Politica

Agricoltura sociale, decreti attuativi in arrivo

Andrea Olivero, vice Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, intevenendo al convegno del Forum del Terzo settore: «il dato meramente economico è spesso fuorviante rispetto all’attività sociale svolta, dovremmo trovare un punto di equilibrio. Non sarà facile ma si può fare»

di Vittorio Sammarco

Tutela dell’ambiente, inclusione sociale, occupazione, contrasto al degrado delle città, educazione a nuovi stili di vita, rapporto intergenerazionale. Sono tanti i fattori positivi dell’agricoltura sociale, riconosciuta come settore particolare da valorizzare con una recente Legge (la n. 141/15 del 18 agosto 2015) e di cui si è parlato oggi in un convegno organizzato dal Forum del Terzo settore dal titolo: “Innovazione sociale in agricoltura. Percorsi e scenari per un nuovo sviluppo”.

«Siamo in vista di un momento assai importante per il mondo del Terzo settore, in vista della riforma, – ha detto Pietro Barbieri, portavoce Forum Nazionale del Terzo Settore – e scorgiamo nell’agricoltura sociale una grande opportunità di sviluppo, per potenziare l’intero mondo dell’agricoltura e per uscire da un sistema assistenzialistico del nostro welfare». «Ma in questo passaggio importante, per lasciare tracce decise e di sistema l’intero settore dell’agricoltura deve essere in grado di farsi contaminare dal Terzo settore».

Non mancano, però, le questioni aperte che il Terzo settore indica a proposito del dettato normativo e dei decreti di attuazione che dovranno intervenire. Intanto la possibilità di riconoscere la pluralità delle esperienze createsi in questi ultimi anni. «Dobbiamo evitare – ha detto Carlo De Angelis coordinatore di una rete di oltre 300 realtà diverse del mondo dell’agricoltura sociale – che la legge ingabbi questo movimento, e invece farlo sviluppare riconoscendone le diversità». E poi la questione del vincolo del 30% del fatturato derivante dalla vendita di prodotti agricoli, al di sotto del quale la realtà costituitasi non può essere riconosciuta all’interno di questa normativa. «Ma – si chiede Andrea Fora, coordinatore della Consulta dell’Economia Civile – Forum Nazionale del Terzo Settore – una cooperativa sociale (ad esempio) che non arriva a quella percentuale, ma si occupa prevalentemente di agricoltura con tutti i risvolti sociali che presenta (lavoro, educazione, inclusione, condivisione) può non essere considerata come tale?».


Le risposte di governo e legislatore. Per Olivero, pur riconoscendo che il dato meramente economico è spesso fuorviante rispetto all’attività sociale svolta, di grande valore se si vuole dare sviluppo all’intero settore dell’agricoltura – «bisognava considerare pure dei limiti per evitare che un’eccessiva estensione potesse causare quella indeterminatezza che ha fatto esplodere senza confini altri settori con molti soggetti che hanno annusato solo l’opportunità di un business. Ora – è vero – dovremmo trovare un punto di equilibrio. Non sarà facile ma si può fare».

Per questo, ha annunciato, «abbiamo preferito percorrere prima la strada della costituzione dell’Osservatorio che la legge prevede entro 120 giorni, con un’ampia partecipazione ed equilibrio della rappresentanza delle diverse realtà nel gruppo delle 20 persone che ho già contattato e che tra poche settimane vedrà il via». Con esso, ha aggiunto Olivero, si ragionerà per stabilire metodi e criteri per un regolamento che sia in grado di riconoscere e valorizzare la biodiversità delle realtà esistenti sul territorio». (3,milioni e mezzo di metri quadri di coltivazione con questi obiettivi, più di 5000 addetti nel settore dell’agricoltura sociale fra imprenditori e collaboratori). La road map è stabilita, tempi rapidi sì, ma per il viceministro se si spenderà qualche giorno in più per fare un lavoro migliore di cui non doversi pentire dopo, non sarebbe male e si vedranno presto gli effetti.

Inoltre questo settore, ha ammesso il senatore Lepri, relatore a palazzo Madama della legge di riforma del Terzo settore già approvata alla Camera, manca come settore di utilità sociale nel disegno di Legge di riforma del Terzo settore in discussione al Senato. Certo bisogna guardare alla complessità del panorama: «Ci sono esperienze in cui prevale il sociale sull’agricoltura che rimane uno strumento, e viceversa. Se l’agricoltura sociale entra nei settori di utilità sociale, l’esperienza potrebbe beneficiare di tutte le misure che la legge prevede nel campo del Terzo settore (tipo il 5 per mille). Se poi è capace di produrre almeno il 30 per cento di fatturato può beneficiare anche delle misure di carattere agricolo». «Ho ancora qualche dubbio – conclude Lepri – ma possiamo considerare anche questa ipotesi pur mantenendo l’impianto del testo».

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.