Famiglia

Faraone stronca la scuola per ciechi

A Vibo Valentia c’è una ragazza non vedente e nessun insegnante di sostegno in graduatoria che conosca il Braille. Lo denuncia il sottosegretario Faraone, per dire che «il sistema così com'è non funziona, ma è impensabile tornare indietro, come ho letto sulla stampa negli ultimi giorni, a scuole speciali o “specializzate”».

di Sara De Carli

A Vibo Valentia c’è una ragazza non vedente che frequenta la scuola ma non esiste in graduatoria un insegnante di sostegno che conosca il Braille. Quindi nonostante ci sia una sentenza del Tar che impone di assumere un insegnante di sostegno specializzato che possa seguire la ragazza nel suo percorso di studi, è impossibile dare una risposta al suo diritto.

La denuncia arriva direttamente dal sottosegretario Davide Faraone: «È una situazione che abbiamo ereditato, frutto di decenni di gestione inadeguata. L’abbiamo detto sin da subito: la selezione dei docenti – seppur abilitati – fatta soltanto facendo scorrere le graduatorie non va bene. Non si può attingere a un elenco come si pesca un numero dal sacchetto della tombola. Gli insegnanti devono corrispondere ai fabbisogni delle scuole e degli studenti, professionisti abilitati e specializzati a servizio di un progetto. È un esempio lampante che testimonia che il vecchio sistema non funziona».

Per il sottosegretario è anche l'occasione per dire la sua sulla proposta lanciata da Davide Cervellin nei giorni scorsi, che vorrebbe avviare a Padova una scuola per bimbi ciechi per dare loro le basi proprio del Braille e delle tecniche di mobilità e orientamento, in modo che possano poi inserirsi nelle scuole di tutti più o meno all’età di 8 anni, quasi senza neanche più bisogno – a quel punto – dell’insegnante di sostegno. «Non si possono trattare le varie disabilità come sfumature differenti di un unico monolite. Né si può pensare di tornare indietro, come ho letto sulla stampa negli ultimi giorni, a scuole speciali o “specializzate”», scrive Faraone. «Abbiamo lottato per eliminare ghettizzazioni e per favorire un’inclusione a tutti i livelli della società, se qualcosa non va nel sostegno ai ragazzi disabili va migliorata. Ma non tornando indietro».

Faraone parla poi delle graduatorie come di «un sistema stantio e malfunzionante» e del fatto che «non sempre la formazione degli insegnanti di sostegno è adeguata alle esigenze dei ragazzi, soprattutto in casi di disabilità sensoriali. Nell’ambito della delega sul sostegno stiamo lavorando per far sì che l’inclusione scolastica sia effettiva e non lasciata alla buona volontà di un insegnante di sostegno, seppur specializzato. L’inclusione è reale solo se tutti ne siamo responsabili, ciascuno per la propria parte. Il sostegno si fa alla classe e alla scuola, non al ragazzo disabile», conclude il sottosegretario.

Foto Getty Images


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