Famiglia

Fondazione Don Gnocchi ricorda Prisco

Il vicepresidente dell'Inter, scomparso oggi, fu un grande amico dell'ente che assiste migliaia di disabili in tutta Italia e del suo fondatore

di Giampaolo Cerri

La Fondazione Don Gnocchi ricorda l’avvocato Giuseppe Prisco, vice-presidente dell’Inter, scomparso oggi. «Grande amico di don Carlo Gnocchi, con cui aveva condiviso, da alpino, la drammatica esperienza della ritirata di Russia nell?inverno ?42/?43, l?avvocato Giuseppe Prisco era da sempre vicino alla Fondazione Don Gnocchi, con cui stava l?altro collaborando nell?organizzazione delle celebrazioni del 2002, centenario della nascita di don Carlo. “Proprio domenica prossima, in occasione della tradizionale Messa natalizia degli alpini in Duomo a Milano a ricordo di tutti i caduti in guerra e in pace ? ricorda monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi ? l?avvocato Prisco avrebbe ricordato l?amico don Gnocchi nell?allocuzione ufficiale in piazza. Con noi era stato anche dal Santo Padre, in occasione dell?udienza particolare che il Pontefice ci concesse nel maggio del ?97. E non mancava mai di sostenerci in ogni nostra attività, forte dell?affetto che lo legava al nostro fondatore. E a margine dell?incontro con Giovanni Paolo II, scrisse un toccante ricordo di don Carlo, ricordandone la forza d?animo, la levatura morale, la sua granitica fede. ?Quanto ci manca oggi un don Gnocchi??, disse. ?Speriamo che tu possa, dall?alto, con le tue preghiere, consentire a noi che siamo sopravvissuti di intravedere qualcosa di positivo per i nostri figli e per la nostra Italia??. La scomparsa dell?avvocato Prisco lascia un grande vuoto anche nella Fondazione Don Gnocchi». La Fondazione ha diffuso anche il testo di una lettera che Prisco scrisse dopo l?incontro con il Papa, maggio 1997 «Caro don Carlo, grazie sempre di tutto quanto ha fatto per i giovani, per gli alpini, per l?Italia, per i suoi e nostri mutilatini! Il nostro primo incontro ? lei non può ricordarlo ? avvenne nel ?39 ai corsi universitari per diventare ufficiali: la domenica mattina lei celebrava Messa al Campo Giuriati. Le sue parole prescindevano dallo spirito di nazionalismo estremo, ma ricordavano a noi diciottenni il dovere che ci apprestavamo a compiere per la nostra Patria. Lei diceva anche che non era obbligatorio partecipare al rito della Comunione e così dicendo rendeva più spontanea la nostra partecipazione. Nel giugno ?42 la incontrai alla stazione di Milano: al mio saluto affettuoso lei rispose con altrettanto affetto: ?Sunt adrée a partì per la Russia??. Potevo dire anch?io quelle parole, ma non ne ebbi il tempo, o l?emozione mi bloccò. Poi ci furono i lunghi e tremendi mesi sul fronte russo: Iddio volle che in pochi riuscissimo a tornare. Venni a trovarla e nonostante il suo invito al ?tu? più intimo tra ufficiali, io continuai con il più deferente ?lei?: mi parlò del suo progetto di assistenza ai mutilatini che stava già realizzando e che ai più, ai troppi orientati soltanto a lucrare, sembrava un compito impossibile. Ma sappiamo tutti come lei ci riuscì. Incontrando il Santo Padre insieme con la ?sua? Fondazione mi sono sentito come quando, diciottenne, avevo conosciuto lei? Poi tornando a Milano, ho pensato alle tante miserie dell?Italia di oggi, vittima di un lento, progressivo e inesorabile decadimento non solo economico, ma anche e soprattutto civile e morale. Quanto ci manca un don Gnocchi, come sarebbe importante per noi avere uomini della sua forza d?animo, della sua levatura morale e della sua fede: potremmo finalmente immaginare un futuro migliore. Speriamo che tu, don Carlo (finalmente accolgo quel lontano appello!) possa dall?alto, con le tue preghiere, consentire a noi che siamo sopravvissuti a tante vicende in guerra e in pace di intravedere qualcosa di positivo per i nostri figli, per la nostra Italia»


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