Cultura

Per una Rete davvero amica e senza barriere

Novantasette siti su cento non sono adeguati alle esigenze dei portatori di handicap.

di Riccardo Bagnato

Il 98% dei siti Internet non risponde. Non risponde alle esigenze di chi, portatore di handicap, si trova di fronte a bellissimi portali con immagini in movimento, link, cornici, e quant?altro, ma non può usufruirne. Lo dice il Cnet, colosso mediatico americano, lo conferma il non profit e ne pagano le conseguenze 37 milioni di disabili in Europa. Eppure basterebbe porsi il problema. Se lo è posto, e non è certo l?unico, il Cnr dell?area di Firenze già nei primi anni ?80, e se lo pongono quotidianamente associazioni come Unione Italiana Ciechi o la Lega del Filo d?Oro. «Ora, infatti», ci dice Alberto Tronconi, direttore del Centro dell?area fiorentina, «per via dello sviluppo velocissimo del Web, i siti diventano complessi e difficilmente traducibili per tastiere braille». Bobby ci può forse essere di un primo aiuto. È un sito www.cast.org/bobby del Center for Applied Special Technology, che seguendo le linee guida proposte dal World Wide Web Consortium (W3) e dall?Università del Wisconsin http://trace.wisc.edu/redirects/htmlgide/central.htm suggerisce di: 1. Fornire sempre alternative equivalenti, visuali e sonore, del contenuto della pagina e comunque sempre disponibili in versione testuale perché le tastiere braille possano leggerlo; 2. non usare il colore come unico discrimine per il contenuto; 3. usare sottolineature e stili in modo appropriato; 4. fornire brevi riassunti di grafici e mappe; 5. organizzare le pagine in modo logico e chiaro; Bobby, inoltre, certifica qualsiasi altro sito: basta inserire l?indirizzo che si vuole certificare nell?apposito spazio e Bobby boccia o promuove. Nel 98% dei casi, bocciatura garantita. Perché? Benito Spadini, consigliere dell?Unione Italiana Ciechi, ci dice: «Escono sul mercato nuovi prodotti per Internet a ritmo frenetico, ed è praticamente impossibile adattare questi prodotti alle esigenze reali di chi, portatore di handicap, non solo ha limiti oggettivi, ma necessita di un suo percorso individuale e di tempo per raggiungere i propri diritti». Allo stesso modo la Lega del Filo d?Oro, con il progetto ?Nuove vie per comunicare? ha realizzato lo scorso anno un percorso di formazione e accesso agli strumenti informatici per sei persone sordocieche, ma con un presupposto: utilizzare applicazioni standard, proprio per aggirare l?ostacolo che la forte evoluzione di Internet e computer comporta. Detto fatto? No, come scrive Giovanna Guarnieri, partecipante al corso, nel primo periodo: «Il computer invece che rispondere ai miei comandi, faceva tutto quello che voleva. Per dire come ho imparato ad aprire questo o quel programma ho dovuto esercitarmi più volte, seguita dal volontario Paolo, che mi ha dedicato tanta pazienza e tanto tempo». Serve tempo quindi. Ed attenzione da parte dei programmatori, perché la new economy non ripeta i vecchissimi errori di chi, per il profitto immediato, discrimina sui diritti di tutti.


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