Volontariato

Dire cio’ che i media non vogliono che sentiamo

Norman Solomon (FAIR) presenta il libro di prossima pubblicazione di Noam Chomsky

di Redazione

“Se il termine liberta’ significa qualcosa”, scrisse George Orwell, “di certo significa che si ha il diritto di dire alla gente cio’ che questa non vuole sentire”. Parrebbe ovvio che i guardiani dei grandi media statunitensi non vogliono sentire cio’ che Noam Chomsky ha da dire… e preferirebbero che nemmeno noi lo sentissimo. I giornalisti di altre nazioni, invece, lo intervistano spesso. Chomsky fa base al Massachusetts Institute of Technology ed e’ un’esperto di fama mondiale per tutto quanto concerne tecniche di propaganda e politiche globali. Tuttavia, e’ praticamente impossibile sentirne parlare nei principali media americani. Non e’ portato a parlare a vavera e non solo per una questione di stile: poche parole secche sono piu’ che sufficienti quando si armonizzano con la saggezza convenzionale in pochi secondi. Per presentare in maniera intelleggibile una valutazione innovativa delle realta’ politiche, al contrario, ci vuole molto piu’ tempo. Nessuno nega che piu’ di 40 anni fa’ Chomsky abbia rivoluzionato lo studio del linguaggio. I grandi e i potenti non hanno nulla da ridire sul suo lavoro in qualita’ di linguista piu’ famoso del mondo. Diventa ‘persona non grata’ nelle grandi reti televisite e presso i principali quotidiani statunitensi solo quando si tratta di lui in quanto studioso di politica. Cio’ nonostante le conferenze di Chomsky presso le universita’ o altri eventi negli Stati Uniti attraggono regolarmente migliaia di persone. Da molti anni, ormai, le radio locali in tutto il Nord America mandano in onda interviste e seminari di Chomsky su argomenti inerenti la politica e i quotidiani ‘progressisti’ ne pubblicano gli articoli. Tuttavia, la maggior parte degli editori dei grandi media sembra piu’ interessata a inserire affermazioni semplicistiche sulle sue idee che a lasciare spazio alle sue parole. In tempi di crisi o di guerra, oltrettutto, gli attacchi dei Media contro Chomsky sono particolarmente aggressivi. Dall’11 Settembre in poi, le distorsioni delle sue idee sono state prevedibili: malgrado egli sia un indiscutible oppositore del terrorismo in qualunque sua manifestazione, Chomsky e’ stato tacciato di essere un apologeta del terrorismo. Nonostate sia sempre stato un tenace sostenitore dei diritti dell’uomo per tutti, Chomsky viene accusato di considerare il governo degli Stati Uniti l’unico responsabile di quanto e’ avvenuto. Da un certo punto di vista e’ lo stesso Chomsky che si attira le riserve dei media. Non abbassa la testa nemmeno quando e’ bersagliato di critiche. Parla schiettamente anche quando il Pentagono terrorizza cittadini in paesi lontani in nome della lotta al terrorismo. E non manca di puntualizzare che i cittadini della nazione piu’ potente del mondo godono di opportunita’ particolari e hanno la responsabilita’ di lavorare contro le politiche mortali implementate a loro nome e con i loro soldi delle tasse. Sta per essere pubblicato l’ultimo libro di Chomsky, intitolato “9-11”. E’ una raccolta di interviste che funge da necessaria correzione alla copertura dei media sulla “guerra al terrorismo” ancora in atto. Il libro sara’ molto utile nei mesi a venire. Eppure “9-11” tocca solo in superficie la questione. Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento ci sono molti altri libri di Chomsky, incluso il classico “Manufacturing Consent” (“La fabbrica del consenso” – Edward S. Herman co-autore), “Profit Over People” (“Sulla nostra pelle”) e “The New Military Humanism”, oltre a volumi di interviste condotte da David Barsamian. Nel libro “9-11”, Chomsky scrive molto chiaramente: “Dovremmo riconoscere che in moltissime parti del mondo gli Stati Uniti sono considerati il principale stato terrorista, e con buone ragioni.” Chomsky cita molti esempi di azioni perpetrate dagli Stati Uniti che negli ultimi 20 o 30 anni hanno causato la morte di centinaia di migliaia di civili. Vietnam, Laos, Cambodia, Nicaragua, El Salvador, Guatemala, Timor Est, Sudan, Iraq, Yugoslavia e Afghanistan sono solo alcuni esempi di nazioni colpite dalle azioni del governo statunitense. Sono tutti eventi del passato? Chomsky smaschera i tentativi di ripulire il governo statunitense attuale di responsabilita’. “Se lo desideriamo, possiamo vivere in un mondo illusorio e confortante,” afferma. “Oppure possiamo guardare alla storia recente, alle strutture istituzionali che rimangono praticamente immutate, ai piani di azione che vengono annunciati … e possiamo trarne le nostre conclusioni. Non vi e’ alcun motivo per credere che che ci sia stato un repentino cambiamento nelle motivazioni o negli obiettivi politici di lungo termine. Eccezion fatta per qualche aggiustamento tattico dovuto al mutare delle circostanze.” Chomsky ha aggiunto con tono ironico: “Dovremmo anche ricordarci che uno degli acclamati compiti degli intellettuali e’ quello di proclamare ogni qualche anno che ‘abbiamo cambiato rotta’, che ci lasciamo il passato alle spalle e che pertanto ce lo possiamo dimenticare mentre marciamo verso un futuro glorioso. Questo, tuttavia, e’ un’atteggiamento di pura convenienza, certamente non ragionevole e nemmeno ammirabile.” Coloro i quali vedono il mondo principalmente attraverso i media tradizionali degli Stati Uniti troveranno strane, se non totalmente sbagliate, alcune delle affermazioni di Chomsky. Ma non si puo’ giudicare il suo pensiero avendone solo letto alcune frasi sparse. Leggete un paio dei suoi libri e solo successivamente traetene le vostre conclusioni. Noam Chomsky non e’ un intellettuale solitario o lontano dalla realta’. Per decine di anni ha lavorato a stretto contatto di gruppi di attivisti. “La comprensione non arriva gratuitamente,” commento’ qualche anno fa’. “E’ vero: per un individuo isolato e’ un compito difficilissimo se non impossibile. Ma e’ fattibile per chiunque sia parte di una comunita’ di cooperazione.” E aggiunse che il comprendere il mondo “non aiuta ne’ se stessi ne’ gli altri, se per questo, a meno che la comprensione non porti all’azione.”

Traduzione di Cristina Tarabini

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Articolo originale: Noam Chomsky — Saying What Media Don’t Want Us To Hear


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