Cultura
Mamma, la maestra parla arabo
Integrazione. La scuola della domenica di Legnago:ragazzi in aula fuori orario per imparare l'arabo da volontari nordafricani.
di Luca Razza
Verona terra di fenomeni, e non solo calcistici. Prendete Legnago, ad esempio, comune della Bassa veronese, 25mila abitanti al confine con la provincia di Rovigo. Può andare giustamente fiero per un suo personalissimo record: quello di una scuola aperta sette giorni su sette. La scuola stakanovista è la media Frattini, nella centralissima via XX settembre, dove nelle aule ci si va anche la domenica mattina. Materia di insegnamento nelle lezioni extra time? L’arabo classico, insegnato a bambini e ragazzi marocchini, figli di un’immigrazione magrebina particolarmente consistente in queste terre. Una classe più in là, altro corso: quello di italiano per i genitori.
Un’idea in nome dell’integrazione, quella della scuola Frattini, che partita da un manipolo di affiatati insegnanti del Comitato territoriale permanente scolastico, ha poi trovato nel finanziamento della locale giunta ulivista, nel lavoro dei mediatori culturali di madrelingua, nel riconoscimento del Provveditorato agli studi di Verona, nella collaborazione del consolato marocchino l’imprimatur ufficiale. Un progetto denominato “A scuola di domenica” che, partito già cinque anni fa, ora vanta numerose e mai tanto gradite imitazioni, fuori e dentro il Veneto. Legnago e la sua scuola media Frattini rimangono però l’epicentro di un fenomeno socioculturale che pare non avere esaurito la sua spinta propositiva. A spiegarcelo, tratteggiando anche la storia dell’iniziativa, è Patrizia Ferrante, energica insegnante con un’esperienza didattica maturata in Algeria, attiva nel volontariato carcerario e ideatrice della Scuola della domenica: «La nascita di questo particolare corso scolastico è stata la naturale conseguenza di un bisogno di comunicazione interculturale che si stava affermando sul nostro territorio, specie nei confronti di una radicata comunità marocchina. Da alcune conferenze e rappresentazioni teatrali allestite in sinergia fra alcune scuole superiori e la media Frattini, da dietro le quinte di alcuni eventi scolastici ci siamo resi conto di quanto fosse importante riallacciare nei figli degli immigrati le radici con una cultura che molti di loro, nati in Italia, portavano solo nel sangue». Fu addirittura una giunta leghista a promuovere, allora, il primo finanziamento al progetto avviato dal Centro territoriale permanente per l’istruzione e la formazione in età adulta di Legnago, che ha sede proprio all’interno della Frattini.
«Da allora», continua l’insegnante veronese, «qui si sono succeduti cinque corsi annuali di lingua araba per bambini e ragazzi marocchini, suddivisi in due classi di età. Cinque corsi che hanno, al di là del lato formativo, rappresentato un autentico collante, una strada all’integrazione fra comunità italiana e marocchina».
Ci sarà pure stato, chiediamo, un aspetto trainante per questo “modello Legnago”. «Il jolly dell’attività che si è dispiegata da questo comune è stata l’attività e la funzionalità del Centro territoriale permanente all’istruzione», risponde Patrizia Ferrante. «Il motore di un progetto che, per la sua bontà qualitativa, ha sempre incontrato il fondamentale favore delle istituzioni, del provveditorato, dei diversi attori sociali. Non dimentichiamo poi che l’attività del Ctp si articola non solo nell’iniziativa della scuola della domenica, ma poggia anche su altri progetti: da “Help” per l’assistenza linguistica e recupero scolastico per immigrati, ai corsi di formazione per mediatori culturali di madrelingua per favorire una corretta integrazione, fino al progetto Eda, per l’educazione e la formazione degli adulti».
Sempre dalla Frattini si diramano infatti corsi per il conseguimento della licenza media da parte degli immigrati, corsi di italiano per stranieri e diurni per le donne di religione islamica. Quest’anno il timone della Scuola della domenica è passato nelle mani di un collega della Ferrante, Alessandro Cherubini. ma la professoressa porterà con sé i ricordi più significativi di questa esperienza, in cui rimane comunque parte attiva. «Sì, emotivamente ricordo i primi compiti scritti dei bambini marocchini: frasi e parole di senso arabo ma scritte con le lettere dell’alfabeto italiano, qualcosa che mi riempie ancora di tenerezza». Un cruccio che si porta dentro? «Quanto la velocità dell’integrazione reale superi quella burocratica: una volta tanto non quella italiana, ma quella che stenta ad interfacciarsi con “l’apparato” marocchino. Una collaborazione attiva, ma che manca per ora di quella “presa d’atto” da parte del governo di Rabat dentro cui la Scuola della domenica di Legnago diventerebbe sì una scuola ufficiale marocchina, ma di concerto con le istituzioni italiane. Un dato assolutamente non secondario, specie nella fase interculturale che stiamo vivendo oggi».
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