Cultura
Unlearning, dietro le quinte del film dal basso che sta conquistando l’Italia
Dai piccoli gruppi ai multisala, riscuote sempre più successo l'idea di una giovane famiglia genovese che per sei mesi ha girato le comunità informali sparse per tutto il Paese, alla ricerca di scelte di vita non convenzionali ma nel segno di "un invito gentile alla disobbedienza". Parla il videomaker Lucio Basadonne
"Disobbedire può essere educativo", Sì, quando l’obbedienza è omologazione, a cui contrapporre il libero pensiero nella scelta di dove vivere e come educare i propri figli. Di cosa stiamo parlando? Di Unlearning, il nuovo caso cinematografico che, dal basso, sta facendo parlare di sé nelle case, sui social network e, dall’8 gennaio 2016, nei cinema – multisala compresi – di mezza Italia, dove si sta diffondendo (a questo link le date, in continuo aumento) attraverso la piattaforma Movieday: un cittadino propone la proiezione al gestore del cinema, che inserisce in cartellone la proiezione al raggiungimento di 40 biglietti venduti. “Da Cesena, Livorno e Padova ci sono giunte ieri segnalazioni di persone che sono rimaste fuori per le sale piene e che si sono organizzate per programmare una seconda visione”, ci spiega con entusiasmo palpabile Lucio Basadonne, videomaker ma soprattutto papà coprotagonista, con la moglie insegnante di arte alle superiori e la figlia di 6 anni, di Unlearning: sei mesi di vita itinerante tra comunità di persone e famiglie che hanno scelto modalità non comuni di vita condivisa, dall’autosufficienza nelle campagne e nei boschi all’homeschooling (l’apprendimento casalingo o comunque al di fuori del contesto scolastico), dagli ecovillaggi ai cohousing. Il tutto, condensato in un’ora e mezza di riprese compiute e poi montato proprio da Basadonne.
Negli ultimi giorni Unlearning si sta trasformando da docu-film di nicchia a prodotto cinematografico rilevante, recensito su Mymovies e vincitore di premi cinematografici. Ve l’aspettavate tanta attenzione?
Al momento di partire, lasciando per sei mesi la nostra vita “normale”, non avevamo altro in mente se non conoscere nuovi stili di vita e raccogliere i vissuti con la cinepresa. C’era l’idea di farne un film come strumento successivo di dibattito e confronto, e così è stato: per i primi mesi da quando nel giugno 2015, è stato finito di montare, ha girato l’Italia attraverso proiezioni assolutamente dal basso: la singola persona o associazione mi contattava, io inviavo il video in cambio di ospitalità nel caso volessero avere anche noi o di un baratto con prodotti alimentari o altro nell’altro caso. Ancora oggi io e Anna riceviamo decine di richieste del genere, ed è nel pieno spirito del messaggio del film: fiducia verso gli altri, ascolto e condivisione. Avere incrociato tante vite di persone diverse, dalla Sicilia alla Lombardia, accettato tanti passaggi in macchina e dormito a casa di persone conosciute poco prima senza pericoli – i passaggi spesso trovati con Blablacar, l'ospitalità con Couchsurfing – visto situazioni educative destrutturate molto valide, ci ha permesso di capire che oggi più che mai c’è bisogno di veicolare storie come quelle che raccontiamo senza dovere per forza guadagnarci.
Da due settimane Unlearning è nei multisala, e spesso accompagnato le proiezioni con un dibattito finale. Qual è la risposta della gente di fronte a quello che tu e tua moglie avete chiamato “un invito gentile alla disobbedienza”?
C’è davvero un interesse sopra le righe. È chiaro, c’è chi comunque alla fine fa notare singoli aspetti che reputano negativi delle varie situazioni che si susseguono – in alcuni luoghi “la gente è sporca”, i bambini “non hanno futuro”, perché è quello che si vede come primo impatto – ma in generale le reazioni suscitate sono di forte curiosità e voglia di maggiore condivisione, che ognuno a suo modo poi traduce nel proprio quotidiano. Sia chiaro: nei multisala le persone che arrivano per vedere Guerre Stellari non cambiano rotta verso Unlearning come a noi piacerebbe, ma siamo comunque a un livello di visibilità che non ci saremmo mai aspettati.
A proposito, dopo sei mesi in giro e tanti stili di vita incontrati, il vostro ritorno a Genova cos’ha significato?
Più consapevolezza del luogo in cui viviamo, dei ritmi alti a cui siamo sottoposti nella vita di tutti i giorni e, quindi, della necessità di rallentare o cambiare approccio dove possibile. Un esempio è la scelta di nostra figlia, Gaia: tornata dal viaggio ha voluto riprendere la scuola primaria normalmente, ma al cambio d’anno ci ha chiesto di sperimentare un modello diverso, e quindi attualmente sta frequentando l'Officina del crescere, una scuola libertaria gestita da un gruppo di famiglie dove si insegnano le basi scolastiche ma con principi non autoritari e non adultocentrici.
Prospettive future?
Continuare, sempre dal basso, a diffondere Unlearning in ogni luogo possibile, in particolare cercando di arrivare a chi non conosce le alternative di vita che abbiamo incontrato ma di cui potrebbe trarre giovamento. Come è successo a noi.
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