Non profit

New economy in crisi, non profit nei guai

The Chronicle of Philanthropy lancia l’allarme: le perdite economiche di molti Paperoni dell’Hi-tech li spingono a donare meno alle charity

di Gabriella Meroni

Il collasso della new economy sta avendo pesanti conseguenze sul settore delle donazioni al non profit: le perdite per le charity, in conseguenza della riduzione dei patrimoni degli uomini più ricchi del mondo, sono dell?ordine dei miliardi di dollari. Il fenomeno è stato messo in luce da uno studio di The Chronicle of Philanthropy, che ha preso in esame alcuni esempi eclatanti, tra cui quello di Bill Gates. Ecco le cifre. Bill Gates, fondatore di Microsoft, nel 2001 ha donato 2 miliardi di dollari alla fondazione che porta il nome suo e della moglie Melinda; nel 2000 la donazione era stata di 5 miliardi. E nonostante la riduzione, Gates è rimasto il primo donatore al non profit degi Stati Uniti. In totale, secondo l?indagine, i primi 10 donatori dell’anno hanno ridotto l?ammontare delle loro offerte di oltre 50% nel 2001 rispetto all?anno precedente, passando da 11,1 miliardi di dollari a 4,6. Anche Gordon Moore, presidente emerito di Intel, ha ridimensionato drasticamente la propria generosità, passando da una donazione di 5 miliardi di dollari nel 2000 a favore del California Institute of Technology ai ?miseri? 300 milioni dell?anno scorso. Altri Paperoni diventati improvvisamente molto più accorti sono Patrick McGovern Jr, amministratore delegato di International Data Group; l?ex presidente di Netscape James Barksdale e Philip and Donna Berber, fondatori di CyBerCorp.com. Davvero una cattiva notizia per le organizzazioni non profit americane, commenta The Chronicle of Philanthropy: dopo l?11 settembre infatti molte hanno visto calare anche le donazioni del grande pubblico, ?distratto? dal fondo per le vittime del crollo del World Trade Center e dalle raccolte delle associazioni coinvolte nella loro assistenza.


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