Formazione

Israele: qui la pace la fanno i pap

Gerusalemme. La scuola Tsad Kadima, cioè Un passo avanti, è dedicata a ragazzi con gravi problemi psicomotori.

di Benedetta Verrini

C?è una scuola, a Gerusalemme, dove ogni giorno arrivano bambini ebrei, cristiani e arabi. Dove i papà ebrei ultraortodossi, con le lunghe tuniche nere e i riccioli che adornano il viso, si incontrano con i papà musulmani per discutere dei loro figli e progettare un cammino educativo comune. Nei giorni di guerra e tensione, come questi, i bambini che arrivano dalla parte araba della città faticano un po? a passare i posti di blocco, ma niente di più. In quella scuola si lavora per crescere e ci si aiuta, il terrore e l?ostilità restano fuori dalla porta. Si chiama Tsad Kadima, che in ebraico significa ?un passo avanti?. «Allude al cammino dei nostri bambini che, per mettere un piede davanti all?altro, hanno bisogno di due persone che li sostengano. Per loro ogni passo, ogni gesto, ogni parola è un progresso straordinario». Alessandro Viterbo è padovano di origine, ma da 24 anni vive in Israele, dove si è costruito una famiglia e lavora come biologo in un laboratorio di analisi. Suo figlio Yoel, di sette anni, frequenta l?asilo di Tsad Kadima. Yoel soffre dalla nascita di paralisi cerebrale e ha gravi difficoltà motorie: «Tsad Kadima è un?organizzazione nata 14 anni fa in Israele, grazie all?iniziativa di un gruppo di genitori di bambini cerebrolesi», spiega Viterbo. «Si basa su un metodo di aiuto e riabilitazione importato dall?Ungheria, di tipo educativo psicologico, che mette la personalità del bambino al centro del lavoro, includendo al tempo stesso tutti gli aspetti fisiologici e medici. Nell?asilo di mio figlio ci sono attualmente 13 bambini, provenienti dalle diverse parti di Gerusalemme». Ogni due settimane i genitori si ritrovano (al venerdì, che è il giorno libero per i musulmani), per parlare dei progressi fatti e dei problemi da superare. «È sempre difficile parlare del clima di paura e vendetta che ci circonda, soprattutto dopo le ultime tragedie», racconta Viterbo, «eppure lo facciamo, ritrovandoci: ebrei e arabi, laici, praticanti o ultraortodossi, e cerchiamo di trovare momenti di serenità, di buonumore. Abbiamo fatto anche varie esperienze al di fuori dell?ambito scolastico come piccole gite e campi estivi. Siamo soprattutto genitori con un problema in comune, e troviamo naturale confidarci e darci una mano, al di là delle differenze religiose e culturali». A Tsad Kadima la multietnicità è segno distintivo anche nello staff. Uno degli insegnanti è arabo, altri sono giovani ebrei volontari, che hanno preferito il servizio civile a quello militare. «Fanno un lavoro duro perché i bambini più piccoli non sono in grado di reggersi e devono imparare tutto, dall?uso della parola fino a nutrirsi da soli». L?obiettivo è di rendere a poco a poco i bambini autonomi nei piccoli gesti quotidiani, e capaci di integrarsi in una scuola normale. Yoel, il bambino di Alessandro, ha fatto grandi progressi e l?anno prossimo verrà inserito in una prima elementare. Attualmente l?associazione è riconosciuta dal ministero israeliano dell?educazione, che paga gli stipendi del personale. Le famiglie pagano una piccola retta, «ma è molto bassa, perché la scuola deve essere aperta a tutti, anche a chi ha difficoltà economiche», precisa Viterbo. «Non vogliamo che chi proviene dalle zone più povere della città sia costretto a rinunciare: già è difficile mantenere la famiglia con un problema del genere, figuriamoci dover pagare specialisti qualificati ed equipaggiamenti». Per questo il papà di Yoel e altri genitori si impegnano in attività di raccolta fondi: la scuola di Gerusalemme è dotata di computer con programmi specifici e con schermo sensibile al tatto, per i disabili; il programma di lezione prevede la fisioterapia di gruppo in piscina, l?interazione e il gioco reciproco. Ogni estate si organizzano campi estivi per tutte le famiglie con questo problema, in modo da poter condividere l?approccio terapeutico anche con chi non frequenta la scuola tutto l?anno. «A poco a poco, l?attività dell?organizzazione si è estesa, con l?apertura di nuove classi e l?aumento di richieste. Cerchiamo sempre l?aiuto e la solidarietà degli altri, anche a livello internazionale, per continuare a esistere e dare una mano a chi ne ha bisogno». Oggi Tsad Kadima ha tre centri attivi nelle città che, nel resto del mondo, evocano il ricordo più di attentati e violenza che di solidarietà: Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme. Presto ne sorgerà un altro nel nord di Israele, e poi ci sono diversi gruppi-appartamento per il sostegno di adolescenti e giovani che hanno bisogno di programmi diversi dall?istruzione e fisioterapia, e che stanno imparando a ?fare la loro strada? da soli. Info: aviterbo@internet-zahav.net.il


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