Welfare

Attenti ai messaggi antifumo: fanno l’effetto contrario

Un nuovo studio della London School of Economics dimostra che le pubblicità e gli slogan sui danni provocati dal fumo rendono più difficile smettere e sono quindi controproducenti. Meglio concentrarsi sui vantaggi e i benefici di abbandonare le bionde

di Gabriella Meroni

Le politiche di sanità pubblica che mirano a convincere i fumatori a smettere possono produrre l'effetto opposto su molte persone che pure cercano di perdere il vizio. È quanto dimostra uno studio condotto dalla dottoressa Sara Evans-Lacko, ricercatrice della London School of Economics, secondo la quale stigmatizzare il fumo può, in molti casi, rendere più difficile smettere perché i messaggi negativi inducono sentimenti di rabbia e difesa e portano a un calo di autostima. I risultati, pubblicati sulla rivista Social Science & Medicine, mettono in evidenza che gli stereotipi negativi sul fumo finiscono quindi per ritorcersi contro le intenzioni con cui sono stati con concepiti, soprattutto quando si tratta di campagne di salute pubblica.

La ricerca della LSE ha preso in esame oltre 600 articoli e pubblicazioni antifumo e indagato le opinioni di migliaia di fumatori. Il 30-40% di questi ultimi ha dichiarato di avvertire alti livelli di disapprovazione da parte dei famigliari oltre a sentirsi «inaccettabili socialmente» a causa del vizio del fumo; un altro 27% sostiene di sentirsi «trattato diversamente» a causa del loro essere fumatori. Il 39% ritiene di essere «meno stimato» perché fuma, uno stigma che risulta particolarmente forte nei confronti dei genitori-fumatori. Molti fumatori hanno utilizzato termini quali «lebbroso», «emarginato», «cattivo» e «patetico» per autodefinirsi pensando al proprio “vizio”.

La conclusione è semplice: portare chi già non si stima abbastanza a pensare di valere ancora di meno, come portano a fare le campagne terroristiche antifumo, è controproducente. «Bisognerebbe puntare su pubblicità anti-fumo che non stigmatizzano i fumatori, ma si concentrano invece sui benefici di rinunciare», è la raccomandazione finale della ricerca.


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