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8 mld di euro in più alla Difesa. L’esercito di lusso

Martino garantisce una programmazione ricca per la nuova difesa. Mentre al servizio civile si dedicano 4 righe.

di Barbara Fabiani

Dpef ricco per la Difesa. Il documento propone di arrivare in 3 anni a un rapporto tra funzione Difesa e Pil del 1,5% (un bel salto dallo 1,06% del 2001) che corrisponde ad almeno 8 miliardi di euro in più rispetto a quei 19.025 milioni in bilancio complessivo per il 2002, già saliti del 7% dall?anno precedente. Un aumento di risorse auspicato dal ministro Martino alcuni giorni fa, prima della diffusione del Dpef, in una dichiarazione a margine dell?assemblea generale dell?Associazione industrie per l?aerospazio (8.553 milioni di euro di fatturato nel 2001 e 55mila addetti), e certamente riscuotendo il consenso di Finmeccanica che si era accontenta di chiedere al governo solo 1.200-1.500 milioni di euro in più all?anno. La riforma delle forze armate, quasi certamente anticipata al 2004, sembra essere la principale tra le voci di spesa. Vertici militari e governo sanno che con il passaggio al servizio volontario occorre rendere appetibile la carriera in grigioverde. Questo significa stipendi più alti, ammodernamento dei servizi e investimento nella formazione (ma anche creazione di fondi pensione e realizzazione di alloggi per i militari con famiglia, dice il Dpef) per riuscire ad arruolare i 190mila uomini e donne che lo Stato maggiore ritiene indispensabili. «Un numero minore rispetto ai 250mila di oggi, ma molto alto considerando che, per ammissione degli stessi militari, la nuova ?arte della guerra? non si fa più con divisioni mastodontiche ma con ?forze di reazione rapida? impostate sulla interoperabilità in contesti territoriali e funzionali diversi», spiega Cristina Zadra della campagna Sbilanciamoci, che analizza la finanziaria dal punto di vista delle priorità poste dalla società civile. Allora perché questa sovradimensionamento? Forse i 624 generali italiani (più numerosi dei loro colleghi Usa) temono di trovarsi senza subalterni? A questo, si legge nel Dpef, si aggiunge la nuova minaccia terroristica che fa diventare prioritario «l?ammodernamento e il rinnovamento di materiali, sistemi d?arma e mezzi»; oppure, come ipotizza Cristina Zadra, «ci troviamo di fronte a uno Stato cui è sempre più richiesto di ritirarsi dall?economia e contemporaneamente si riversa nel finanziamento pubblico di specifiche aree»? Si giustifica poi la maggiore spesa con l?impegno nelle?missioni di pace?, quando è noto che il peacekeeping spesso viene finanziato fuori bilancio. Per il servizio civile volontario, nel documento di programmazione troviamo appena 4 righe . «Figli e figliastri», commenta Massimo Paolicelli, presidente dell?Associazione obiettori nonviolenti. «Per garantirsi l?obiettivo dei 190mila uomini al servizio militare non si bada a spese! Per il servizio civile, nessuna progettualità e stanziamenti insufficiente».


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