Famiglia
90 candeline per Save the Children
Fondata nel 1919, quest'anno festeggia oggi il suo 90° compleanno nel mondo e il 10° in Italia
La scoperta dei diritti
Per Eglantyne Jebb, la mission dell’organizzazione che stava per fondare, Save the Children, all’indomani della Prima guerra mondiale, era molto semplice: «Che ogni bambino affamato sia nutrito, ogni bambino malato sia curato, ad ogni orfano, bambino di strada o ai margini della società sia data protezione e supporto». Era il 1919. L’Europa, devastata dalla follia bellica, non aveva ancora compreso che tutti – anche i bambini, soprattutto loro – sono portatori di diritti. E che la società nel suo complesso deve far di tutto perché tali diritti siano veri, cioè garantiti ed esigibili. L’Europa lo avrebbe capito anni dopo, adottando la Convenzione Onu dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (ratificata oggi da tutti i Paesi, ad eccezione degli Stati Uniti e Somalia) e che trae ispirazione proprio dalla prima Carta dei diritti del bambino, scritta da Eglantyne nel 1923.
Un’attività indipendente
Fin dai primi passi, Save the Children dimostra autonomia e indipendenza. Già nell’immediato dopoguerra si schiera contro l’embargo del governo britannico verso Germania e Austria in cui bambini morivano di fame e stenti. Interviene nella carestia del 1921 in Russia, sfamando 650.000 persone, con il costo di uno scellino alla settimana per persona. È impegnata negli anni della Grande depressione, in progetti di contrasto alla fame e scolarizzazione nelle aree più povere e rurali degli Stati Uniti. Nel corso della Seconda guerra mondiale lavora in Italia, Germania, Austria e Grecia, a favore dei bambini e delle popolazioni. Prosegue poi attraverso la risposta all’emergenza dovuta alla guerra in Corea negli anni 50, la campagna mondiale contro la Poliomielite nel 1979, l’intervento per combattere la terribile crisi alimentare in Etiopia nel 1984. In tempi più recenti, Save the Children ha lavorato con i bambini colpiti dalla guerra in Iraq, Mozambico, Nicaragua, Colombia, Sri Lanka, Sierra Leone, Angola, Ruanda e Balcani, promuovendo campagne per i diritti dei bambini soldato, risponde all’emergenza nei paesi devastati dallo tsunami o nei campi profughi del Darfur. Nel 2006 ha lanciato la campagna globale Riscriviamo il Futuro per garantire istruzione di qualità a 8 milioni di bambini in nazioni afflitte da guerre. Oggi, Save the Children è la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa dei diritti dei bambini, e opera in oltre 120 nazioni con uno staff di circa 14 mila persone.
In Italia, dal 1947
L’attività inizia ufficialmente in Abruzzo, a Ortona, dove il Ministero per l’educazione britannico promuove un progetto sperimentale per i bambini in difficoltà, in seguito ai bombardamenti. Prosegue in Lucania e in Calabria (asili e formazione di educatrici e assistenti sociali), in Polesine (in seguito all’alluvione; ed è un impegno documentato anche dal regista Roberto Rossellini), e poi continua negli anni fino al terremoto nell’Irpinia e a quello che ha colpito L’Aquila. Nel 1998 nasce Save the Children Italia, che inizia le sue attività nell’anno successivo (e oggi sviluppa progetti in 25 paesi nel mondo nell’ambito della salute, educazione, protezione dallo sfruttamento e abuso, protezione dei minori migranti, finanziati grazie a una raccolta fondi annuale di circa 20 milioni di euro).
Un impegno per il futuro
«Tutto quello per cui la nostra fondatrice ha combattuto 90 anni fa, è ancora quello in cui Save the Children crede oggi e la base del suo operato in tutto il mondo», afferma Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia. «La nostra missione, in Italia come nel resto del mondo, è assicurare ad ogni bambino il rispetto dei suoi diritti – quello alla salute, alla nutrizione, al cibo, ad una dimora, all’educazione – e proteggerli da ogni tipo di violenza, abuso e sfruttamento, ascoltare i minori, coinvolgerli in ogni decisione che li riguarda e impegnarsi affinché il loro punto di vista sia preso in considerazione».
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