo. Riamane un mistero l’attività di tutte queste aziende, visto che il Portogallo ha sempre sostenuto di produrre soltanto una limitata quantità di munizioni leggere, pezzi necessari per la manutenzione di aerei e attrezzature per la comunicazione.
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