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«Colonia, il sintomo più lampante della malattia della modernità»

L’islamista Paolo Branca non ha dubbi: «gli stranieri non c’entrano. Siamo di fronte ad un mutamento antropologico che ha ucciso il buon senso e messo fuori gioco famiglia, scuola e fede. Non c’è più valore o morale. Vale tutto»

di Lorenzo Maria Alvaro

Dopo i fatti della notte di Capodanno a Colonia sono state fermate 31 persone a fronte di 121 denunce, tra cui 3 per violenza sessuale. Nove persone fermate sono di origine algerina, otto provenivano dal Marocco, cinque dall'Iran e quattro dalla Siria. Tra loro anche due cittadini tedeschi, un iracheno, un serbo e un cittadino degli Stati Uniti. Sarebbero 18 i profughi, ma nessuno di loro è collegato ai fatti di molestie. Sono sospettati per lo più di furti e lesioni corporali. Le reazioni del mondo politico europeo non si sono fatte attendere.


In particolare, in una lettera aperta al premier olandese Mark Rutte, il leader del partito xenofobo Pvv Geert Wilders ha parlato di "terrorismo e jihad sessuale", invitando a "chiudere subito i confini" del Paese e ad iniziare "a de-islamizzare l'Olanda". Wilders ricorda che da anni le "violenze sessuali di non-Occidentali" sono una piaga in Svezia e Norvegia e afferma: "questo sta venendo verso di noi ora". In Italia Matteo Salvini ha dichiarato di ritenere responsabili dell’accaduto Renzi e Merkel per le loro politiche sull’immigrazione e invocando la castrazione chimica per chi stupra. In molti poi hanno sottolineato come si tratti di una sorta di tradizione goliardica tipicamente araba sottolineando come fatti simili sarebbero accaduti nelle principali piazze delle primavere arabe. Per provare a capire qualcosa di più abbiamo chiamato Paolo Branca, islamista e professore all’Università Cattolica di Milano.

È vero che si tratta di una sorta di tradizione araba?
No affatto. È vero invece che cose come questa siano avvenute al tempo delle primavere arabe. A Il Cairo soprattutto. Uno dei meccanismi con cui i regimi hanno reagito alle proteste è stata quella di svuotare le carceri dai delinquenti comuni e ritirare la polizia. Per cui a Il Cairo i cittadini hanno dovuto organizzare un servizio di ronda per garantire la sicurezza di donne e ragazzi. Fu uno choc perché in queste società molto tradizionaliste non erano mai successo. Aggressioni di gruppo a ragazze, magari velate, sono state un grande scandalo. Questo vuol dire che i regimi oppressivi controllano la gente ma appena cala la vigilanza succedono fatti simili. Si può paragonare anche a quello che è successo recentemente in India dove le aggressioni sono sfociate addirittura in omicidio per evitare la possibilità che le donne violentate denunciassero. In In dia com’è noto la maggioranza è indù non musulmana.

Quindi il problema non è la religione ma la libertà?
Certo. La libertà è difficile e serve un certo grado di maturità per poterla gestire. Ma siamo di fronte ad un segnale molto più generale del fatto che quello che noi consideriamo la morale comune sta entrando in crisi. In Sud America spariscono ogni anno migliaia di donne e bambini per il traffico di organi. Stiamo parlando di paesi cristiani nel cortile degli Usa. Siamo in un’epoca di forte crisi dei valori e dei principi. Stiamo trasmettendo ai giovani il messaggio che ognuno può fare quello che vuole, basta che si trovi a proprio agio con sé stesso. Questo in situazioni particolari di caos degenera.

Secondo la polizia tedesca sarebbero dei raid organizzati. Le sembra plausibile?
Che dietro ci possa essere la malavita locale che incoraggia queste persone, che magari sono anche tossicodipendenti, al furto e nel mentre succeda anche altro non è da scartare come ipotesi.

Per molti politici europei il problema sono gli immigrati. Che ne pensa?
Il problema non sono gli stranieri ma il fatto che il buon senso comune non funziona più come una volta. E questo è molto preoccupante. Gli stranieri sono solo una delle tante variabili.

Come se ne esce?
Non se ne esce. Questi fatti dovrebbero innescare una riflessione di tipo alto e invece noi abbassiamo sempre di più il livello. Non si può discutere sempre sul piano emotivo. E invece noi discutiamo sempre e solo di pancia. Non esistono più i tabù che erano l’unica cosa che ci distingueva dagli animali. Non riusciamo, vedendo il sintomo, a capire quale sia la malattia. E la malattia è un mutamento antropologico che ha messo fuori gioco famiglia, scuola e religione. L’educazione è entrata in crisi. E recuperarla non è né facile né automatico.

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