Comitato editoriale
69 bambini saranno operati al cuore grazie a #Givethebeat
Nella seconda edizione della campagna di crowdfunding #Givethebeat sono stati raccolti 104.110 euro, grazie ai personal fundraiser e a Fondazione Mediolanum
di Redazione

Più di sessanta bambini malati di cuore potranno essere operati nei Paesi più poveri del mondo grazie alla campagna di crowdfunding #GivetheBeat, promossa da Fondazione Mission Bambini a sostegno del progetto Cuore di bimbi. Nella seconda edizione della campagna di crowdfunding, chiusa il 9 gennaio, sono stati raccolti 104.110 euro. Considerato che il costo medio di un’operazione è pari a 1.500 euro, con i fondi raccolti potremo salvare attraverso un intervento di cardiochirurgia pediatrica 69 bambini. Un risultato che non sarebbe stato possibile senza gli “heartbeater”, persone che hanno messo la propria faccia a sostegno della causa di Mission Bambini, impegnandosi personalmente nella raccolta fondi su Rete del Dono.
Un grazie speciale va a Fondazione Mediolanum, che ha coinvolto 5 Team nella raccolta fondi e ha contribuito con una donazione supplementare di 20mila euro. I primi bambini verranno operati in Romania durante la missione programmata per fine gennaio. Le due missioni successive saranno in Zambia e Birmania nei mesi di marzo e aprile. A seguire, nel corso del 2018, ci saranno missioni operatorie in Cambogia, Uganda, Zimbabwe, Eritrea e Kenya. Altri bambini invece verranno portati in Italia da Albania e Kosovo per essere operati qui.
Dal 2005 Mission Bambini è impegnata sul tema delle cardiopatie infantili (l'iniziativa può essere sostenuta in qualsiasi momento): sono 1.861 i bambini operati fino ad ora, più di 14.000 i bambini visitati, centinaia i medici locali formati. L’obiettivo del progetto di medio/lungo termine è quello di rendere autonomi nel trattamento delle cardiopatie infantili gli ospedali dei Paesi. Il 2018 sarà importante anche da questo punto di vista perché in Birmania, dove sono previste 4 missioni operatorie, è in via di definizione un Accordo con l’University of Medicine 1 di Yangon affinché la formazione coinvolga anche gli studenti universitari locali e venga formalmente inserita nei curricula di studio con il rilascio di un attestato accademico.
Foto di Simone Durante
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