Cultura

Stepchild adoption: guardiamo le cose dal punto di vista di minori

Cristina Nespoli, presidente di Enzo B, interviene nel dibattito su stepchild adoption e affido rafforzato. «Se decidiamo di riconoscere le unioni fra coppie omosessuali, dobbiamo tutelare al massimo i bambini che possono essere presenti in quei nuclei. L'adozione in casi speciali lo fa già. L'affido invece non dà abbastanza garanzie». Il confronto è aperto

di Sara De Carli

Martedì 5 gennaio, TG1 delle 13,30. Il servizio sulla bufera politica in vista della discussione del ddl Cirinnà sulle unioni civili parla di "adozione rafforzata" come alternativa sul tavolo, proposta dai centristi, per arginare la "stepchild adoption" (ma azzarderei quasi, risentendo l'audio, che la si chiami "stepchild option"). Affido e adozione sono una nebulosa dai contorni indefiniti, due termini pressoché sinonimi. È solo un esempio – nell’edizione successiva del TG1 il servizio è stato rifatto – di come quanto sia difficile trovare un’informazione corretta sulla tutela dell’infanzia e di quanto questo poco interessi.



Cristina Nespoli, presidente di ENZO B., cinque figli di tutti i colori – biologici, adottati e in affido, ma lei non ama mettere aggettivi, sono figli e basta – di questa confusione che ne pensa?

È un esempio che dice di un problema a monte, cioè di come il punto di vista in queste discussioni sia spesso quello degli adulti non quello dei bambini e della tutela del loro interesse. Siamo stati bravi con la recente riforma della legge sull'affido, lì ci siamo messi nei panni dei bambini, ma oggi… Io non entro nel dibattito se le unioni civili tra persone dello stesso sesso vadano riconosciute o meno, possiamo riconoscerle o meno, io su questo non mi esprmo. Però dico che se decidi di riconoscerle devi poi pensare cosa succede nel caso in cui in questi nuclei ci sia un bambino e tutelarlo al massimo, perché nella vita possono accadere mille eventi per cui le tutele questo bambino non le ha più. Questa è la premessa. E ricordo anche, sempre come premessa, che nessuno ha mai pensato o proposto che il bambino in questione dovrebbe essere allontanato da questo nucleo. Questo è il punto da cui partiamo, prima di questo io non entro.

Da questo punto in avanti, se il bambino c’è e si è deciso di dare riconoscimento alla coppia, come si tutela meglio il bambino?

A questo punto è evidente che il bambino che cresce in questo nucleo svilupperà dei legami affettivi e di altro genere con entrambi i componenti del nucleo e deve essere tutelato perché nella vita può succedere qualsiasi cosa. Se il genitore è malato, il bambino avrà bisogno di cose che l’altro non potrà fare senza un riconoscimento giuridico nel confronto del minore. La cosa più semplice e banale sarebbe l’adozione in casi speciali, che esiste nel nostro ordinamento e a cui si può già ricorrere qualora ci sia un minore che non è figlio di uno dei due coniugi, oppure per l’adozione a single nel caso in cui si sia creato un tale legame affettivo tra il minore e l’adulto in questione che viene decisa l’adozione a quella persona anche se single. Non stiamo parlando di nulla di nuovo, la legge esistente potrebbe essere già abbastanza e i tribunali hanno già tutti gli strumenti per valutare con attenzione se l’adozione è nell’interesse del minore.

La stepchild adoption quindi sarebbe persino "superflua"?

La stepchild adoption fa riferimento alla norma esistente e le proposte in campo non modificano in nulla la legge sulle adozioni. Certo sarebbe un richiamo ai tribunali, che hanno una grossa discrezionalità, nel senso che si espliciterebbe il riferimento all’accesso all’adozione in casi speciali per persone dello stesso sesso, non unite da matrimonio. Ma da lì in poi non vedo una clamorosa innovazione e ribadisco, non si tratterebbe comunque di una opzione automatica, la richiesta di adozione di per non fa scattare alcun automatismo, anche in questo caso il tribunale adotterà tutte le attenzioni a tutela del bambino. È già una mediazione, perché il tribunale ha gli strumenti per decidere se l’adozione è nel rispetto supremo interesse del minore. Questo è quello che a me interessa, non gli adulti.

Come vede invece l’affido rafforzato?

Questo emendamento non mi convince per nulla. L’affido non tutela abbastanza, non è una tutela piena, non dà garanzie al minore. Se muore il genitore biologico, che è l'unico parente in vita, e il compagno ha solo un affido, che cosa succede? Il bambino può essere messo in adozione? Dopo che per anni ha vissuto con quella persona? Che tutela è? E se il genitore ha una malattia invalidante chi decide un intervento sanitario per il minore, l’assessore ai servizi sociali? La mia impressione è che si guardi alle esigenze degli adulti: dire a un ragazzo "a 18 anni decidi tu", vuol dire mettergli sulle spalle un problema che è degli adulti, non suo.

Cosa risponde al timore che in questo modo si apra l’adozione piena anche alle coppie omosessuali?

E che facciamo, siccome abbiamo questa paura non tuteliamo i bambini che già ci sono? In realtà la legge sulle adozioni continuerà ad indicare il requisito del matrimonio, quindi non si prevede che i bambini possano andare in adozione a coppie omosesessuali.

Foto PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP/Getty Images

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