Formazione

Scuola: calano gli iscritti alle scuole statali

Anche se di poco: solo l'1,9% in più a favore delle private. Il calo complessivo supera il mezzo milione

di Gabriella Meroni

Negli ultimi dieci anni, la popolazione scolastica è calata di 550 mila studenti, mentre è rimasto sostanzialmente stabile il numero di coloro che frequentano scuole non statali. Sono alcuni dei dati più significativi diffusi dal ministero dell’Istruzione agli Stati generali della scuola, dai quali si rileva anche la crescita di iscrizioni, negli ultimi dieci anni, verso i licei statali, e un calo di preferenze nel settore degli istituti tecnici. In particolare, nell’anno 2001-2002 gli studenti italiani sono nel complesso 8.867.824, 550 mila in meno rispetto a dieci anni anni fa. L’85,81% di questi ragazzi frequenta scuole statali, mentre il 14,19% frequenta istituti privati. Dieci anni fa gli, alunni delle scuole non statali rappresentavano il 14% del totale. La presenza di studenti nelle scuole private non è uniforme nei vari tipi di scuola: la grande maggioranza di iscrizioni, infatti, è concentrata nelle scuole materne e negli asili (42,43%), il 9,53% nella scuola elementare, il 7,58% nella scuole superiori, il 5,23% nelle scuole medie. Per quanto riguarda gli indirizzi di studio, nel settore non statale vengono privilegiati nel 54,86% dei casi i licei classici, scientifici e gli istituti magistrali; nel 35,33% gli istituti tecnici e poco meno del 10% scelgono altri tipi di istituto. Nel settore statale invece, gli istituti più frequentati sono quelli tecnici (38,24%; dieci anni fa erano il 45,25%), seguiti dai licei classici, scientifici e istituti magistrali (35,37%, mentre dieci anni fa erano il 31,03%), dai professionali (22,57%, contro il 20,19% di dieci anni fa), e dai licei artistici e istituti d’arte (3,82%, contro il 3,54%). Altri dati da sottolineare: l’83,29% dei ragazzi italiani frequenta la classe giusta per la propria età, il 12,30% è in ritardo di uno o più anni, mentre il 4,41% è addirittura in anticipo. Fra questi ultimi, la percentuale più significativa si registra in Campania (12,44), fanalino di coda il Veneto (2,01%).


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