Welfare

Anagrafe informatica per lavoratori immigrati

Entro gennaio 800 tunisini saranno assunti dalle imprese italiane grazie all’Aile, l’anagrafe dei lavoratori immigrati cerata dall'Oim

di Barbara Fabiani

Si chiama AILE, Anagrafe Informatizzata dei lavoratori extracomunitari, e serve a far entrare in Italia gli immigrati con un contratto di lavoro già in tasca. Si tratta, infatti, di uno strumento per far incontrare l?offerta degli imprenditori italiani con la domanda dei lavoratori stranieri iscritti nelle liste delle ambasciate presso quelle nazioni che hanno ratificato specifici accordi con l?Italia riguardo ai flussi migratori. L?Aile, la cui realizzazione era prevista dal testo unico sull?immigrazione 286/98, è stato messo in piedi per il Ministero del lavoro e delle politiche sociali dall?Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. L?archivio in un anno ha raddoppiato il numero dei curricula certificati arrivando a 10733, nella grande maggioranza di albanesi e tunisini, ovvero i cittadini delle due nazioni che al momento hanno avviato le collaborazioni più strette con l’Oim per questo progetto. E sono infatti 800 tunisini i primi che beneficeranno del nuovo sostegno informatico al meccanismo “della chiamata nominativa”, lavoratori i cui profili professionali sono stati verificati da autorità locali e poi selezionati sulla base delle competenze da datori di lavoro italiani. Si tratta per lo più di braccianti agricoli, saldatori, e personale infermieristico ma anche di carpentieri navali. Poiché ai lavori che gli italiani ?non vogliono più fare? oggi si stanno aggiungendo anche i lavori che gli italiani ?non sanno più fare?. ?L?Aile è uno strumento per facilitare l?accesso dei lavoratori stranieri in Italia e in condizioni per loro favorevoli?, spiega Ugo Melchionda responsabile del progetto. “Il nostro compito è di trasmettere alle autorità locali delle metodologie per la certificazione delle competenze dei lavoratori prima di inserirli nelle liste. In quei casi in cui la situazione sociopolitica è più difficle inviamo delle commissioni di verifica in loco, come ad esempio è stato in Albania”. Della quota di 3000 tunisini prevista dal decreto flussi del 2000 sono stati rilasciati visti solo per 1500; dei restanti fanno parte questi 800 che entreranno con una concreta prospettiva di lavoro. Meno probabile, invece, che entro la fine dell?anno entrino anche i 700 tunisini rimanenti nella lista con un ?visto per ricerca di lavoro?, previsto dalla legge ma che negli ultimi tempi sempre meno volentieri viene concesso dalle prefetture. La fase pilota di utilizzo dell?Aile durerà due anni, durante i quali l?Oim cercherà di avviare al meglio delle possibilità le reti territoriali per le politiche del lavoro, dalle direzioni provinciali del lavoro, che dovranno gestire nel concreto l?archivio, alle Agenzie di collocamento private, alle Agenzie per il lavoro delle regioni con la maggior richiesta di manodopera, e naturalmente gli organi di riferimento degli imprenditori. E proprio gli imprenditori mettono in guardia sul punto critico di questo prmettente progetto ovvero la burocrazia degli apparati pubblici, spesso incapace di rispettare i ritmi veloci del mercato del lavoro .


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