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Siria, voci dall’inferno di Azaz

Nell'ultima città prima del confine turco, chiuso da tempo a chi vuole scappare da Aleppo, sono in atto da giorni pesanti bombardamenti dell'aviazione russa sodale con il governo del presidente siriano Assad: 14 morti e 30 feriti il bilancio di oggi. "Il pretesto è cercare terroristi, il risultato è centrare scuole, case e ospedali, come avvenuto stanotte. Ogni mattina sentiamo i nostri collaboratori locali nella speranza che ci rispondano", racconta la presidente dell'associazione Mam beyond borders, che come altre onlus è in prima linea nel far arrivare aiuti alle persone sotto le bombe

di Daniele Biella

Effetti "collaterali" dei bombardamenti russo-siriani della notte di lunedì 14 febbraio 2016: 8 morti nell’ospedale di Medici senza frontiere colpito nella regione di Maaret al Noomane, almeno 14 morti e 30 feriti nella città di Azaz, dove sono state centrate case, scuole e un altro ospedale. “Da giorni, ogni mattina appena ci alziamo contattiamo tutti i nostri referenti locali ad Azaz, e solo dopo che ci rispondono ‘Yes, I’m ok’ iniziamo a respirare con tranquillità. Sì, perché oramai si vive nell’emergenza più totale: stanotte i bombardamenti portati avanti dall’aviazione russa in sostegno al governo siriano hanno colpito l’ospedale in cui avevamo contribuito a realizzare una sala parto”. Ludovica Tosolini, ostetrica, è presidente dell’associazione Mam beyond borders (Mamme oltre le frontiere), nata nel 2013 e divenuta onlus l'anno successivo proprio per supportare i profughi siriani in fuga dalla guerra rifugiatisi tra il campo profughi di Bab el Salaam, al confine con la Turchia, e la città di Azaz.

Lei, come tanti altri volontari ed enti non profit (tra cui l'associazione Firdaus e We are onlus), di fronte allo scempio in atto verso i civili in Siria non ha girato la testa dall’altra parte e si è messa in gioco, recandosi più volte in quelle zone “fino a quando è stato possibile a livello di sicurezza”. Ora raccoglie fondi che invia con wetransfer agli stessi fidati operatori volontari siriani che continuano a vivere in prima linea, sotto le bombe. Tra essi c’è Zakarya Ebraheem, anestesista collaboratore di Mezzaluna rossa, Medici senza frontiere ed Ocha: è lui, più di altri, che sta riuscendo, a intermittenza, a riportare a Mam beyond borders quello che accade ad Azaz. “Le persone sono in preda al panico, la calca è enorme anche perché tutte le persone scappate dai bombardamenti sopra Aleppo sono nella zona di Azaz, dato che il campo profughi di Bab al Salaam è pieno i la Turchia da almeno una settimana non riapre la propria frontiera”, spiega Tosolini, “nel frattempo gli attacchi russi arrivano nel cuore della città, con l’evidente pretesto di cercare terroristi legati al movimento Al Nusra che si anniderebbero tra la popolazione. Il risultato è uno scempio che dovrebbe fare indignare tutti. Ma la cosa ancora più grave è che non basta più nemmeno l’indignazione per fermare tutto questo”.

L’attacco di stanotte che ha colpito l’ospedale di Azaz ha gettato ancora più nella disperazione la popolazione, oltre a distruggere macchinari: “stiamo parlando di parecchie decine di bambini bisognosi di cure”, sono le testimonianze che arrivano in queste ore. L’11 febbraio a Monaco Russia e Usa sono arrivati a un accordo di massima sul futuro della Siria, ma non a un cessate il fuoco dato che i russi hanno affermato che avrebbero continuato la loro caccia ai terroristi. “Ma a tutti gli effetti sembra essere un attacco deliberato contro la nostra struttura”, sottolinea il capomissione di Msf Massimiliano Rebaudengo sull’attacco all’altro ospedale, quello della ong, già duramente coinvolta in un altro bombardamento, quello di Kunduz: altro scenario, certo – guerra in Afghanistan, responsabilità dell’aviazione statunitense – stesso risultato: morti innocenti e il superamento di una linea rossa che nemmeno le guerre mondiali erano riuscite a oltrepassare, ovvero portare la morte laddove si cerca ogni minuto di allontanarla, ovvero i presidi medico-ospedalieri.

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