Non profit
5×1000 Che viene, che scappa
Assegnati i fondi del 2006 ma sparisce il 5x1000 del 2008
Bene, e adesso? Tirate le somme sul 5 per mille 2006, alzato il tetto a quello del 2007, il problema è uno solo: stando così le cose, nel 2008 il 5 per mille non ci sarà. Non c?è in Finanziaria, dove pure era stato annunciato (anzi, poco dopo la presentazione della legge di bilancio il ministro Ferrero su Vita l?aveva dato per fatto), non c?è ovviamente tra le leggi dello Stato, visto che la pdl Benvenuto-Jannone, che dovrebbe renderlo permanente, non ha ancora iniziato l?iter parlamentare.
Dimenticanza o malafede?
Sembra impossibile, eppure è così. Una misura fiscale che ha raccolto il consenso di 7 contribuenti su 10 (secondo stime dei Caf) è stata ?dimenticata? dal governo. «Macché dimenticanza, questa è una presa in giro», tuona Vilma Mazzocco, che con Maria Guidotti ha firmato nei giorni scorsi uno dei comunicati più duri della storia del Forum del terzo settore. «Il 5 per mille è stato cancellato. E ciò nonostante ministri, sottosegretari e parlamentari avessero a più riprese manifestato apprezzamento e assicurato la riconferma anche nella Finanziaria 2008». In effetti, la presenza del 5 per mille era stata data per sicura anche da non meglio precisate «fonti tecniche» interne all?esecutivo, citate dai senatori Bobba e Ferrante in un?interrogazione presentata all?inizio di ottobre al ministro Padoa Schioppa. «Hanno combinato un pasticcio», dice oggi Bobba, «alzando il tetto dello scorso anno nel decreto fiscale, e pensando che si riferisse anche a quest?anno. Ma non è così, perché finché il 5 per mille non esce dalla precarietà, diventando legge, ogni anno se ne deve confermare la presenza in Finanziaria». Cosa che non è stata fatta. «Già», continua Bobba, «e anche se la giustificazione non è politica ma tecnica – uno sbaglio – io e il senatore Ferrante presenteremo comunque in commissione Bilancio un emendamento per reinserirlo. Con due caratteristiche: senza tetto, e in modo che diventi una norma definitiva, senza bisogno di riconferma». In base a come sarà accolto l?emendamento», conclude il senatore della Margherita, «si vedrà quali sono le reali intenzioni del governo, e se l?omissione è dovuta a un errore o a malafede».
Del resto finora il 5 per mille, tanto coccolato dai contribuenti, non ha avuto vita facile all?interno del Palazzo. Solo dopo oltre un anno e mezzo infatti si è saputo quanto entrerà nelle tasche delle onlus, al termine di un lavoro di verifica condotto dall?Agenzia delle Entrate in un clima che definire riservato è un eufemismo: solo l?ennesima interrogazione del già citato tandem Bobba-Ferrante è riuscita infatti a scucire alle Entrate la data in cui sarebbero state comunicate le cifre dovute, e per smuovere le acque sull?inserimento in Finanziaria c?è voluta la manifestazione del 10 ottobre a Roma, che ha visto una folta partecipazione di organizzazioni non profit, politici di entrambi gli schieramenti e cittadini.
L?impegno del sottosegretario
E il governo che dice? Tra gli interlocutori dei manifestanti c?è il sottosegretario all?Economia, Alfiero Grandi, sicuramente una delle voci più attente alle sorti del 5 per mille all?interno del governo. «Penso che il problema del 2008 si risolverà», assicura a Vita, «anche se questa è ovviamente la mia opinione personale, e non la posizione del governo. Certo, trovare 400 milioni di euro di copertura non è uno scherzo, ma di fronte a una richiesta corale mi auguro che il governo dia una risposta corale. Io per lo meno mi impegno in questo senso». «È necessario inserire al più presto il 5 per mille in Finanziaria», gli fa eco il presidente della commissione Finanze di Montecitorio, Giorgio Benvenuto. «E non solo: visto che si tratta di un importante supporto per tutto il terzo settore, bisogna che sia anche reso strutturale, per dare continuità e certezza a una misura di rilevante carattere sociale». Bene, e adesso? Non resta che farlo.
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