Cultura
570mila imprese agricole a difesa del made in italy
Rottura fra i produttori e il ministro De Castro. Il governo in balìa delle lobby del biotech? «è il momento di alzare la voce»
Non rimane che la piazza. Fra il ministro per le Politiche agricole, Paolo De Castro e le 570mila imprese agricole della Coldiretti (il 52% del totale) il confronto ormai si è rotto.
«Ministro, giù le mani dalla qualità italiana» è lo slogan che il presidente Sergio Marini porterà alla manifestazione di Bologna l?11 luglio. Che sarà la protesta più partecipata degli ultimi anni. «Con le sue recenti posizioni De Castro ha rimesso in discussione temi su cui i cittadini si sono già espressi più volte», spiega Marini, «per tutelare il Made in Italy non rimane che scendere in piazza». Il tentativo, fallito per ora, di rimuovere l?obbligo di scrivere sull?etichetta l?origine degli alimenti allo scopo di favorire le importazioni, è solo la punta dell?iceberg: «Che De Castro si stia muovendo in modo contraddittorio non siamo noi a dirlo, lo dimostrano i fatti». Due su tutti.
A Roma l?8 maggio scorso il ministro apre la porta alle aziende del biotecnologico che vogliano sperimentare ogm in campo aperto. Scoppia la polemica. L?alt arriva addirittura dal ministro dell?Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. Il secondo episodio avviene il 12 giugno, a Bruxelles: il Consiglio dei ministri Ue ribalta il parere del Parlamento e approva l?introduzione della soglia di tolleranza alle contaminazioni ogm, nei limiti dello 0,9%. In quella che è la prima storica vittoria delle lobby biotech in Europa (per ora limitata dal fatto che ogni singola nazione può ridurre la soglia Ue, ad esempio in Italia si parla dello 0,1%), De Castro perde un?occasione per accreditarsi come leader europeo del biologico.
Due ?incidenti? in poco più di un mese. Che il ministro stia cedendo alle pressioni del mondo biotech? Per Andrea Ferrante, presidente di Aiab – Associazione italiana per l?agricoltura biologica, «potrebbero essere semplici scivoloni, ma le lobby del biotech fanno il loro mestiere. Noi dobbiamo essere più forti di loro».
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