Famiglia

Ciampi: ideali europei non mutano con cambi politici

''Se non venissero realizzati i valori espressi dalle norme e dalle regole europee rischierebbero di emergere mali antichi: protezionismo economico, xenofobia, razzismo

di Paolo Manzo

Gli ideali europei ”non cambiano con il mutare delle stagioni politiche, ma rappresentano la base di ogni progresso”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, parlando questa sera al Quirinale nel corso del saluto con le alte cariche dello Stato. ”Se non venissero pienamente realizzati i valori espressi dalle norme e dalle regole europee -ha aggiunto- rischierebbero di emergere mali antichi: protezionismo economico, xenofobia, razzismo. Traggo conforto da una costatazione: ogni governo italiano, fin dall’appello dell’allora ministro degli Esteri Sforza al ministro degli Esteri francese Schuman nell’agosto del 1948 alla realtà di un Unione o Federazione europea, si è adoperato a favore dell’unione politica. L’Europa è ormai una vasta area di stabilità e di benessere” e ”tra pochi giorni l’euro diventerà la seconda valuta più utilizzata a livello internazionale e rafforzerà il senso di appartenenza e di identità dei cittadini europei”. ”Se molto abbiamo fatto negli ultimi 50 anni, molto dobbiamo operare perché l’agenda dei prossimi decenni sia altrettanto intensa e lungimirante dando innanzitutto attuazione agli indirizzi concordati pochi giorni fa nel Consiglio europeo di Laeken. Il susseguirsi delle vicende umane può indurre a correggere gli obiettivi; può cambiare i modi e i tempi per raggiungerli; ma la forza ideale -ha concluso Ciampi- non cambia e rimane quella incarnata dai padri fondatori: Adenauer, De Gasperi, Monnet e Schuman. Essi tracciarono la via e indicarono il metodo”. ”Non può cambiare ugualmente -ha detto ancora il capo dello Stato- la coerenza di una linea internazionale che, nella continuità dell’impegno e del disegno europeo degli ultimi 50 anni, trova nuovi stimoli per affrontare avvenimenti incalzanti che impongono all’Europa di esprimere le sue straordinarie potenzialità di interlocutore globale. E lo potrà fare pienamente soltanto una Unione europea che sappia parlare con una sola voce”.


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