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Burundi, Avsi: «La situazione è tesa e incerta. Si teme una nuova crisi»
Da Bujumbura, la capitale del paese, i volontari della fondazione raccontano di una situazione molto tesa e a rischio. «L'ambasciata francese esorta ad anticipare il periodo previsto delle ferie natalizie perché prevede nuovi gravi scontri nei prossimi giorni»
«La situazione nel paese resta incerta, stamattina la vita sembra essere ripresa normalmente nel centro della capitale, l'ufficio amministrativo di Avsi è aperto, mentre il Centro MEO per oggi rimarrà chiuso, in attesa di capire meglio cosa sta succedendo nel quartiere di Cibitoke». Così racconta dalla capitale lo staff di Avsi che si occupa di progetti rivolti soprattutto a donne e bambini.
Il Burundi, dopo le decine di morti di venerdì scorso, è sull’orlo di una nuova grave crisi che si teme possa degenerare in massacri che il Paese ha già conosciuto in un recente passato.
«Qui a Bujumbura è tutto molto incerto. Dopo l'attacco ai tre campi militari, avvenuto venerdì all'alba, e la giornata di sabato passata chiusi in casa con la paura che la tensione finisse nel sangue, oggi sembrava che le cose fossero ritornate alla normalità. Sono passati i cortei di macchine per degli sposi, la gente che usciva per fare la spesa. Ma nell’aria c’erano tanti segnali che mostravano che le cose non erano ritornate davvero a posto. I quartieri di Nyakabiga e Musaga erano ancora circondati da polizia ed esercito, gli abitanti di quei quartieri dove sono stati ritrovati decine di corpi di giovani uccisi da spari arrivati direttamente alla testa, per uccidere. Mentre la maggior parte della popolazione di Bujumbura si nascondeva in casa, durante la notte di venerdì, fuori avveniva l'orrore. Il portavoce dell'esercito parla di più di 80 morti, tra militari e ribelli, ma molti dicono che la cifra è sottostimata», racconta lo staff di Avsi dalla capitale.
Sono circa 8 mesi che perdura questa situazione di crisi in Burundi, iniziata dopo la candidatura per un terzo mandato del presidente. Ma in questi giorni è stato raggiunto l’apice di violenze e il futuro è sempre più a tinte fosche.
Il Burundi, isolato sempre di più a livello internazionale, schiacciato da una grave crisi economica, nel 2015 è stato riconosciuto dal FMI come il paese più povero al mondo. L'ambasciata francese esorta ad anticipare il periodo previsto delle ferie natalizie perché prevede nuovi gravi scontri nei prossimi giorni.
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