Politica
Riformiamo le adozioni per chi «ha voglia» di crescere un bambino?
Si va verso lo stralcio della stepchild adoption, con l'intenzione di affrontare l'adozione in un ddl ad hoc, che chiederà di aprire l'adozione piena e legittimante a coppie omosessuali, coppie conviventi e single. Valeria Fedeli (Pd) ha già fatto la sua proposta. La ratio? Non il supremo interesse del minore ma «il legittimo desiderio di genitorialità di chi non può avere figli» e la consapevolezza che solo l'adozione può «contrastare la maternità surrogata».
Sulle unioni civili e sul ddl Cirinnà si va verso lo stralcio della stepchild adoption. Lo stralcio in realtà va letto così: per la prima volta l’Italia metterà a tema in Parlamento la possibilità di aprire le adozioni a coppie omosessuali. Lo ha detto ieri sera Andrea Marcucci, senatore Pd, autore dell'emendamento "canguro" su cui è saltata l’intesa con i 5 Stelle, che ha twittato: «Una legge piena sulle unioni civili con diritti veri alle coppie gay. Continueremo la battaglia sulle adozioni, non solo quelle speciali, con un ddl».
L’esito del dibattito contro la possibilità di adottare il figlio del partner all’interno di una coppia omosessuale è quindi il dichiarato ed esplicito avvio di un altro dibattito, che punterà questa volta a dare alle coppie omosessuali la possibilità di accedere all’adozione tout court (tecnicamente si chiama "piena e legittimante"), cioè di adottare bambini abbandonati, in Italia e nel mondo, senza alcun legame con nessuno dei due genitori. Il dibattito quindi fa un salto di piano. Da settimane si fa strumentalmente confusione fra i due livelli (stepchild adoption e adozione tout court), ora sembra che la strada sia tracciata.
Peccato che, almeno per quanto si legge nell’ordine del giorno presentato dall’onorevole Valeria Fedeli e nell’articolo con cui la senatrice lo ha illustrato, la strada parta proprio male. Perché le ragioni per la riforma delle adozioni non hanno – questa volta no davvero, almeno in questo testo – nulla a che fare con il supremo interesse del bambino, stella polare del diritto minorile, della legge 184 e della Convenzione Aja – ma sia tutto un fiorire di «legittimo desiderio di genitorialità» e persino di «voglia» (sì, è scritto proprio così): «voglia di crescere un bambino».
Valeria Fedeli (Pd) già sabato sulle pagine dell’Unità aveva presentato l’idea, con un articolo che illustrava l’ordine del giorno da lei presentato (odg che porta anche le firme di Cantini, Mirabelli, Maturani, Puglisi, Pagliari, Mattesini, De Biasi). L’odg impegna il Governo a modificare, entro il 2016, l’intera disciplina relativa al diritto del minore alla famiglia, intervenendo sulla legge 184 e «consentendo alle coppie composte da persone dello stesso sesso l’accesso, oltre che all’adozione in casi particolari, anche all’istituto dell’adozione piena e legittimante».
Il motivo? Non il supremo interesse del bambino, bensì «la consapevolezza che il ricorso a tale istituto (l’adozione piena e legittimante, ndr) si configura quale unico reale strumento di contrasto all’utilizzo della pratica della maternità surrogata». Messa così è inaccettabile. E non centra nulla con l’essere d’accordo o meno con l’apertura delle adozioni alle coppie omosessuali. È come dire: «non volete che vada all’estero a comprarmi il figlio che tanto desidero, pagando una donna per farlo crescere nel suo grembo?”, bene allora fatemi accedere all’adozione». Non possiamo accettare che nelle adozioni vi sia altro criterio guida che non sia il supremo interesse del minore.
«Siamo convinti – scrive Fedeli – che serva urgentemente una revisione generale delle norme sulle adozioni, per renderle più accessibili, celeri, semplici e trasparenti per le famiglie che non possono avere figli ma hanno voglia di crescere un bambino. Famiglie che saprebbero senz’altro offrire una qualità di relazione e un affetto uguale a quello dei genitori naturali, senza ricorrere alla gestazione per altri/e né perdersi in un percorso ad ostacoli che spesso scoraggia chi vorrebbe vivere l’esperienza della genitorialità ma non può avere bambini biologicamente propri. Ecco perché, assieme ad alcune/i colleghe/i, abbiamo depositato un ordine del giorno in relazione al DDL Cirinnà, che impegna il Governo ad una revisione del tema, con tempo e risorse adeguate, che porti ad una riforma completa dei meccanismi di adozione entro il 2016». Notate: alle famiglie «che hanno voglia di crescere un bambino». Voglia.
Il secondo punto dell’ordine del giorno chiede che l’adozione piena e legittimante sia resa accessibile non solo alle coppie dello stesso sesso, ma «anche alle coppie stabilmente conviventi, nonché ai singoli, provvedendo contestualmente ad una semplificazione e ad uno snellimento della complesse procedure ivi previste». Per noi che abbiamo la responsabilità legislativa «è giunto il momento di dare risposte a chi nutre un desiderio di genitorialità, per donne e uomini, legittimo e da ascoltare, da supportare, per evitare che ci si rivolga in altri Paesi a pratiche che vogliamo fermare dove sono lesive della dignità, dell’autonomia e della libertà delle donne».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.