Mediterraneo

In salvo 55 vite, «una vittoria di umanità»

A poche ore dalla partenza, l'equipaggio dell'imbarcazione Garganey VI ha tratto in salvo 55 persone in pericolo. La flotta civile nata da un progetto congiunto di Arci, Sailing for Blue Lab e Sheep Italia era partita ieri da Trapani

di Daria Capitani

«Ogni vita strappata al mare è una vittoria di umanità». Una frase, due immagini e la notizia che 55 vite sono salve. Ancora una volta, a poche ore dalla partenza, l’equipaggio dell’imbarcazione Garganey VI ha tratto in salvo 55 persone in pericolo. Si tratta della flotta civile nata da un progetto congiunto di Arci e Sailing for Blue Lab, a cui si è aggiunta Sheep Italia, onlus fondata nel 2019 che opera nel campo dei diritti umani. L’imbarcazione si è messa in viaggio verso Lampedusa, il porto sicuro più vicino assegnato dalle autorità.

L’alarm phone aveva allertato le autorità alle 20,05 di ieri sera: «Una richiesta di soccorso di un’imbarcazione in avaria nella zona Sar tunisina, con circa 50 persone a bordo. La nostra barca era in copia nella segnalazione», si legge nella nota stampa diffusa questa mattina dall’Arci. «Dopo aver ricevuto l’allarme, l’equipaggio ha comunicato di dirigersi verso l’imbarcazione per stabilizzare la situazione e ha richiesto istruzioni e assistenza alle autorità competenti, ribadendo di essere una barca a vela di 17 metri e di avere bisogno di supporto». Raggiunta la scena dell’emergenza, l’equipaggio ha trovato «condizioni meteomarine in rapido peggioramento, alcune persone in stato di ipotermia e disidratazione e l’imbarcazione sovraccarica, con i motori in avaria, che continuava a imbarcare acqua. Di fronte a questa situazione critica, e in accordo con i centri di coordinamento marittimo, è stata presa la decisione di procedere con l’evacuazione e portare tutte le persone a bordo della Garganey VI».

Le 55 persone tratte in salvo, tutte in fuga dalla Libia, sono ora al sicuro. «Resta forte l’interrogativo su quale sarebbe stato il loro destino se la Garganey VI non fosse intervenuta», continua il comunicato. «Da quando la nostra barca a vela ha fatto rotta verso Lampedusa, l’alarm phone ha già segnalato altre due richieste di soccorso nel Mediterraneo. Quanto accaduto dimostra l’urgente necessità di un sistema di ricerca e soccorso efficace e strutturato nel Mediterraneo centrale, per evitare che il mare continui a essere un confine di morte».

Un equipaggio plurale

«Non abbiamo voglia di girare la testa da un’altra parte di fronte a centinaia di migliaia di persone in cerca di un futuro migliore che rischiano la vita». «Essere lì dove le cose accadono». «Il mare è l’unità di misura con cui ci rapportiamo al mondo. Proteggerci gli uni con gli altri significa fare ognuno il proprio pezzettino per rendere la realtà che ci circonda meno mostruosa». Dottoresse, marinai, infermiere, semplici cittadini. L’equipaggio a bordo della Garganey VI è un insieme plurale di voci: un video sui Social a cura delle associazioni che aderiscono al progetto mette al centro le motivazioni che spingono a partire per monitorare una delle frontiere marittime più letali al mondo.

La prima missione aveva salvato, a poche ore dal lancio, 43 persone al largo di Lampedusa. La seconda si è avvalsa della presenza a bordo del Laboratorio di salute popolare dei Municipi sociali di Bologna.

È possibile sostenere Tutti gli occhi sul Mediterraneo attraverso Produzioni dal Basso a questo link. I fondi raccolti saranno destinati a mantenere operative le imbarcazioni, a garantire beni di prima necessità per i soccorsi e a supportare il lavoro delle volontarie e dei volontari.

L’immagine in apertura è dell’equipaggio della Garganey VI

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