Anche il Governo Letta, come i precedenti di Monti e Berlusconi, ha praticamente dirottato l’intera somma dell’8 per mille a gestione diretta statale a finalità altre da quelle previste dalla Legge istitutiva di questo fondo.
Invece che utilizzare il cospicuo tesoretto – proveniente dalle quote IRPEF che i cittadini consegnano allo Stato in assenza di scelta attiva nella sua destinazione a favore di una confessione religiosa, nel 2013 ben 180 Milioni di Euro scesi a circa 170 per questo 2014 – a quanto stabilito agli articoli 47 e 48 della legge 222/85, ancora una volta i fondi sono serviti a sanare buchi di bilancio dello stato italiano.
Mentre la Legge 222, infatti, prevede che tali fondi siano utilizzati per “interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali”, i tre governi succedutisi in Italia li hanno dirottati per il miglioramento del sistema carcerario, per far fronte agli eventi alluvionali e nevosi degli ultimi anni nonché per finanziare il Dipartimento di Protezione Civile. Sulla stessa scia, sembra orientato anche il Governo Letta oggi in carica, tanto che dopo le varie decurtazioni, restano solamente qualche briciola per gli scopi originari che ricevono la miseria di 400 mila Euro. Così per il 2013, a fronte di 1187 progetti presentati dei quali 936 ritenuti ammissibili al finanziamento, solamente 4 hanno ricevuto un contributo di circa 100 mila Euro ciascuno.
Ci saremmo aspettati tutt’altro da un Governo che a parole, ovvero nel suo programma presentato nel dicembre scorso al Parlamento per ottenerne la fiducia, si era dichiarato sensibile e attento alle esigenze espresse dalle ONG e dalla società civile, in particolare affermando di voler destinare i fondi dell’8 per mille all’assistenza ai rifugiati e alla cooperazione internazionale.
Ma ciò che più ci inquieta è che con questi precedenti, risulta legittimo e forte il dubbio che anche il nuovo regolamento che entra in vigore da questo mese di gennaio, ai sensi del quale si rimettono opportunamente in chiaro le priorità e le percentuali delle allocazioni dell’8 per mille gestito da Palazzo Chigi, possa essere aggirato con chissà quale altro sotterfugio e in virtù di quale altra “imprescindibile” esigenza del bilancio pubblico del nostro Paese.
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