Pnrr: il grande nodo del Piano oggi è la sua effettiva “messa a terra”. Quale contributo concreto possono dare le fondazioni affinché un importo così rilevante di risorse diventi reale risorsa per le comunità?
Le fondazioni possono svolgere un ruolo importante grazie allo storico rapporto con il sistema bancario e la loro presenza qualificata in Cassa Depositi e Prestiti. Sono due assi da cui passa una parte significativa della realizzazione concreta del Pnrr. In particolar modo la Cdp ha un ruolo importante in una serie di attività del Piano, specialmente in relazione alle capacità di progettazione delle iniziative. In concreto le fondazioni possono contribuire a supportare la fase di definizione delle strategie e la realizzazione dei progetti. Questo può già avvenire attraverso l’attività erogativa ordinaria nelle proprie aree di riferimento. Vi sono poi temi che sono ormai diventati un patrimonio diffuso all’interno del mondo delle fondazioni che non si limitano più al solo sostegno di progetti in campo culturale ma hanno ampliato il loro raggio d’azione a settori diversi come, ad esempio, quelli dell’innovazione e dell’energia. Sono campi in cui, a livello nazionale tramite Cdp e a livello locale con le regioni e i comuni, le fondazioni possono dare un supporto al sistema e favorire l’attivazione di queste risorse in tempi rapidi.
Innovazione: per la fondazione che presiede questo termine cosa significa in concreto nel rapporto con le comunità di riferimento?
Innovazione è una parola che è diventata un mantra per tutti noi e che ha diverse declinazioni. Per quel che ci riguarda, stiamo sviluppando un modello di innovazione continua rivolta all’attività erogativa. Siamo arrivati a una gestione paperless dei nostri bandi e dell’interazione con i soggetti beneficiari. Abbiamo, inoltre, costituito la società strumentale Innois (Innovazione e idee per la Sardegna) che, nel solco della tradizione della nostra regione nel campo di internet e dell’Ict, ha l’obiettivo di contribuire a creare un ecosistema dell’innovazione in Sardegna che sia in grado di dialogare con i grandi hub nazionali e internazionali. Crediamo che un’istituzione come la Fondazione di Sardegna debba svolgere il suo ruolo di investitore paziente e di soggetto che sostiene le iniziative di animazione del territorio. Un ruolo che abbiamo svolto anche come supporto alla costituzione dell’ecosistema del Venture Capital in Italia. Siamo stati tra i pionieri di questo tema iniziando 10 anni fa ad investire in un settore che allora era nascente e su cui oggi abbiamo impegnato il 2,5% del patrimonio. Questo sta dando dei risultati importanti in termini di ritorni e ci consente di pianificare ancora con più precisione le nuove iniziative, avendo cura di cercare soluzioni sempre più adatte ad avere un ritorno finanziario ma che possono anche avere un impatto importante sul territorio”.
Coprogettazione: come pensa di favorire l’implementazione di questo modello di policy nel rapporto con Terzo settore e pubbliche amministrazioni
È un punto cui va dedicata molta attenzione. L’aspetto nel quale vedo un importante margine di miglioramento è il rapporto complessivo tra pubblica amministrazione e interlocutori privati nelle loro varie forme. È importante che la pubblica amministrazione entri in una logica di coinvolgimento dei vari interlocutori nella fase di progettazione vera e propria e che i soggetti privati siano disponibili a forme di partnership pubblico privata. È un fatto che attiene anche all’evoluzione complessiva della cultura del sistema: la capacità di collaborare in maniera aperta. In quest’ottica le fondazioni possono svolgere un doppio ruolo: sia con le proprie capacità finanziarie sia attivando l’intelligenza che sta dentro i nostri sistemi. In questo senso credo che vada rafforzata la percezione riguardo la possibilità che hanno le fondazioni di essere rapide ed efficaci in alcune fasi della progettazione che magari, in loro assenza, avrebbe delle criticità di avvio.
Impresa sociale: può essere davvero l’architrave di un nuovo modello economico? Come le fondazioni possono costituire un fattore di spinta su questo fronte?
Il mondo contemporaneo è molto più articolato del passato. Basti pensare a come sta evolvendo il sentire comune rispetto ai temi dell’ecologia, della cura della persona o della cultura. Anche il settore privato sta mostrando una maggiore disponibilità a collaborare e cofinanziare progetti su questi temi e comincia ad esserci un interscambio più forte. Quindi anche forme di intervento e di operatività come quello dell’impresa sociale diventano uno strumento molto importante. Si può parlare di un sistema integrato che mette insieme profit, non profit, settore pubblico, impresa sociale e sistema delle fondazioni, sia quelle di origine bancaria sia quelle di emanazione privata. La coprogettazione, quindi, può rappresentare per l’impresa sociale l’occasione di diventare un soggetto che svolge in maniera efficace e flessibile quelle attività che talvolta quando sono realizzate dal settore pubblico comportano delle maggiori rigidità e complessità. Sicuramente l’impresa sociale può entrare a buon diritto in questo nuovo sistema che ha molti pilastri, molti più di quanti ce ne fossero in passato.
Le priorità: quali sono i bisogni del territorio che sentite come prioritari nei prossimi anni e su cui farete i maggiori “investimenti"?
Noi abbiamo due peculiarità: siamo una fondazione di grandi dimensioni in un’area che è ricompresa tra quelle in ritardo di sviluppo nell’ambito territoriale nazionale ed europeo e siamo l’unica fondazione per tutta la regione. Questo ci responsabilizza su alcuni temi che riteniamo prioritari. Innanzitutto il capitale umano, espressione abusata, ma fondamentale. Dobbiamo accelerare i percorsi di conoscenza dei nostri giovani, preparandoli a un contesto nuovo. Quindi scuola, università e formazione sono temi cui dedichiamo grande attenzione perché sono l’aspetto fondamentale dello sviluppo di un’area territoriale. L’altro tema, fortemente collegato a questo, che riguarda un complesso di fattori, è quello che definirei il nostro contributo alla creazione di un ecosistema positivo che riguardi l’innovazione, il lavoro, la collaborazione civile e tutte le attività che non sono esclusivamente di tipo economico ma che rappresentano la capacità di cogliere gli sviluppi positivi della società. Da ultimo, per la parte più di natura patrimoniale e finanziaria, riteniamo prioritari i temi legati alle infrastrutture e all’energia. In Sardegna abbiamo bisogno sia di rafforzare la nostra capacità di collegamento con il resto del mondo sia di favorire la mobilità interna: dobbiamo avere l’ambizione di collegare Cagliari e Sassari, ad esempio, in tempi simili a quelli del resto d’Italia con propulsioni a emissioni zero. Sulla produzione energetica, che è un tema importante in termini prospettici date le condizioni di partenza, possiamo avere l’ambizione di pensare a una Sardegna totalmente green o a una regione indipendente dai combustibili fossili.
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