Cultura

Mustapha e tahar: ieri clandestini oggi in sala professori

di Luca Razza

Ogni domenica, da cinque anni, Mustapha Benchiha smette la tuta da lavoro del saldatore e indossa i panni più puliti di insegnante per i ragazzi marocchini. Benchiha è il primo coordinatore per l’insegnamento della lingua araba nella Scuola della domenica di Legnago. A un passo dalla laurea in geologia lasciò il Marocco per l’Italia, dove passò sette anni fra gli stenti e gli sfruttamenti della sua condizione di clandestino. Poi venne il ruolo istituzionale di Mustapha, cresciuto con gli anni fino a diventare un punto di riferimento e di cerniera fra la comunità marocchina e quella italiana. È stato Mustapha, ad esempio, a strappare di recente dalla strada due suoi giovani connazionali che avevano abbandonato le aule. La dialettica del “geologo-saldatore-insegnante” marocchino, la conoscenza e l’influenza all’interno della comunità e la collaborazione con gli insegnanti-angeli del Centro territoriale permanente rappresentano un esempio concreto di come si costruisca, dal basso, un terreno di integrazione, comprensione, accettazione e rispetto del diverso. Un percorso che, sulle orme del connazionale Mustapha, sta percorrendo anche Et Tahar Ez Zerouali, fresco insegnante di lingua araba che la Scuola della domenica di Legnago ha avviato quest’anno anche nel comune di Nogara. Qui Et Tahar rappresenta una sorta di alter ego di Mustapha. In Italia dal 1994, ha imparato il lavoro di sabbiatore e verniciatore. Dal 1998 è promotore di un centro di cultura Islamica che, fra corsi coranici e preghiere, non ha chiuso le porte alle istituzioni italiane. Grazie alla collaborazione con il Comune, infatti, l’integrazione della comunità marocchina ha vissuto una accelerazione sorprendente. Ancora per opera dell’infaticabile Et Tahar, a novembre Nogara si è arricchita di Aurora, una cooperativa sociale che annovera una ventina di soci marocchini e che si prefigge di trovare alloggio ad altri, anche reperendo abitazioni da acquistare con un mutuo. «Il lavoro si trova», dice Et Tahar, «le case no. Con l’aiuto di Banca Etica contiamo di dare una risposta al problema, garantendo alloggi a prezzi accessibili».


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