Negli ultimi dieci anni, con la spesa pubblica diminuita, la spesa privata per la sanità è esplosa: +25,5%. Ma chi non può permettersela, rinuncia alla sanità: più di 9 milioni di italiani dichiarano infatti di non aver potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per ragioni economiche. Di essi 2,4 milioni sono anziani, 5 milioni vivono in coppia con figli, 4 milioni risidono al Sud. E nel pieno della crisi, la spesa sanitaria privata è aumentata ancora di più che nel periodo pre-crisi: +2,2% medio annuo nel periodo 2000-2007 e +2,3% negli anni 2008-2010. I dati sono contenuti in una ricerca di Rbm Salute-Censis, promossa in collaborazione con Munich Re, presentata oggi al «Welfare Day». Che ha anche stimato come nel 2015 ci sarà un gap di circa 17 miliardi di euro tra le esigenze di finanziamento della sanità e le risorse disponibili nelle regioni.
I fondi integrativi. «Una sanità equa e sostenibile non potrà più fare a meno dei Fondi integrativi, che possono far vincere la sfida delle risorse aggiuntive»: è questa la tesi della ricerca. In Italia sono centinaia i fondi integrativi, con oltre 11 milioni di assistiti. La ricerca di Rbm Salute-Censis ha riguardato 14 Fondi sanitari per oltre 2 milioni di assistiti e importi richiesti per prestazioni pari a oltre 1,5 miliardi di euro nel triennio 2008-2010. Il 55% degli importi dei Fondi integrativi ha riguardato prestazioni sostitutive (ricovero ospedaliero, day hospital, ecc.) fornite in alternativa a quelle dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) del Servizio sanitario. Il restante 45% degli importi ha riguardato prestazioni integrative (cure dentarie, fisioterapia, ecc.).
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