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L’Italia invia bombe in Arabia Saudita, con l’avallo del Governo
È atterrato poco prima delle 10 in Arabia Saudita un cargo carico di bombe MK-80 fabbricati in Sardegna. È la seconda spedizione nel giro di tre settimane, da un aeroporto civile e in palese violazione della legge 185 sull'export di armi. Il destino delle bombe? Facile immaginarlo: Yemen. E questa volta il Governo sapeva e non ha fatto nulla
Un nuovo carico di bombe MK-80 prodotte in Sardegna è stato consegnato in Arabia Saudita. Il cargo 747 partito questa notte dall’aeroporto di Cagliari – un aeroporto civile – è atterrato poco prima delle 10 in Arabia Saudita. Dalla rotta (non si riesce a tracciare completamente la fase finale del percorso) sembra proprio che la destinazione sia Ta’if, città sede di una base militare saudita, esattamente come già successo lo scorso 29 ottobre. Si tratta di ordigni prodotti a Domusnovas dalla RWM Italia, inviati a un Paese che – dice Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo «è evidentemente in guerra e viola i diritti civili, quindi secondo la legge 185 le armi all’Arabia Saudita non le potremmo vendere, è una violazione della legge».
Non è nemmeno la prima volta che accade. «È la terza volta, dopo la spedizione via mare di maggio e quella aerea, sempre dall’aeroporto civile di Cagliari, della notte del 29 ottobre scorso. Questa volta però è la peggiore», continua Vignarca. Peggiore su due fronti, uno di politica interna e uno di dato di realtà.
Dove saranno usate le bombe, infatti, è facile immaginarlo: Yemen. Le Nazioni Unite da mesi riferiscono che in Yemen è in corso una “catastrofe umanitaria” senza precedenti, con oltre 6mila morti di cui più della metà tra la popolazione civile, 21 milioni di persone, pari all’80% della popolazione, che necessitano di aiuti umanitari e 6 milioni di persone bisognose di assistenza di primo soccorso immediata. Nelle zone abitate da civili in Yemen sono stati ritrovati ordigni inesplosi esportati proporio dalla RWM Italia e sganciati dalla Royal Saudi Air Force», riferisce Giorgio Beretta dell’Osservatorio OPAL di Brescia: «È un conflitto senza alcun mandato delle Nazioni Unite e proprio l’altro ieri il Consiglio europeo si è dichiarato estremamente preoccupato per l'impatto delle ostilità in corso in Yemen, inclusi i bombardamenti e gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, in particolare le strutture sanitarie e le scuole. Questo nuovo carico di bombe, dopo quello partito a fine ottobre, dimostra l’urgenza dell’Arabia Saudita di ricevere forniture da impiegare prontamente in Yemen». Già, perché se a maggio gli ordigni potevano viaggiare per mare (costa meno ma ci vuole più tempo), queste ultime due spedizioni estremamente ravvicinate sono state fatte via aereo, con costi maggiori ma una velocità di consegna estrema: «Non possiamo che immaginare un’urgenza di utilizzarle», sottolinea con preoccupazione Vignarca.
E veniamo al dato di politica interna. Questa terza spedizione è peggio delle altre perché questa volta tutti sapevano prima, incluso che non ha il Governo, fatto nulla per fermarla. Ieri mattina infatti l'onorevole Mauro Pili, che era stato informato dell’imminente spedizione, ha informato sia le reti che si occupano di questi temi sia il Parlamento, che stava esaminando il decreto di proroga delle missioni internazionali, presentando un ordine del giorno: «L’ordine del giorno è stato respinto. Hanno votato a favore tutte le opposizioni, mentre il Governo ha dato parere contrario e quindi è stato bocciato», spiega Pili. «Chiedevo di non autorizzare il trasbordo in base al fatto che l’Italia non è stata coinvolta da nessun organismo internazionale in Yemen e che anzi questo conflitto è avversato dall’Onu. Il Governo ha avallato con la sua posizione – è un dato politico rilevantissimo, perché mai si era espresso prima su questo – sta avallando l’attacco allo Yemen con i 4mila civili morti e il milione e mezzo di sfollati. L’Italia da oggi sta appoggiano un conflitto non autorizzato e anzi condannato dalle organizzazioni internazionali. A questo punto l’aeroporto civile di Cagliari l’Italia diventa un bersaglio possibile del terrorismo, un aeroporto civile utilizzato per due volte per un trasbordo militare, è una cosa che non si è mai sentita, di una gravità inaudita». (qui lo stenografico della seduta di ieri, con il Sottosegretario di Stato per la difesa Domenico Rossi che a proposito dell'odg di Pili si limita a dire «Infine, il Governo non accetta l’ordine del giorno Pili n. 9/3393- A/51» e la votazione con 103 sì e 221 no).
Pili racconta anche i retroscena della spedizione: «La spedizione era prevista già per alcuni giorni fa, l’hanno rinviata per non farla coincidere con il viaggio del premier in Arabia Saudita. Ovviamente anche ora hanno tentato di nasconderla: dall’Azerbaijan sono arrivati due cargo, uno su Malpensa e uno su Cagliari e questo secondo non era leggibile». Un dato interessante: anche durante il volo di ritorno, ci spiega Vignarca, il cargo 747 ha spento i transponder, sopra i cieli dell’Egitto.
«Ci rivolgiamo ancora una volta al Governo, che finora non ha risposto all’appello che la nostra Rete ha diffuso nei giorni scorsi insieme ad Amnesty International e Opal Brescia, affinché si fermino questi spedizioni di armi e morte. Numerose interrogazioni parlamentari sono già state presentate nel corso degli ultimi mesi, ma senza alcun tipo di risposta. Consideriamo grave il silenzio del Governo e ancora più grave è il fatto che si vadano a fomentare conflitti in un'area altamente rischiosa come quella mediorientale», conclude Vignarca.
foto MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images
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