Economia

La responsabilità secondo Mattei

L’incontro degli industriali con Papa Francesco è stata anche l’occasione per riscoprire la figura di un grande precursore di un’idea imprenditoriale capace di mettere la comunità al primo posto

di Giuseppe Frangi

“Fare insieme” era il titolo dell’incontro di Papa Francesco con i settemila rappresentanti di Confindustria (la prima udienza in 106 anni di storia). Un’ espressione, ha detto il Papa, «che ispira a collaborare, a condividere, a preparare la strada a rapporti regolati da un comune senso di responsabilità. Questa via apre il campo a nuove strategie, nuovi stili, nuovi atteggiamenti. Come sarebbe diversa la nostra vita se imparassimo davvero, giorno per giorno, a lavorare, a pensare, a costruire insieme!».

Due i main sponsor della giornata: Unicredit ed Eni. Per quest’ultima l’appuntamento in Vaticano è stata l’occasione per un ritorno alle proprie origini, quando Enrico Mattei aveva avviato tante azioni proprio all’insegna del “fare insieme”. Mattei, cattolico, legato da grande amicizia con l’allora cardinal Montini, col quale era uso a privati colloqui sul senso della vita e la responsabilità sociale delle aziende e dei manager. Aveva da subito voluto dare alla grande azienda scesa nell’agone mondiale dei grandi produttori di petrolio, un profilo da “impresa sociale”. Nel 1956 aveva fatto costruire vicino a Cortina il villaggio di vacanza per i dipendenti e le loro famiglie: 150 villette e due alberghi a Borca di Cadore. Cantiere affidato ad un grande architetto, e progettato dando priorità all’armonia con l’ambiente. Il rapporto con Paolo VI aveva anche generato il “piano chiese” nella Milano che viveva gli anni del boom: chiese pensate anche come punti di riferimento sociale per le migliaia di persone che dal Sud erano emigrati.

Ma Mattei ebbe anche altre iniziative molto innovative nella direzione di un’impresa che andasse verso la crescita della comunità. Nel 1957 fondò la scuola di studi superiori sugli idrocarburi, scuola post laurea, la prima in Italia: un’idea strategica, aperta anche a personale che veniva da paesi in via di sviluppo. Nel 1961 invece aveva inaugurato il Centro sanitario a San Donato, sede principale di Eni. Era un centro che teneva monitorata la salute dei dipendenti, cercando di abbattere il rischio di malattie professionali. Veniva tenuto sotto continuo monitoraggio il microclima interno, l’igiene degli ambienti di lavoro, l’alimentazione delle mense. Venne anche istituito un centro psicoattudinale per capire meglio le propensioni di ciascun dipendente. Ma, cosa ancora più importante, il Centro sanitario venne aperto anche a tutti gli abitanti della zona dove Eni si era insediata. Come poi ha ricordato per l’occasione Giorgio Galli, con un intervento pubblicato su Avvenire, furono tanti i casi in cui Mattei si affermò come difensore del lavoro. «Allorché il sindaco di Firenze Giorgio La Pira lo chiamò a Palazzo Vecchio invocando il salvataggio della vecchia Pignone abbandonata dall’industriale Marinotti, la rivoltò come un guanto, trasformandola in azienda d’avanguardia nel campo della ricerca petrolifera e della costruzione dei tubi per gasdotti. Non esitò inoltre a contribuire alla da troppo tempo invocata rinascita del Mezzogiorno, con gli impianti petrolchimici di Gela, in Sicilia».

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