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Riforma Terzo Settore, il Forum: «Così non va, pronti alla mobilitazione»

La bocciatura da parte del relatore Stefano Lepri e del sottosegretario Luigi Bobba di alcuni emendamenti presentati su istanza dell'organo guidato da Pietro Barbieri scatenano la reazione del Forum: «Vogliamo rimarcare la nostra assoluta distanza dalla piega che sta prendendo l’iter di discussione al Senato»

di Redazione

Dopo praticamente tre mesi di stallo con il via libera della commissione Bilancio è ripreso martedì scorso in Commissione Affari Costituzionali l’esame dell’atto del Senato 1870, ovvero la delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale. La seduta è stata dedicata all’esame del primo stock di emendamenti (circa 700 quelli presentati a palazzo Madama). Il dibattito ha registrato una sostanziale linea comune fra il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba e il relatore del provvedimento, il democratico Stefano Lepri, primo tangibile risultato della cabina di regia “imposta” dal ministro alle Riforma Boschi, preoccupata che la legge potesse finire su un binario morto visti i tempi lunghi in cui si stava impantanando la discussione in Senato.



La ritrovata compatezza di intenti ha però messo in allarme il Forum del Terzo settore che con un comunicato al vetriolo alza i toni come mai aveva fatto in 20 mesi di dibattito pubblico e parlamentare.

«Nella seduta dello scorso martedì, il relatore al Senato della Riforma del Terzo Settore ed il rappresentante del Governo hanno iniziato ad esprimere il loro parere sugli emendamenti. Abbiamo constatato, con grande sconcerto, che su molti di quelli che avevamo suggerito e che erano stati presentati, è stato pronunciato parere negativo. Rimaniamo oltremodo sorpresi, avendo più e più volte, e in diverse sedi, presentato pubblicamente, anche alla presenza di esponenti di Governo e Parlamento, le nostre istanze che sono sempre frutto di un lungo lavoro partecipato con le realtà che rappresentiamo», spiega la nota dell’organo di rappresentanza guidato da Pietro Barbieri.

Che continua: «Sul tema dell’autofinanziamento e su quello della valorizzazione del volontariato le nostre richieste appaiono completamente ignorate: avevamo invitato a porre una particolare attenzione al tema del riconoscimento delle attività di autofinanziamento che per moltissime organizzazioni rappresentano la principale fonte di sostentamento, nonché garantiscono autonomia ed un rapporto fiduciario costante con i soci e i cittadini nelle comunità locali. Al contrario, ci sembra che l’intenzione sia quella di assimilare queste realtà ad imprese con finalità commerciali. Con evidenti enormi danni che ne conseguirebbero. Anche l’emendamento 5.3 del relatore, così come riformulato nella stessa seduta su richiesta del rappresentante del Governo, ci lascia esterrefatti. Riconoscendo e favorendo “la specificità delle organizzazioni di soli volontari” rimarca una piena distanza dalla nostra proposta di valorizzare e semplificare la normativa sull’associazionismo per consentire una più ampia partecipazione de i cittadini ad esperienze di volontariato».

«Rileviamo poi», prosegue la nota «anche su altri aspetti della Riforma, una indubbia confusione che non aiuta a fare chiarezza nel complesso lavoro di disciplina del nostro vasto mondo. Solo come Forum rappresentiamo 80 associazioni a livello nazionale, nelle quali si riconoscono oltre 100 mila enti di Terzo settore italiano. Ci consideriamo i principali destinatari di questa Riforma e riteniamo di esprimere proposte e istanze del tutto fondate e ragionevoli e che Governo e Parlamento hanno tutto il dovere di prendere in seria considerazione».

Il Forum sta valutando anche l’ipotesi di scendere in piazza? Forse. Il comunicato infatti si conclude così: «Vogliamo rimarcare la nostra assoluta distanza dalla piega che sta prendendo l’iter di discussione al Senato, e siamo pronti a farlo anche attraverso forme di mobilitazione. La nostra preoccupazione è di avere una Riforma che non promuova e valorizzi il Terzo settore ma che lo mortifichi, lo imbrigli e lo sottoponga esclusivamente a sterili controlli. Ci appelliamo per questo al Presidente del Consiglio, al Ministro per le Riforme, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e a tutte le rappresentanze parlamentari perché la riflessione su temi così rilevanti non venga strozzata da questi pareri e perché si abbia una Riforma giusta e condivisa dai destinatari».

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