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Imprese importanti, ma la cooperazione si fa con le Ong

Il presidente del Cesvi reagisce all'intervista rilasciata a Vita dalla neo direttrice dell'Agenzia per lo svuluppo Laura Frigenti: «Se le imprese sono decisive per generare sviluppo garantendo sostenibilità economica e flussi finanziari, le ONG possono assicurare sostenibilità sociale e ambientale»

di Giangi Milesi

Nella sua intervista a Vita, la neodirettrice dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo Laura Frigenti ha dichiarato che i fondi destinati alla cooperazione internazionale sono ancora pochi. Prendiamo però atto che si registra un’inversione di tendenza che potrebbe risultare epocale: l’Italia forse ricomincia ad avere fiducia nel suo “soft power”; forse ricominciamo a credere nella cooperazione più che nella forza.

I fondi sono ancora pochi, ma non solo: il loro aumento finora, come riconosce l’OCSE, non è stato destinato alle ONG ma al cosiddetto canale multilaterale.

Ci auguriamo che l’esperienza eclettica maturata nel campo della cooperazione internazionale dalla neo-direttrice dell’Agenzia l’aiuti nel valorizzare il ruolo delle ONG e dei vari attori. Se le imprese sono decisive per generare sviluppo garantendo sostenibilità economica e flussi finanziari, le ONG possono assicurare sostenibilità sociale e ambientale, processi partecipativi e sviluppo dei diritti umani, ponti fra le società civili.

Certo, per perseguire un maggiore impatto, le ONG devono avere spalle più larghe e capacità di cooperare con altri soggetti e i finanziatori devono decidersi a riconoscere il merito, non solo la bontà del progetto. Una prima misura è prescrivere la redazione di bilanci pubblici e certificati fra i criteri per la registrazione all’Albo degli enti abilitati.

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